Lunedì 26 maggio 2025, gli agenti della polizia penitenziaria e la squadra cinofili della guardia di finanza hanno condotto un controllo all’interno del carcere di lecce. L’operazione, con il supporto del cane antidroga jessica, ha portato al ritrovamento di sostanze e oggetti vietati all’interno delle celle. L’intervento mira a contrastare il traffico di stupefacenti e l’uso di dispositivi non autorizzati nelle strutture detentive.
Ruolo congiunto della polizia penitenziaria e della guardia di finanza nel contrasto alle attività illecite
L’operazione a lecce ha visto la collaborazione intensa tra polizia penitenziaria e guardia di finanza, con il supporto di jessica, il cane addestrato al riconoscimento di sostanze stupefacenti. Questa sinergia permette una copertura efficace delle zone critiche all’interno del carcere.
La polizia penitenziaria garantisce sicurezza e ordine durante la perquisizione, mentre la guardia di finanza porta la sua competenza nelle indagini sugli stupefacenti. Il cane antidroga è un elemento prezioso, in grado di scovare anche piccole quantità di droga nascoste in punti poco visibili.
Il recupero di hashish, bilancini e telefoni testimonia il costante impegno contro lo spaccio all’interno degli istituti detentivi. Questi interventi cercano di ridurre i rischi di infiltrazioni fuori controllo e di migliorare la gestione della sicurezza carceraria attraverso la prevenzione.
Il caso di lecce richiama la necessità di monitoraggi frequenti nelle strutture penitenziarie, per limitare il diffondersi di attività illegali che possono compromettere l’ordine e la salute dei detenuti stessi.
Dettagli della scoperta: sostanze e oggetti sequestrati durante il controllo
Durante l’ispezione nei moduli prefabbricati delle scale di una sezione detentiva, gli agenti hanno individuato circa cento grammi di hashish. La sostanza era nascosta in intercapedini, spazi stretti e difficili da raggiungere tra le strutture in cemento. Il cane jessica ha guidato gli operatori proprio in quei punti, segnalando la presenza di droga con precisione.
Oltre alla droga, le forze dell’ordine hanno trovato un bilancino elettronico, presumibilmente utilizzato per pesare la sostanza stupefacente prima della distribuzione interna. All’interno degli stessi spazi nascosti sono stati rinvenuti tre smartphone, strumenti vietati in carcere perché permettono comunicazioni non controllate dall’autorità penitenziaria.
Questi oggetti indicano attività illecite legate allo spaccio e a trattative tra detenuti o con l’esterno, una problematica che il personale carcerario cerca continuamente di contrastare.
Il micro telefono nascosto nei prefabbricati e le modalità di occultamento
Una scoperta particolare è stato il micro telefono occultato in un’intercapedine di un modulo prefabbricato. Questo dispositivo permette comunicazioni a distanza, potenzialmente fuori dal controllo degli agenti. Il rinvenimento è avvenuto grazie alla perquisizione approfondita delle parti strutturali delle scale interne alla sezione detentiva.
Il micro telefono rappresenta un rischio per la sicurezza interna, perché può facilitare la gestione di ordini o relazioni illegali tra detenuti e soggetti esterni. L’uso di tecnologie nascoste nelle strutture di supporto o nelle intercapedini non è raro, e richiede indagini frequenti e accurate.
Il metodo di occultamento scelto sfrutta gli spazi vuoti presenti tra gli elementi prefabbricati, luoghi poco accessibili nelle operazioni quotidiane. La scoperta conferma la necessità di ispezioni regolari e l’azione combinata di diverse forze dell’ordine per mantenere il controllo.