Home Ambiente Gianluca grimalda e la sfida della disobbedienza civile per il clima raccontata nel libro a fuoco
Ambiente

Gianluca grimalda e la sfida della disobbedienza civile per il clima raccontata nel libro a fuoco

Share
Share

Il 12 ottobre 2023 il ricercatore italiano gianluca grimalda è stato licenziato dall’istituto per l’economia mondiale di Kiel, in Germania, a causa del suo rifiuto di prendere un volo di ritorno da Bougainville, in Papua Nuova Guinea, al termine di una ricerca sul campo. Questo gesto ha rappresentato un atto di disobbedienza civile contro l’emergenza climatica. Dopo quasi due anni, il suo libro “a fuoco”, pubblicato da Feltrinelli, ripercorre quel viaggio e le riflessioni nate lungo un percorso che mette in luce le sfide ambientali e sociali globali, offrendo uno sguardo diretto sulle comunità colpite dalla crisi climatica.

Il racconto del viaggio e la cronaca di una scelta che ha segnato la carriera di gianluca grimalda

“A fuoco” non è solo un diario di viaggio che documenta il percorso di 28.000 chilometri da Papua Nuova Guinea all’Europa senza prendere aerei, ma anche un resoconto personale del licenziamento subito da gianluca grimalda. Secondo alcune fonti, potrebbe essere stato il primo caso noto di licenziamento di un lavoratore dipendente causato da un atto di coscienza climatica. Il libro propone un bilanciamento tra il racconto individuale e le storie delle comunità incontrate nel percorso, soprattutto in quelle aree spesso definite come periferie globali.

Grimalda integra descrizioni di viaggio con riflessioni più teoriche, cercando di spiegare concetti chiave riguardanti la crisi climatica, come l’effetto serra e i cosiddetti punti di non ritorno, attraverso le conversazioni avute in loco. Il testo si sviluppa quindi come un’esperienza di campo combinata con un approfondimento divulgativo che aiuta a comprendere la portata e la complessità del cambiamento climatico.

Il percorso che ha portato alla scrittura di “a fuoco” e la prospettiva sull’attivismo climatico

L’idea di scrivere un libro era un progetto a lungo termine per gianluca grimalda, ma ha preso forma in modo particolare nel momento in cui ha ricevuto notizia del suo licenziamento. Un segnale forte della connessione tra vicenda personale e impegno più ampio. Il libro si configura come una continuazione dell’attivismo climatico di Grimalda, che punta all’interazione diretta con le persone e mira a far emergere consapevolezza e pressione sociale necessarie per affrontare la crisi ambientale.

Il testo vuole raggiungere un pubblico più ampio rispetto alle consuete mobilitazioni di piazza, entrando in contatto con lettori che magari non partecipano direttamente alle proteste. L’autore ha lavorato per coniugare rigore scientifico e narrazione, inserendo piccole storie in ogni capitolo per mantenere viva l’attenzione del lettore. Il libro supera le 370 pagine e, nonostante la lunghezza, i feedback raccolti indicano una lettura coinvolgente e scorrevole.

Le reazioni del pubblico e il dibattito sulle energie rinnovabili nelle presentazioni del libro

Durante gli incontri con il pubblico, gianluca grimalda ha notato un interesse marcato sul tema delle azioni concrete per l’adattamento locale alla crisi climatica. Nonostante la crisi sia globale, gli ascoltatori tendono a condividere esempi di risposta diretta e prassi di adattamento nelle proprie comunità. Questo rispecchia una distinzione diffusa che vede la mitigazione come un problema planetario, mentre l’adattamento come un tema locale.

Un punto di discussione frequente riguarda le energie rinnovabili: anche dopo aver mostrato dati sull’efficienza e sul minor impatto rispetto ai combustibili fossili, non mancano obiezioni sull’impatto paesaggistico degli impianti. Grimalda riconosce la complessità del tema, incluse pratiche scorrette nella realizzazione di impianti, ma sottolinea che la difesa del paesaggio non può diventare un alibi per bloccare la transizione energetica, altrimenti si rischia di perdere l’ambiente da proteggere. Il confronto sulle soluzioni deve essere aperto e rispettoso delle comunità coinvolte.

Le domande più frequenti riguardano le azioni individuali per ridurre l’impatto climatico, come diminuire il consumo di carne o evitare spostamenti aerei. Tuttavia, Grimalda insiste sul fatto che il cambiamento più rilevante si ottiene con iniziative collettive, partecipando a movimenti e portando la tematica nell’arena pubblica e politica.

La prosecuzione della ricerca scientifica e il ritorno programmato in papua nuova guinea

Il ritorno in Papua Nuova Guinea è previsto per luglio, per portare a termine un progetto di ricerca iniziato cinque anni fa. Si tratta di uno studio longitudinale che coinvolge decine di ricercatori in tutto il mondo per analizzare le dinamiche di ricchezza e reti sociali in comunità indigene diverse, osservandone l’evoluzione nel tempo e in contesti culturali differenti.

Per dedicarsi al progetto senza la pressione di scadenze accademiche, grimalda ha deciso di rimanere senza contratto nel 2025, approfittando di questo momento per viaggiare lentamente e in modo più sostenibile. Dal prossimo anno assumerà un ruolo di ricercatore senior alla Masaryk University di Brno, in Repubblica Ceca. Nel frattempo, continua a produrre studi scientifici e partecipa a conferenze importanti, come la Global Tipping Points Conference a Exeter, dove si approfondiscono sia i tipping points ambientali sia quelli sociali, su cui Grimalda concentra parte della sua attività.

Le esperienze dirette con le comunità colpite dalla crisi climatica e i loro atteggiamenti

Sul campo, grimalda ha constatato che quasi tutti riconoscono il cambiamento climatico come una minaccia, ma la comprensione delle cause e delle azioni necessarie è spesso limitata o fraintesa. In opposizione a chi crede che il fenomeno sia naturale o colpa del destino, spiega che è dovuto soprattutto ai consumi dei Paesi più ricchi, Europa e Stati Uniti in primo luogo, responsabili della metà delle emissioni storiche.

Le reazioni variano tra stupore e domanda critica nei confronti dei Paesi occidentali, ma generalmente i leader locali esprimono un senso di responsabilità nel proteggere le foreste pluviali e l’equilibrio dell’ecosistema globale. Il confronto con la maggiore tendenza a scaricare responsabilità che si osserva nelle società occidentali risulta netto.

Molte comunità affrontano l’innalzamento dei mari, con alcune che resistono restando nei propri territori nonostante le inondazioni crescenti. La migrazione viene considerata solo come ultima possibilità. I residenti rifiutano il termine “rifugiati climatici” e preferiscono definirsi attivi, protagonisti del proprio destino. Questo approccio rivela un forte senso di dignità e determinazione anche di fronte alle difficoltà.

La disobbedienza civile come forma di protesta e l’impatto del decreto sicurezza in italia e in europa

Nel libro c’è un capitolo dedicato alla satyagraha, l’etica della disobbedienza civile ispirata a Gandhi, che racconta l’esperienza personale di Grimalda di opposizione non violenta. La letteratura scientifica conferma che azioni non violente, percepite come tali, possono influenzare l’opinione pubblica e far avanzare le cause sociali. Al contrario, forme di protesta violente tendono a suscitare reazioni negative e perdita di consenso.

Il ruolo degli scienziati attivi in prima persona è oggetto di dibattito. Studi recenti mostrano che gli scienziati impegnati in azioni di disobbedienza civile risultano più credibili e autorevoli agli occhi del pubblico, specialmente quando mostrano coerenza tra parola e azione.

Grimalda racconta la sua condanna in Germania per un gesto pacifico di protesta contro l’impatto ambientale di automobili di lusso, sanzione poi ridotta a multa. Paragona questa situazione a pene pesanti inflitte ad attivisti in altri Paesi, denunciando un clima repressivo in crescita anche in Italia con il decreto sicurezza, che limita il diritto di protesta e la partecipazione democratica.

La disobbedienza civile, secondo lui, serve a colmare un vuoto nelle risposte istituzionali, richiamando l’attenzione urgente su leggi ingiuste o emergenze ignorate. Sopprimere questo tipo di azione significa indebolire la democrazia e limitare il dialogo della società.

Le prospettive sulla partecipazione politica dal basso e il ruolo delle assemblee cittadine

Grimalda si mantiene cauto ma realistico riguardo agli strumenti di partecipazione democratica dal basso, come le assemblee cittadine promosse da movimenti quali extinction rebellion. Pur riconoscendo che questi strumenti rappresentano una possibilità interessante per aumentare l’interesse pubblico e responsabilizzare i cittadini, sottolinea il problema della rappresentatività limitata: chi partecipa spesso ha profili progressisti, mentre certe posizioni, come il negazionismo climatico diffuso negli Stati Uniti, non trovano riscontro in tali assemblee.

Rimane convinto della necessità di più democrazia e coinvolgimento, ma ritiene utile mettere a punto nuovi metodi che possano realmente abbracciare la varietà delle opinioni e raggiungere maggiori fasce della popolazione.

Il passaggio da una crescente preoccupazione al concreto sostegno di politiche stringenti dipenderà anche da questa evoluzione del rapporto tra cittadini e decisori pubblici.

Un episodio umano che evidenzia il valore dell’accoglienza e dei legami nella sfida climatica globale

Un episodio raccontato da gianluca grimalda riguarda un giovane indonesiano che l’ha accompagnato sul pullman da Jakarta a Medan, prendendosi cura di lui in momenti di difficoltà legati a problemi di salute. Al termine del viaggio, il ragazzo gli ha donato un piccolo contenitore con fiori di montagna di Giava, un gesto carico di significato affettivo e simbolico.

Questi incontri segnano un tratto importante del libro, che mostra come, nonostante lontananze e disuguaglianze, emergano forme di solidarietà e rapporti umani profondi tra persone di culture diverse.

Il gesto del fiore di Giava diventa una metafora dei privilegi spesso dati per scontati nei paesi occidentali. Il volo aereo, ad esempio, non è un diritto universale ma un’attività d’élite, come dimostra il dato che nel 2019 l’80% della popolazione mondiale non aveva mai preso un aereo.

Se il settore aereo cresce secondo i piani attuali, l’impatto climatico del volo rischia di diventare molto più pesante. Il libro dedica spazio anche a queste riflessioni, ricordando la realtà e la complessità dell’interconnessione globale e delle responsabilità condivise.

Smettere di Lavorare è un magazine che esplora stili di vita alternativi e indipendenza finanziaria con sezioni su News, Spettacolo & TV, Soldi & Risparmi, Ambiente, Trasferirsi all’estero e Lavorare all’estero.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@smetteredilavorare.it

© 2025 proprietà Influencer Srls - Via Luca Bati 57 - Roma - P.IVA 14920521003

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.