Il 56enne Salvatore Langellotto, imprenditore di Castellammare di Stabia, è stato catturato a villa literno, in provincia di Caserta, dopo una lunga indagine delle forze dell’ordine coordinate dalla procura generale di Napoli. L’uomo doveva scontare più di sette anni di carcere per reati legati a fallimenti aziendali e si trovava latitante da tempo.
Cattura e retroscena dell’operazione di polizia
I carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno concluso il 2025 con un’operazione che ha portato alla cattura di langellotto proprio a villa literno. Gli agenti raggiunsero l’imprenditore nel corso di un inseguimento durato diverse ore. Una volta bloccato, langellotto aveva con sé un documento d’identità falso, che è stato immediatamente sequestrato.
Nuovo capo d’accusa
Questa scoperta aggiunge un ulteriore capo d’accusa, oltre alla latitanza e ai reati per cui era ricercato. L’arresto è stato eseguito in flagranza, elemento che conferma la prontezza dell’intervento e la pericolosità del soggetto, ricercato da molto tempo sul territorio campano.
La condanna per reati fallimentari e il cumulo delle pene
Salvatore Langellotto era destinatario di un cumulo pene emesso dalla procura generale di Napoli. In dettaglio doveva espiare una pena detentiva di 7 anni, 6 mesi e 18 giorni per il coinvolgimento in reati fallimentari. Le accuse riguardano l’uso fraudolento di strumenti economici e la gestione illecita di società in crisi.
Questi reati spesso coinvolgono la distrazione di risorse e la falsificazione di bilanci con lo scopo di sviare creditori e autorità. La lunga condanna testimonia la gravità delle accuse mosse nei suoi confronti e sottolinea l’impegno della procura nel contrastare i crimini economici nella regione.
Dettagli sulla tipologia dei reati
I reati fallimentari comprendono anche pratiche illecite legate al dissesto finanziario aziendale, attività che possono compromettere intere economie locali e il tessuto produttivo di un territorio.
Processo per atti persecutori contro il giornalista vincenzo iurillo
Parallelamente ai fatti legati ai fallimenti, langellotto è sotto processo per atti persecutori nei confronti di Vincenzo Iurillo, giornalista de “Il Fatto Quotidiano“. Iurillo aveva seguito per anni le vicende dell’imprenditore, con articoli dettagliati in cui denunciava le sue attività.
Secondo l’accusa, langellotto avrebbe ripetutamente minacciato il giornalista con frasi del tipo “stai attento a quello che scrivi”, cercando di intimidirlo e ostacolare l’attività di informazione. Il caso ha attirato attenzione mediatica per le implicazioni sul diritto di cronaca e la libertà di stampa lungo la costa campana.
L’attenzione mediatica sul caso
La vicenda giudiziaria prosegue con l’aspettativa che vengano chiariti i comportamenti dell’imprenditore anche fuori dal contesto economico, mettendo sotto la lente le pressioni indebite su chi si occupa di cronaca.
A villa literno la cattura di langellotto rappresenta uno sviluppo importante a chiusura di indagini che duravano mesi e impegnavano più organi di polizia. Ora toccherà alla magistratura definire nei dettagli anche le accuse collegate al possesso del documento falso, elemento rilevante nella ricostruzione della latitanza.