La tragica vicenda che ha colpito la comunità di Amaroni ha scosso l’opinione pubblica, portando alla luce interrogativi inquietanti sulla tempestività dei soccorso in situazioni critiche. Il 26 luglio, Carlotta La Croce, una bambina di soli 12 anni, è morta dopo aver atteso due ore l’arrivo di un’ambulanza che la trasferisse dall’ospedale di Soverato al più attrezzato ospedale di Catanzaro. Questo episodio ha spinto la Procura della Repubblica di Catanzaro ad avviare un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità legate al decesso della giovane.
La situazione di Carlotta
Carlotta, originaria di Amaroni, si trovava in vacanza con la sua famiglia, di ritorno dalla Svizzera, quando ha cominciato a sentirsi male. Nella serata di sabato, intorno alle 22, ha manifestato un malore nei pressi delle giostre del paese, accusando un forte dolore dorsale, che si irradiava allo stomaco, accompagnato da una perdita della sensibilità alle gambe. I genitori, allarmati, l’hanno immediatamente portata all’ospedale di Soverato, dove i medici hanno prestato le prime cure.
Tuttavia, la situazione è rapidamente degenerata. Dopo aver ricevuto le cure necessarie, i medici hanno deciso di trasferire la bambina a Catanzaro per ulteriori accertamenti. Qui si è manifestato il primo, grande problema del caso: il ritardo nell’arrivo dell’ambulanza. Nonostante i genitori abbiano offerto di pagare un’ambulanza privata per il trasporto, i sanitari dell’ospedale di Soverato hanno risposto che era necessario attendere l’ambulanza di emergenza da Maida, che dista circa 30 chilometri.
Ritardi e burocrazia
Nel frattempo, un’altra ambulanza del 118, che si trovava in zona, si è resa disponibile a effettuare il trasporto, ma anche in questo caso la risposta è stata negativa. La denuncia presentata dall’avvocato Arturo Bova, legale della famiglia La Croce, sottolinea come i genitori abbiano ripetutamente chiesto spiegazioni sul perché non fosse stata attivata un’ambulanza disponibile a trasferire la loro figlia in modo tempestivo. La burocrazia e le procedure in atto sembrano aver avuto un impatto devastante sulla vita di Carlotta.
Quando finalmente l’ambulanza da Maida è arrivata, erano passate circa due ore dalla chiamata iniziale. La situazione della bambina, già critica, è peggiorata ulteriormente durante il tragitto verso l’ospedale di Catanzaro. Una volta giunta, Carlotta ha manifestato difficoltà respiratorie e ha perso conoscenza, morendo poco dopo il ricovero. Questo tragico epilogo ha lasciato la famiglia distrutta e in cerca di risposte: avrebbero potuto salvare la vita di Carlotta se l’ambulanza fosse arrivata in tempo?
L’inchiesta e le prospettive future
L’ufficio del pubblico ministero, guidato dalla dottoressa Francesca Del Cogliano, ha immediatamente avviato un’inchiesta per chiarire le dinamiche che hanno portato a questo ritardo. È stata disposta un’autopsia, affidata al medico legale Isabella Aquila, che si svolgerà il giorno successivo. Sarà presente anche Katiuscia Bisogni, consulente di parte nominato dalla famiglia, per monitorare l’operato delle autorità e garantire che vengano rispettati i diritti dei genitori in questo difficile momento.
L’indagine non si limita solo a comprendere le cause del decesso, ma si estende anche a valutare se ci siano state violazioni delle procedure di emergenza e se il sistema sanitario abbia fallito nel garantire un intervento adeguato in un momento di crisi. La famiglia La Croce, attraverso il legale, ha espresso la necessità di fare piena luce su quanto accaduto, affinché simili tragedie non si ripetano in futuro.
Nel contesto della sanità italiana, la questione dei tempi di risposta degli interventi d’emergenza è diventata un tema di crescente preoccupazione, con numerosi casi di ritardi che hanno avuto conseguenze fatali. La comunità di Amaroni, colpita da questa tragedia, si stringe attorno alla famiglia della piccola Carlotta, mentre si aspettano sviluppi dall’inchiesta in corso. Le domande rimangono aperte e, mentre i genitori cercano giustizia per la loro perdita, la vicenda solleva interrogativi su un sistema sanitario che, in situazioni di emergenza, deve garantire la massima efficienza e prontezza di intervento.
Il caso di Carlotta La Croce è un triste promemoria della vulnerabilità dei più giovani e della necessità di riforme nel settore sanitario, affinché ogni vita possa essere salvata. La società civile e le istituzioni devono prendere atto di queste realtà e lavorare insieme per migliorare i servizi di emergenza, riducendo al minimo i rischi di ritardi che possono costare la vita.