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Il Tar della Campania annulla il divieto di stazionamento nelle zone rosse di Napoli stabilendo limiti al potere prefettizio

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Il tribunale amministrativo regionale della Campania ha sospeso l’ordinanza del prefetto di Napoli che estendeva il divieto di stazionamento in alcune aree definite “zone rosse“. La decisione ferma un provvedimento basato su una direttiva del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a seguito di un ricorso presentato dalle associazioni locali e sostenuto da figure istituzionali. Il Tar ha riconosciuto l’illegittimità dell’azione prefettizia, sottolineando l’assenza di una reale emergenza che potesse giustificare l’adozione di restrizioni straordinarie.

Il contenuto del ricorso e le motivazioni della sentenza

Il ricorso contro l’ordinanza ha contestato la legittimità del potere prefettizio esercitato per imporre il divieto di stazionamento nelle cosiddette “zone rosse“. Queste misure erano in vigore da mesi, ma il tribunale ha rilevato che non esistevano condizioni di emergenza eccezionali o motivazioni nuove capaci di giustificare il prolungamento dell’interdizione. La sentenza evidenzia che la reiterata applicazione di poteri straordinari senza basi concrete viola principi costituzionali fondamentali come la legalità e la proporzionalità.

Il Tar afferma che l’ordinanza prefettizia mancava dei presupposti necessari, definendola quindi illegittima. Viene richiamato in modo chiaro il rispetto della Costituzione, con un richiamo a evitare che situazioni eccezionali diventino prassi abituale nelle azioni amministrative. Il giudice ha sottolineato che la mancanza di una reale emergenza rende inaccettabile l’impiego ripetuto di poteri straordinari, la cui funzione è limitata a condizioni temporanee e specifiche.

Reazioni dei legali e le implicazioni per lo stato di diritto

Andrea Chiappetta e Stella Arena, legali delle associazioni che hanno promosso il ricorso, hanno rilevato come questa sentenza rappresenti un’affermazione del diritto e della democrazia. Nel loro comunicato, hanno spiegato che il tribunale ha sancito un principio fondamentale: “i poteri straordinari non possono diventare l’ordinaria gestione dei fenomeni sociali”. Ricordano che nessuna direttiva ministeriale può disapplicare i principi di uguaglianza, legalità, presunzione di innocenza e proporzionalità sanciti dalla Costituzione.

I legali hanno definito la decisione un fondamentale richiamo alla correttezza anche nelle misure di sicurezza pubblica, che non devono mai ledere diritti costituzionali in assenza di motivazioni reali. La sentenza ripristina un equilibrio tra l’azione amministrativa e i diritti individuali, ricordando che le restrizioni devono essere proporzionate e basate su situazioni concrete di pericolo per la collettività.

Il ruolo delle istituzioni locali e la risposta della comunità napoletana

Tra i firmatari del ricorso figurano anche due consiglieri municipali di Napoli, Chiara Capretti e Pino De Stasio, che hanno commentato la sentenza come un netto rifiuto delle misure che hanno negato il confronto democratico col territorio. Secondo loro, lo stato di emergenza era stato utilizzato come scusa per imporre divieti che hanno marginalizzato il ruolo delle istituzioni locali nell’organizzazione degli spazi pubblici.

Il pronunciamento del Tar ridà voce alle comunità coinvolte, riconsegnando trasparenza alla gestione di questioni sensibili come l’accesso e la permanenza in zone della città. I consiglieri sottolineano che il diritto deve prevalere sulle decisioni arbitrarie, riportando regole chiare e condivise nella governabilità delle aree urbane, garantendo partecipazione e tutela delle libertà personali.

Equilibrio tra sicurezza pubblica e diritti civili

L’evento segna un momento cruciale nel confronto fra sicurezza pubblica e diritti civili, evidenziando il necessario contemperamento tra misure di emergenza e rispetto per il quadro costituzionale in vigore.

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