L’accordo commerciale tra stati uniti e unione europea ha fissato nuove tariffe su diversi prodotti, tra cui auto, farmaci e semiconduttori. La trattativa punta a regolare i dazi per sostenere la produzione americana e mantenere sotto controllo le catene di approvvigionamento di materiali strategici. Durante i negoziati, sono state confermate tariffe elevate su acciaio, alluminio e rame, mentre su altri comparti si registra un abbassamento delle tariffe che influenzerà le esportazioni europee.
Le nuove tariffe dell’unione europea verso gli stati uniti
Secondo una nota diffusa dalla casa bianca, l’unione europea dovrà applicare una tariffa del 15% sulle esportazioni verso gli stati uniti di auto, componenti auto, prodotti farmaceutici e semiconduttori. Questa misura rappresenta una riduzione rispetto ai livelli precedenti ma coinvolge settori chiave dell’industria europea. Gli autoporti e le case automobilistiche europee dovranno rivedere strategie e prezzi per mantenere competitività sul mercato statunitense, che resta molto importante per il loro fatturato.
Il settore farmaceutico europeo, che esporta una quota importante di farmaci negli stati uniti, si trova di fronte a costi maggiori a causa della nuova tassa. Lo stesso vale per i produttori di semiconduttori, essenziali per l’industria tecnologica e automobilistica. Questi cambiamenti tariffari potrebbero influire sui prezzi finali e sui tempi di approvvigionamento dei prodotti, creando pressioni sulle forniture destinate al mercato americano.
I dazi su acciaio, alluminio e rame restano al 50%
Nonostante la riduzione del dazio su vari prodotti, i livelli applicati all’acciaio, all’alluminio e al rame non cambiano. L’unione europea continuerà a pagare una tariffa pari al 50%, mantenuta per proteggere la produzione interna americana e contrastare pratiche di dumping o importazioni a prezzi troppo bassi. Le parti hanno ribadito l’intenzione di discutere ulteriormente la sicurezza delle catene di approvvigionamento per questi materiali strategici.
Questi metalli sono fondamentali per molte industrie, dall’edilizia all’automotive, e restano al centro delle tensioni commerciali tra usa e europa. La scelta di mantenere i dazi al 50% su questi prodotti indica la volontà statunitense di rafforzare la propria industria estrattiva e siderurgica, anche a costo di limitare alcune importazioni europee. Le trattative future potrebbero vedere nuove aperture o conferme secondo l’evoluzione dei rapporti economici e politici.
La spinta a riportare la produzione farmaceutica negli stati uniti
Donald Trump aveva più volte espresso la volontà di riconvocare la produzione di medicine all’interno degli stati uniti, riducendo la dipendenza dalle importazioni. “Vogliamo garantire una maggiore autosufficienza del settore sanitario statunitense”, aveva spiegato, sottolineando l’importanza di rafforzare le catene produttive interne.
La pandemia ha evidenziato fragilità nelle importazioni di farmaci e componenti essenziali, spingendo l’amministrazione americana ad intervenire con politiche protezionistiche mirate. L’impatto sulle aziende europee del settore non sarà trascurabile, per la necessità di adattare approvvigionamenti e modelli produttivi in vista di un mercato statunitense più selettivo. I prossimi mesi saranno cruciali per definire le conseguenze di queste nuove regole sulle relazioni commerciali transatlantiche.
L’accordo conferma l’interesse degli stati uniti a riequilibrare i flussi commerciali
L’accordo conferma l’interesse degli stati uniti a riequilibrare i flussi commerciali e a tutelare settori ritenuti strategici per la sicurezza nazionale. Resta da vedere come evolveranno le discussioni sulle catene di approvvigionamento e se si troveranno soluzioni condivise per materiali come acciaio e rame. Nel frattempo, le imprese europee dovranno fronteggiare dazi più alti su alcuni dei loro principali prodotti destinati al mercato americano.