L’accordo commerciale tra l’Unione europea e gli Stati uniti ha visto complesse trattative volte a mantenere l’autonomia normativa europea, soprattutto in tema di regolamentazione digitale e tassazione dei servizi online. Le fonti europee chiariscono che nessun impegno vincolante è stato assunto che limiti le politiche comunitarie, in particolare rispetto al Digital services act e al Digital markets act.
La difesa dell’autonomia normativa europea nelle trattative con washington
Durante i negoziati tra l’UE e gli Stati uniti, la posizione delle istituzioni europee ha mantenuto una linea ferma sulla salvaguardia della capacità interna di legiferare sui temi digitali. Sia nei colloqui tecnici, sia negli incontri politici, è stato ribadito che l’UE non cederà spazi sulle proprie norme in materia digitale.
Fonti vicine al negoziato spiegano che non sono stati presi impegni relativi alla regolamentazione digitale o alla tassazione dei servizi digitali. Questa ultima materia è sottolineata come di esclusiva competenza degli stati membri, e non dell’Unione. In altre parole, l’UE non ha limitato il proprio raggio d’azione, mantenendo saldo il diritto a decidere autonomamente le proprie regole su questo fronte delicato.
La sovranità normativa al centro degli incontri
Il tema della sovranità normativa è stato centrale, con un chiaro obiettivo: evitare che un accordo commerciale potesse imporre vincoli o interferenze sulle normative digitali già in essere o in fase di definizione nell’area europea.
La centralità del digital services act e digital markets act per l’UE
Il Digital services act e il Digital markets act rappresentano due pilastri fondamentali del quadro normativo europeo dedicato al settore digitale, volti a regolamentare piattaforme online, servizi e mercati digitali.
Nel corso delle trattative, le autorità europee hanno sottolineato che questi due regolamenti resteranno in vigore e saranno rispettati anche nell’ambito degli accordi internazionali con gli Stati uniti. La difesa del Dsa e del Dma è arrivata dopo aver chiarito che nessun compromesso è stato accettato su questi fronti.
Attenzione a garantire la regolamentazione europea
L’attenzione della Commissione europea è rivolta a garantire che la libera regolamentazione europea possa procedere senza ostacoli esterni. Questi regolamenti impongono, tra l’altro, nuove regole alle grandi piattaforme digitali, e fissano responsabilità sulla gestione dei contenuti online e sulle pratiche anticoncorrenziali.
I negoziatori europei hanno voluto proteggere la validità di queste normative, anche perché rappresentano un modello che viene seguito o valutato da altri paesi nel mondo per regolamentare il digitale.
Le competenze UE e la mancanza di impegni sulla tassazione digitale
Uno degli aspetti più discussi attorno all’accordo riguarda la tassazione dei servizi digitali, materia delicata e complessa perché coinvolge aspetti fiscali nazionali e internazionali.
Le fonti dell’UE ricordano che la tassazione dei servizi digitali non rientra nelle competenze attribuite alla stessa Unione europea. Questo significa che l’UE non può imporre regole fiscali sui servizi digitali, che restano decise a livello statale.
Durante i negoziati con gli Stati uniti, questa distinzione è stata mantenuta netta e nessuna promessa o vincolo è stato accettato riguardo a questo tema.
Autonomia fiscale degli stati membri preservata
L’assenza di intese specifiche sulla tassazione digitale riflette il quadro giuridico attuale e il rispetto delle divisioni di competenza tra l’UE e i singoli paesi membri. Ogni stato continua così a conservare la propria autonomia nelle politiche fiscali senza pressioni derivanti dall’intesa commerciale.
Inoltre, la questione della tassazione digitale resta al centro delle discussioni internazionali, ma per l’UE resta fuori dall’accordo commerciale siglato con Washington a marzo 2025.
Gli elementi emersi durante il negoziato mostrano che l’UE si è impegnata a mantenere il proprio spazio d’intervento, tutelando le normative esistenti e le future strategie sulla regolazione e la fiscalità digitale.