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Cent’anni di leica, la macchina fotografica che ha cambiato il modo di raccontare la storia

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Leica compie cento anni e la sua storia riflette i grandi eventi del Novecento e oltre, raccontati da immagini diventate simboli indelebili. Dalla guerra in Vietnam alle rivoluzioni urbane, questa fotocamera 35 mm ha accompagnato sguardi e mani di fotografi che hanno immortalato momenti decisivi con un approccio innovativo. La celebrazione del compleanno si è articolata in mostre, eventi e iniziative internazionali, sottolineando il ruolo centrale di Leica nella trasformazione della fotografia in strumento di reportage e arte.

La nascita di una fotocamera rivoluzionaria

Leica nasce cento anni fa come la prima fotocamera 35 mm prodotta in serie e capace di essere maneggiata in modo semplice e veloce. L’ingegnere Oskar Barnack, che lavorava nello stabilimento di Leitz a Wetzlar in Germania, mise a punto questo modello che rappresentò una svolta nel campo fotografico. La praticità di questa macchina permise di catturare immagini con una rapidità prima impensabile, aprendo la strada a un nuovo modo di raccontare attraverso le immagini.

Il nome deriva da Ernst Leitz, fondatore dell’azienda e padrone di uno strumento che rivoluzionò la fotografia. La città di Wetzlar celebrò l’evento con mostre, proiezioni e un’asta in cui una Leica serie 0 del 1923 fu venduta per oltre sette milioni di euro. Le iniziative si sono poi estese a città come Dubai, Milano, New York, Shanghai e Tokyo, sempre con l’obiettivo di ricordare come questa fotocamera abbia accompagnato la storia del ventesimo secolo.

La leica come strumento di espressione e racconto

La Leica ha permesso di portare l’obiettivo dentro la realtà, consentendo un tipo di fotografia immediata e personale. Prima che diventasse emblema del fotogiornalismo epico, fotografi come Ilse Bing e André Kertész usarono questa macchina per cogliere la vita urbana, la quotidianità e sperimentare nuove forme di narrazione visiva. La possibilità di scattare con sequenze rapide contribuì a trasformare la fotografia in forma di racconto capace di entrare nel vivo delle situazioni.

Giovanni Fiorentino, sociologo dell’università della Tuscia, evidenzia come Leica abbia saputo trasformare la fotografia da mero documento in strumento con cui vedere il mondo diversamente. Quella chiamata “sguardo portatile” ha aperto la strada a un approccio più umano e spontaneo, portando avanti un’idea di fotografia capace di cogliere l’essenza dello spaccato sociale e culturale.

Protagonisti della fotografia con la leica

Negli anni Trenta Ilse Bing fu tra le prime a usare Leica in modo sistematico per la fotografia d’arte e di strada. Il suo autoritratto, realizzato nel 1931, mostra la fotografa puntare la macchina verso lo specchio, gesto di consapevolezza e forza in un’epoca in cui la presenza femminile in questo campo era limitata. La Leica stava già allora rompendo con il passato, introducendo un linguaggio visivo moderno.

Altri nomi chiave come Alexander Rodchenko e Lucia Moholy seppero utilizzare questa macchina per documentare la realtà con tagli innovativi e prospettive funzionali al racconto architettonico e artistico. Nel dopoguerra nomi come Henri Cartier-Bresson e Robert Capa divennero simboli del reportage moderno, sempre con la Leica al collo. Anche in Italia, con fotografi come Gianni Berengo Gardin, la macchina fu il mezzo privilegiato per raccontare la società postbellica, trasformando cronaca e memoria in immagini riconoscibili.

Le mostre e gli eventi dedicati al centenario a wetzlar

La città tedesca ha ospitato tre esposizioni di rilievo fino al 21 settembre 2025. Al museo Ernst Leitz, “The Pleasure of Seeing” ha messo in mostra il lavoro di Joel Meyerowitz, fotografo americano pioniere del colore e osservatore acuto della società dagli anni Sessanta.

Alla Leica Galerie, la mostra “Augenzeuge” ha presentato la fotografia di Édouard Elias, giornalista francese impegnato a documentare le crisi umanitarie contemporanee con scatti intensi e immediati. Infine, “These Are the Days” ha raccolto immagini personali del musicista e fotografo Jamie Cullum, offrendo un punto di vista intimo sull’uso della macchina fotografica come mezzo di espressione artistica.

Questi eventi hanno sottolineato l’eredità culturale della Leica, testimone silenziosa di un secolo e mezzo di evoluzioni storiche e sociali attraverso lo sguardo di chi ha scelto di raccontare con le immagini.

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