L’argentina affronta una situazione economica difficile, con un debito che supera i 56 miliardi di dollari. Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, ha spiegato durante il festival del giornalismo di Bogotà che, nonostante alcuni segnali positivi, il paese si avvicina a una nuova fase di crisi finanziaria. Le sue parole hanno riacceso il dibattito sulle misure adottate dall’attuale governo guidato da Javier Milei, mettendo sotto i riflettori i confronti con la gestione precedente di Mauricio Macri.
Il debito argentino e le sfide economiche sul breve termine
Il debito di 56 miliardi di dollari rappresenta un peso opprimente per l’argentina. Il paese ha venduto nel tempo titoli di Stato e richiesto prestiti internazionali con l’obiettivo di mantenere in piedi un’economia che fatica a decollare. La situazione però resta critica.
Le risorse ricavate dai finanziamenti internazionali non sono sempre riuscite a sostenere una crescita stabile. L’inflazione galoppante e la svalutazione della moneta hanno limitato le possibilità di ripresa.
Il governo Milei ha cercato di introdurre misure di austerità e riforme per attrarre investimenti, ma l’impatto di queste iniziative non è ancora chiaro, mentre crescono le pressioni sociali e la sfiducia degli investitori.
Il rischio di default resta alto, anche con il nuovo prestito da 20 miliardi del Fmi. Se il paese non riuscirà a far fronte ai suoi impegni finanziari, le conseguenze si rifletteranno in una crisi economica e sociale ancora più dura.
Gli osservatori internazionali monitorano da vicino l’evoluzione della situazione. Le prossime mosse del governo e la gestione del debito saranno fondamentali per evitare un collasso più grave. Di fatto, l’argentina si trova a un bivio, senza margini ampi per sperimentare soluzioni rischiose o speculative.
L’equilibrio fragile pesa sulle vite di milioni di argentini e mette sotto pressione l’intera regione, viste le ripercussioni economiche che un’eventuale crisi potrebbe avere nei paesi vicini.
Il parallelo tra l’esperienza di macri e la situazione attuale sotto milei
Stiglitz ha evidenziato come la crisi argentina non sia un problema recente, ma un problema che si è aggravato con i governi che hanno seguito un’agenda troppo dipendente dai prestiti internazionali. Durante la presidenza di Mauricio Macri, dal 2015 al 2019, l’argentina prese in prestito 44 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale . Questo debito, tuttavia, divenne insostenibile nel giro di pochi mesi, con stati di default e tensioni sul mercato finanziario.
I prestiti richiesti da Macri non sono stati onorati completamente e, secondo Stiglitz, la situazione si sta aggravando sotto il mandato di Javier Milei. Il nuovo governo si è rivolto ancora una volta al Fmi per ottenere un prestito da 20 miliardi, un’altra somma che rischia di trasformarsi in un problema irrisolto. In questo senso, l’economista ha sottolineato il rischio che l’argentina non sarà in grado di rimborsare nemmeno il nuovo credito e, così, ciò si tradurrà in una crisi più profonda rispetto al passato.
La riflessione di Stiglitz parte dalla convinzione che le misure adottate finora non hanno risolto le debolezze strutturali dell’economia argentina, ma anzi le hanno complicate. L’attenzione si concentra sulla sostenibilità del debito che grava sul paese e sulla necessità di interventi diversi, meno legati a soluzioni finanziarie temporanee.
La risposta di milei e del viceministro alle critiche di stiglitz
Le parole di Stiglitz non sono passate inosservate al governo di Milei. Il viceministro dell’economia, José Luis Daza, ha prontamente risposto tramite un post sulla piattaforma X, minimizzando la posizione dell’economista statunitense. Daza ha sottolineato che le competenze di Stiglitz riguardano soprattutto la microeconomia e ha smontato le sue valutazioni sul campo della macroeconomia definendole poco attendibili.
Nel suo intervento, Daza ha anche criticato l’appoggio che Stiglitz avrebbe dato in passato a governi di alcuni paesi sudamericani, tra cui Venezuela sotto Hugo Chávez, Brasile con Dilma Rousseff e Argentina in epoca Cristina Kirchner. Secondo Daza, questi governi hanno ottenuto risultati negativi e non rappresentano un modello da seguire.
La polemica è proseguita sui social, dove il presidente Milei ha rilanciato le accuse contro Stiglitz, accusandolo di mancanza di credibilità nel dibattito economico internazionale.
Questo scambio riflette un clima teso nella politica argentina, dove le questioni economiche si intrecciano con strategie di comunicazione e posizioni politiche. La crisi del debito continua a pesare sulle decisioni del governo, mentre le valutazioni esterne si scontrano con le narrative ufficiali.