Il 2025 vede papa francesco impegnato a ribadire il valore profondo del cammino di fede per chi si avvicina alla chiesa. Nel corso di un incontro con un gruppo di catecumeni provenienti dalla francia, il pontefice ha evidenziato i pericoli della cosiddetta “cultura di morte” che caratterizza ampi settori della società contemporanea, sottolineando il ruolo cruciale delle scelte personali nel vivere una fede autentica.
L’appello del papa contro la cultura di morte diffusa oggi
Durante l’udienza tenutasi in vaticano, papa francesco ha puntato l’attenzione sulla diffusione di atteggiamenti e comportamenti che conducono a una svalutazione della vita umana. Ha definito questa realtà come una “cultura di morte”, manifestata in forme concrete quali l’indifferenza verso il prossimo o il disprezzo. Questi fenomeni si traducono in problemi sociali rilevanti come il ricorso alle droghe, la ricerca di una vita vissuta nell’immediato senza impegno né responsabilità, una sessualità ridotta a mero intrattenimento, e l’ingiustizia sociale che continua a persistere in molte comunità.
La minaccia reale per coesione e dignità sociale
Il papa ha indicato come questi elementi non siano semplicemente questioni morali astratte, ma rappresentino una minaccia reale e tangibile per la coesione e la dignità sociale. Ha esortato i giovani catecumeni a non farsi assuefare da queste influenze negative, ma a coltivare un senso di responsabilità verso se stessi e gli altri, opponendosi attivamente a questa mentalità disgregante.
Il percorso del catecumenato come cammino di fede duraturo
Ha ricordato ai partecipanti che il catecumenato non si limita alla preparazione al battesimo, ma rappresenta un percorso lungo tutta la vita. Papa francesco ha evidenziato come il cammino cristiano si articoli tra momenti di gioia e difficoltà, sottolineando che la fede richiede impegno costante, anche nei periodi di prova o aridità spirituale. Questo percorso non è un passaggio formale, ma un’esperienza da vivere quotidianamente, confrontandosi con dubbi e sfide.
Fede come scelta attiva non mera eredità
Il pontefice ha voluto spronare i catecumeni a non vedere la fede come un’eredità passiva, ma come una scelta che richiede attenzione e partecipazione attiva. Il cammino cristiano, per essere autentico, deve radicarsi nella quotidianità, rendendo ogni gesto e decisione occasione di crescita spirituale.
Diventare cristiani autentici: il ruolo delle scelte personali
Secondo papa francesco, non si nasce cristiani per status o per semplice riconoscimento formale. La vera appartenenza alla fede si consolida quando si lascia spazio all’incontro personale con la grazia di dio. Questo incontro non è automatico, ma si manifesta attraverso decisioni ponderate e un coinvolgimento reale nella vita della chiesa e nella testimonianza cristiana.
Ha messo in guardia contro il rischio di una fede superficiale, che si traduce in un cristianesimo “di comodo” o abitudinario, privo di slancio e profondità. A suo avviso, essere cristiani autentici significa permettere che la parola e la testimonianza di gesù incidano sul modo di vivere quotidiano, orientando scelte e comportamenti.
Conforto e forza nella fede nei momenti difficili
Il papa ha rivolto parole di incoraggiamento ai catecumeni che affrontano periodi di tribolazione. Ha richiamato alcune situazioni comuni, come la solitudine, le incomprensioni o la stanchezza spirituale, condizioni che possono mettere alla prova la solidità della fede. Ha indicato in gesù, definito “la via, la verità e la vita”, la fonte da cui derivano pace, gioia e amore.
Fede come punto fermo nelle difficoltà
Questa immagine vuole trasferire un messaggio chiaro: la fede non elimina le difficoltà, ma offre un punto fermo capace di sostenerle. Papa francesco ha quindi auspicato che i cuori dei catecumeni restino saldi nella fede anche nei momenti in cui sembra mancare ogni energia o speranza.
Il discorso del pontefice testimonia la sua attenzione verso la formazione di nuovi credenti, orientati a vivere la fede senza rinunciare al confronto con la realtà sociale e personale che li circonda. Resta attuale il suo richiamo alla responsabilità individuale nel contrastare atteggiamenti che indeboliscono la società e la vita umana, a partire proprio dai più giovani e da chi si avvia a diventare cristiano.