Il 29 luglio 2025 ricorrono 42 anni dall’attentato che costò la vita al giudice rocco chinnici, vittima di un attentato mafioso davanti a casa sua a Palermo. La commemorazione nel luogo dell’esplosione ha ricordato non solo il magistrato ma anche le altre tre vittime, cadute in quella tragica giornata. La figura di chinnici resta centrale nell’antimafia italiana, con un lascito che ha influenzato le strategie di contrasto alla criminalità organizzata anche a livello europeo.
Il giorno della strage a palermo e le vittime dell’attentato
Il 29 luglio 1983 in via Pipitone Federico 59 a Palermo una Fiat 126 carica di tritolo è esplosa davanti alla abitazione del giudice rocco chinnici. L’esplosione ha provocato la morte immediata di chinnici e di tre persone che lo accompagnavano: il maresciallo mario trapassi, l’appuntato salvatore bartolotta e il portiere dello stabile stefano li sacchi. L’attentato, pianificato dalla mafia, aveva come obiettivo l’eliminazione del magistrato che lavorava per smantellare le reti criminali radicate nella città.
In quel momento la tensione in Sicilia era altissima per via delle azioni di contrasto alla mafia messe in atto magistrati e forze dell’ordine. L’attacco ha segnato una svolta nel modo in cui lo stato si sarebbe poi mosso contro la criminalità organizzata. La esposizione pubblica dell’attentato e il sacrificio di chinnici hanno acceso i riflettori sull’importanza di un metodo investigativo più coordinato e incisivo.
Le commemorazioni e le parole dei familiari e delle istituzioni
Nel mattino del 29 luglio 2025 davanti l’ingresso di via Pipitone Federico sono state deposte corone di alloro in memoria di chinnici e degli altri caduti. Alla cerimonia erano presenti i figli del giudice, caterina e giovanni, il sindaco di palermo roberto lagalla e l’assessore regionale nuccia albano. Questo momento ha confermato l’impegno della città nel non dimenticare chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla mafia.
Alla vicina chiesa di san michele arcangelo si è celebrata una messa in suffragio delle vittime. Questo gesto è stato pensato per onorare la memoria di chi ha dato la vita per la giustizia e per mantenere viva la consapevolezza del pericolo rappresentato dalla criminalità organizzata. Il coinvolgimento pubblico e istituzionale testimonia la continuità della lotta antimafia anche a distanza di decenni dall’attentato.
L’eredità di rocco chinnici nel contrasto alla mafia e il ruolo europeo
Caterina chinnici, europarlamentare e figlia del giudice, ha ricordato come il padre abbia dato impulso a un metodo investigativo che ha cambiato le regole del gioco. Chinnici fu il promotore del pool antimafia, un sistema che favoriva la circolazione e lo scambio di informazioni tra gli inquirenti, il coordinamento delle forze di polizia e le prime indagini patrimoniali e finanziarie contro la mafia.
Questo approccio ha rappresentato un cambiamento radicale rispetto alle pratiche precedenti e ha portato l’Italia a diventare un modello europeo nella legislazione contro la criminalità organizzata. Caterina ha sottolineato come il lavoro svolto dal magistrato abbia ispirato anche la figura del procuratore europeo, che ha indicato chinnici come riferimento nel suo discorso d’insediamento. Questo dimostra il valore storico e concreto di un metodo che si è affermato nel tempo e che continua a influenzare la lotta antimafia su scala internazionale.