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accordo su dazi tra usa e ue prevede acquisto energia per 750 miliardi di dollari

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L’intesa tra Stati Uniti e Unione Europea sul commercio ha segnato un punto di svolta nelle relazioni transatlantiche. Il cosiddetto “deal” stabilisce una tariffa unica del 15% su una serie di prodotti, allineandosi a quella già concordata con il Giappone. È previsto inoltre un massiccio investimento europeo nel mercato energetico e industriale statunitense, che muove cifre significative intorno ai 750 miliardi di dollari. Le reazioni politiche e industriali confermano la delicatezza del momento, segnato da questioni commerciali, energetiche e diplomatiche da approfondire.

Dettagli dell’accordo commerciale tra usa e ue

L’accordo sui dazi fissa una tariffa al 15% su diverse categorie di prodotti importati dagli Stati Uniti all’Unione Europea, livello che si situa notevolmente sopra la media preesistente del 4,8% risalente a prima dell’era Trump. Il presidente Donald Trump, durante l’annuncio dalla Scozia con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha sottolineato l’entità dell’accordo definendolo “uno tra i più grandi per dimensioni e impatto commerciale.”

In particolare, l’intesa include un piano per l’acquisto da parte europea di energia statunitense per 750 miliardi di dollari. Contestualmente, l’UE si impegna a incrementare gli investimenti negli USA di 600 miliardi rispetto ai livelli attuali. La strategia mira anche ad aprire i mercati europei alle importazioni statunitensi con tariffe azzerate su certi prodotti. Il raggiungimento di questa intesa rappresenta un passo per ridurre tensioni nate da guerre tariffarie degli ultimi anni.

Posizione politica italiana e valutazioni sulle implicazioni

La premier Giorgia Meloni, in visita ad Addis Abeba, ha commentato il nuovo accordo definendolo “sostenibile ma ha richiamato alla prudenza sulla verifica di dettagli cruciali.” Ha richiamato l’attenzione su settori sensibili come farmaceutica, auto e prodotti agricoli, per i quali si aspettano chiarimenti sulle esenzioni e sulle aliquote applicate. Meloni si è detta attenta a valutare la parte relativa agli acquisti energetici e agli investimenti, che restano poco chiari senza dati specifici.

Anche dalla leadership italiana Antonio Tajani e Matteo Salvini sono arrivate indicazioni sulla necessità di un lavoro continuo a Bruxelles, volto a semplificare regole interne, ridurre la burocrazia e diversificare le relazioni commerciali. Hanno sottolineato la necessità di attivare, dove serve, misure di sostegno economico a livello nazionale ed europeo per le imprese più esposte agli effetti delle nuove tariffe statunitensi. La partita commerciale resta dunque aperta e complessa.

Struttura delle tariffe per comparti industriali e settore energetico

L’accordo conferma dazi al 50% su acciaio e alluminio, settore dove non sono previste deroghe. Al contrario, il comparto auto vede un taglio consistente delle barriere daziarie, che passano dal 27,5% al 15%. Questa riduzione interessa anche la filiera della componentistica, cruciale per l’export europeo. Nel settore agroalimentare, la tariffa uniforme del 15% ingloba i dazi precedenti, ma nel caso specifico del vino emerge il rischio di dazi più alti rispetto all’attuale 2,5%, salvo esenzioni non ancora ufficializzate.

L’intesa riguarda pure farmaci, vaccini e semiconduttori, settori chiave per la salute pubblica e l’industria tecnologica, con la conferma di una tariffa al 15%. Tuttavia mancano certezze su eventuali dazi progressivi. Alcuni comparti ad alto valore tecnologico, come l’aviazione civile, la robotica e macchinari industriali, godono di esenzioni daziarie totali. Questa differenziazione tra categorie mira a proteggere segmenti strategici pur mantenendo un quadro tariffario più stabile.

Reazioni e commenti dell’industria automobilistica europea

L’associazione dei costruttori automobilistici europei Acea ha accolto con favore la fine delle incertezze sull’approccio commerciale Usa-Ue. Sigrid de Vries, direttore generale Acea, ha indicato l’accordo come “un passo per stabilizzare i rapporti dopo mesi turbolenti,” ma ha evidenziato come rimangano dazi elevati su auto e componenti. Secondo l’Acea, tali dazi più alti continueranno a pesare negativamente sulle industrie di entrambi i continenti.

L’associazione attende di analizzare nel dettaglio i termini del memorandum e le ripercussioni sulle attività produttive europee. L’attenzione rimane alta soprattutto per la filiera automobilistica, uno dei comparti più colpiti da barriere commerciali che influenzano prezzi, occupazione e competitività. Questo rende cruciale il prossimo confronto istituzionale e il monitoraggio dei risultati dell’intesa nelle prossime settimane.

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