Al 30 giugno 2025, la missione salute del Pnrr ha raggiunto alcune scadenze previste entro il secondo trimestre, comprese due obbligatorie a livello europeo. Tuttavia, restano indietro 5 obiettivi europei su 14, e l’82% delle risorse disponibili non è stato speso. Questo emerge dal monitoraggio dell’osservatorio Gimbe, che mette in guardia sulle difficoltà nel rispettare i tempi. Senza un’accelerazione negli interventi, gli effetti positivi annunciati rischiano di non arrivare ai cittadini.
Stato di avanzamento e criticità nella rendicontazione pnrR
Il Pnrr, con i suoi programmi, ha fissato scadenze precise per ottenere le tranche di finanziamenti europei. Al momento, il rispetto delle scadenze formali non corrisponde a un reale progresso nei lavori. Questo è quanto sottolinea Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, spiegando che le tempistiche burocratiche non riflettono l’effettivo completamento dei progetti. Pur avendo chiuso alcune tappe, molte attività chiave sono ferme o in ritardo.
Nello specifico, rimangono pregresse alcune criticità sostanziali. A quasi un anno dalla chiusura dell’attuale fase di rendicontazione, le percentuali di spesa sono basse e l’attuazione di strutture fondamentali per la riforma sanitaria fatica a decollare. La lentezza riguarda non solo la pianificazione ma soprattutto la messa in opera di servizi e personale, elementi centrali per potenziare l’assistenza sul territorio e migliorare la risposta delle strutture sanitarie.
Il punto sulle case della comunità e ospedali di comunità
Tra gli obiettivi più importanti del Pnrr c’è la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Secondo i dati del 20 dicembre 2024, le Case della comunità, che devono fornire servizi sanitari integrati, sono ben al di sotto degli standard richiesti. Solo 164 strutture su 1038 previste hanno attivato tutti i servizi, meno del 16%. E solo 46 dispongono di personale medico e infermieristico, una percentuale irrisoria del 4,4%.
Anche gli Ospedali di comunità, progettati per accogliere pazienti dimessi dagli ospedali acuti, avanzano lentamente. A fine 2024, soltanto 124 strutture su 307 avevano almeno un servizio attivo. Non ci sono dettagli sul personale coinvolto, altro punto critico. Il rafforzamento di queste strutture è essenziale per alleviare la pressione ospedaliera, ma fino ad ora sembra destinato al fallimento, ha commentato Cartabellotta.
La situazione sui posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva
Un’altra area centrale riguarda la disponibilità di posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva. Il Pnrr prevede entro giugno 2026 l’attivazione di 2692 posti di terapia intensiva e 3230 di semi-intensiva. Ad oggi però, il progresso è insufficiente. Al 21 marzo 2025 risultano attivi solo 890 letti di terapia intensiva e 1199 di semi-intensiva .
Le conseguenze di questo ritardo sono pesanti. Dopo l’esperienza della pandemia, dovrebbe essere prioritaria l’attivazione completa di queste strutture essenziali per rispondere a emergenze sanitarie future. La mancata realizzazione di queste infrastrutture lascia il sistema vulnerabile, una situazione giudicata surreale dal presidente di Gimbe.