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Fabrizio gifuni interpreta enzo tortora nella serie portobello per hbo max in arrivo nel 2026

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Fabrizio Gifuni torna sullo schermo con un nuovo ruolo impegnativo: interpreta Enzo Tortora nella serie Portobello, una produzione italiana originale per la piattaforma streaming Hbo Max. La serie, firmata da Marco Bellocchio, racconta uno dei casi giudiziari più controversi degli anni Ottanta in Italia. L’arrivo di Portobello è previsto nei primi mesi del 2026, dopo la presentazione in anteprima mondiale alla Mostra del cinema di Venezia.

Il racconto della vicenda di enzo tortora attraverso portobello

Portobello ripercorre la storia dell’errore giudiziario che colpì Enzo Tortora, noto presentatore televisivo, accusato ingiustamente all’inizio degli anni Ottanta. La serie mette in luce il dramma personale e sociale derivato da questa vicenda, offrendo una riflessione su temi di giustizia e morte civile. Il progetto vede la penna creativa di Marco Bellocchio, Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore. A produrre sono Our Films, società del gruppo Mediawan, e Kavac Film, in coproduzione con Arte France e in collaborazione con Rai Fiction e The Apartment Pictures. Tra i protagonisti oltre a Gifuni, figurano nomi come Lino Musella, Romana Maggiora Vergano, Barbora Bobulova, Alessandro Preziosi e altri.

La serie è stata annunciata come prima produzione italiana originale per Hbo Max e si prepara a rappresentare un pezzo di storia italiana poco raccontato nei grandi media, con una cura particolare nella resa storica e umana del caso Tortora.

L’approccio di fabrizio gifuni al ruolo e la sua carriera

Fabrizio Gifuni descrive la sfida di interpretare Enzo Tortora come una nuova avventura personale e professionale. Nato nel 1966, l’attore ha una carriera di oltre trent’anni, caratterizzata soprattutto dall’interpretazione di figure storiche, tra cui Aldo Moro e Franco Basaglia. Gifuni ha spesso incontrato ruoli legati a vicende reali, che compongono un mosaico della storia italiana recente. Il lavoro su questi personaggi richiede un equilibrio tra la realtà storica e la propria interpretazione; Gifuni spiega di non ricercare la semplice somiglianza mimetica, ma un’immersione interiore che emerga sullo schermo.

L’attore sottolinea come l’incontro tra sé e il personaggio sia un processo che si sviluppa gradualmente sul set, a partire da una trasformazione emotiva piuttosto che estetica. Ha definito quest’esperienza come un gioco misterioso, che si rinnova ad ogni nuovo ruolo. Gifuni racconta di provare sempre voglia di fare l’attore nonostante le difficoltà e di mantenere vivo un rapporto intenso con colleghi di diverse generazioni.

Il legame artistico con marco bellocchio e le esperienze recenti

Questo progetto segna l’ennesima collaborazione tra Gifuni e il regista Marco Bellocchio, con il quale ha lavorato quattro volte. La complicità creativa tra i due è definita «una corrispondenza felice» dall’attore stesso. Negli anni recenti Gifuni è stato anche protagonista del film Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, presentato al festival Cinema di Tavolara, e molto apprezzato da pubblico e critica.

Nel film di Comencini Gifuni interpreta sfumature di fragilità e fallimento, temi che rispecchiano pressioni attuali su chi cerca di raggiungere il successo. Attraverso questo ruolo ha potuto esplorare le difficoltà personali e lavorative che ha vissuto anche nella sua vita. La riflessione sulla performance e sull’idea del fallire meglio sembra essere un filo conduttore nel suo intenso percorso.

La dimensione teatrale e la riflessione sulla regia

Nonostante il cinema e la televisione occupino spazio rilevante nella sua carriera, Gifuni è ancorato a un lavoro continuo in teatro. Ha spiegato che per lui il processo creativo teatrale è un lavoro collettivo, che include drammaturgia, messa in scena e gesto performativo. La regia è un segmento che si inserisce ultima, anche se il mestiere teatrale lo porta a considerare più ampiamente la creazione artistica.

Al presente però l’attore non ha intenzione di passare alla regia cinematografica, lasciando questa possibilità aperta solo se dovesse diventare una necessità a livello pratico e creativo. La moglie di Gifuni, Sonia Bergamasco, ha invece recentemente debuttato come regista cinematografica con Duse the Greatest, un passo che sembra sdoganare un percorso simile tra gli attori/artisti italiani.

I prossimi impegni e le riflessioni fatte da gifuni sul lavoro d’attore

Terminata l’esperienza con Portobello e il ritratto di Enzo Tortora, Fabrizio Gifuni continua la sua attività teatrale portando in scena figure come Pasolini e Aldo Moro nei loro lavori dedicati alla memoria. Non ci sono annunci precisi per nuovi film al momento, ma l’attore mantiene viva la passione per la recitazione e un desiderio di migliorarsi.

Racconta anche il valore degli incontri con gli altri attori e la gioia di scoprire nuovi talenti. L’esperienza dimostra che il mestiere richiede dedizione ma apre a possibilità continue di confronto tra generazioni. Un ricordo significativo per Gifuni rimane La meglio gioventù, film a cui è legato da forti affetti con colleghi con i quali condivideva un’intensa vita comune anche fuori dal set.

Portobello, con la sua imminente uscita, si prepara dunque a essere una nuova tappa nel percorso di un attore che ha saputo raccontare pezzi di storia italiana attraverso personaggi intricati e profondi. Lo sguardo di Gifuni resta rivolto alla verità delle emozioni e alla complessità dei ruoli che porta sullo schermo e sul palco.

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