La recente decisione del tribunale per i minorenni di Palermo apre una strada nuova nel contrasto alla mafia, intervenendo direttamente sulla tutela dei minori. La giustizia ha stabilito che l’appartenenza a Cosa nostra si traduce in un’incapacità a esercitare correttamente le funzioni genitoriali. Questa sentenza segna un passo importante nella protezione dei figli di criminali mafiosi allontanandoli dalla figura paterna coinvolta in attività illecite.
Il tribunale di palermo dichiara decaduta la responsabilità genitoriale di un mafioso condannato
Nel corso del 2025, il tribunale per i minorenni di Palermo ha deciso di revocare la responsabilità genitoriale a un uomo condannato a 20 anni per traffico di droga nell’ambito di Cosa nostra. L’uomo era stato arrestato dalla Direzione distrettuale antimafia, che ha documentato il suo ruolo nella gestione del mercato degli stupefacenti a Porta Nuova e nella Vucciria. La decisione segue la richiesta della procuratrice Claudia Caramanna, che ha sottolineato come le condotte criminali del padre dimostrino un’inadeguatezza grave nel ruolo genitoriale.
I figli sono stati affidati alla madre, sostenuta dai servizi sociali. Secondo quanto emerge dagli atti del tribunale, la donna ha dimostrato di garantire ai minori un ambiente educativo stabile e un regolare percorso scolastico, valorizzando anche il supporto della propria rete familiare. In questo modo si assicura ai bambini un contesto di crescita sano e protetto, in netto contrasto con l’esempio paterno.
Le motivazioni del tribunale: mafiosi incompatibili con il ruolo di genitori
La sentenza evidenzia come l’appartenenza a Cosa nostra non sia solo un fatto giudiziario, ma abbia risvolti diretti sulla famiglia e sull’educazione dei minori coinvolti. Per il tribunale, le scelte criminali del padre non sono compatibili con le esigenze di un percorso formativo sereno dei figli. Le attività di spaccio e l’adesione a un sistema di violenza e prevaricazione rappresentano un modello contrario ai valori necessari per un corretto sviluppo personale.
Il tribunale segnala il rischio concreto che i figli possano interiorizzare comportamenti devianti, a causa dell’esempio paterno improntato alla criminalità. Viene respinta ogni possibile giustificazione che metta sullo stesso piano responsabilità penali e capacità genitoriali, riconoscendo nella malavita organizzata un ostacolo insormontabile allo svolgimento di un ruolo educativo adeguato.
L’impegno della procura minorile e precedenti importanti
La procuratrice Claudia Caramanna ha portato avanti la battaglia per la tutela dei minori legata ai contesti mafiosi, non senza ricevere minacce che testimoniano la delicatezza del tema. Le richieste di decadenza della potestà genitoriale sono una nuova frontiera della lotta contro la criminalità siciliana.
Questo percorso si ispira in parte al lavoro svolto in Calabria dal giudice Roberto Di Bella, oggi presidente del tribunale per i minorenni di Catania. Il protocollo ‘Liberi di scegliere’ ha tracciato una strada per garantire ai figli di mafiosi un percorso libero da influenze criminali, tutelando i loro diritti e offrendo un modello educativo alternativo. A Palermo, il modello trova terreno fertile e segnala un cambio di passo significativo nelle strategie giudiziarie contro la mafia.
Tutela dei minori come priorità del sistema giudiziario
Il coinvolgimento diretto della magistratura minorile in questi casi testimonia la crescente attenzione verso la protezione dei più giovani, spesso vittime inconsapevoli di ambienti familiari segnati dalla violenza e dall’illegalità. Il sistema giudiziario, in questo modo, interviene per salvaguardare il futuro di ragazzi lasciati altrimenti in balia di contesti criminali radicati.