Secondo un recente rapporto della Cgia di Mestre, oltre il 90% delle tasse e dei contributi versati dalle famiglie con lavoratori dipendenti è trattenuto direttamente dalla busta paga lorda o è incorporato nei costi di beni e servizi acquistati. Questo dato evidenzia una realtà fiscale complessa, in cui molte imposte sono “nascoste” agli occhi dei contribuenti, rendendo difficile per i cittadini comprendere appieno l’entità del carico fiscale che grava su di loro.
La classificazione delle tasse
Le tasse possono essere classificate in due categorie principali:
- Tasse prelevate “alla fonte”: come l’Irpef e i contributi previdenziali dell’INPS.
- Tasse “nascoste”: che includono l’IVA, le accise, il contributo al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) associato all’assicurazione auto, l’imposta sulla responsabilità civile (Rc auto) e il canone Rai.
Solo nel 10% dei casi, il pagamento avviene attraverso transazioni in contante, online o presso sportelli bancari e postali.
Il peso fiscale sulle famiglie
Per il 2025, la Cgia ha stimato che il peso fiscale complessivo su una famiglia tipo, composta da due lavoratori dipendenti con un figlio a carico, sarà di circa 20.231 euro. Di questa somma:
- 12.504 euro (61,8%) proviene da tasse prelevate direttamente dalla busta paga.
- 7.087 euro (35%) derivano da imposte nascoste.
Pertanto, l’importo totale sottratto ai due coniugi è di 19.591 euro, che rappresenta il 96,8% del prelievo fiscale totale. A questo si aggiungono circa 640 euro all’anno di tasse come il bollo auto e la Tari, che incidono per il 32% sul totale.
Differenze tra lavoratori dipendenti e autonomi
Il sistema di prelievo fiscale con il sostituto d’imposta crea un rapporto tra il fisco e i lavoratori dipendenti molto diverso rispetto a quello che intercorre con i lavoratori autonomi. Questi ultimi, infatti, devono gestire il pagamento della maggior parte delle loro tasse in modo consapevole, il che genera un livello di insofferenza verso il sistema fiscale nettamente superiore rispetto a quello dei dipendenti.
In termini di entrate fiscali, l’Irpef contribuisce “solo” per il 30% del totale. Questo significa che il 70% restante è suscettibile di evasione fiscale, coinvolgendo un’ampia gamma di contribuenti. In Italia, ci sono circa 42,5 milioni di contribuenti, tra cui:
- 23,8 milioni di lavoratori dipendenti
- 14,5 milioni di pensionati
- 1,6 milioni di autonomi
- 1,6 milioni che ricevono redditi da altre fonti, come affitti e buoni del tesoro.
La pressione fiscale in Italia
A livello comparativo, la pressione fiscale in Italia risulta piuttosto alta rispetto ad altri paesi europei. Nel 2024, la pressione fiscale in Danimarca era pari al 45,4% del PIL, in Francia al 45,2%, in Belgio al 45,1%, in Austria al 44,8% e in Lussemburgo al 43%. L’Italia si colloca al sesto posto nell’Unione Europea, con un tasso del 42,6% del PIL. Tra i principali partner commerciali, solo la Francia presenta un carico fiscale superiore al nostro, mentre la Germania si attesta al 40,8% e la Spagna al 37,2%. La media dell’UE si aggira attorno al 40,4%, risultando inferiore alla media nazionale italiana di 2,2 punti percentuali.
Questi dati non solo riflettono la complessità del sistema fiscale italiano, ma evidenziano anche la necessità di una riforma che possa semplificare la struttura tributaria e aumentare la trasparenza, permettendo ai cittadini di comprendere meglio il proprio carico fiscale. La sfida è rendere il sistema più equo e sostenibile, affinché tutti i contribuenti possano contribuire in modo giusto e proporzionale, evitando l’evasione e migliorando la fiducia nel sistema fiscale.
In un’epoca in cui il dibattito sulle tasse è sempre più presente nella società, è fondamentale che le famiglie e i lavoratori comprendano appieno come e dove vengono spesi i loro soldi. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e trasparenza sarà possibile avviare un dialogo costruttivo sul futuro della fiscalità in Italia.