Il governo cubano ha riconosciuto la gravità della crisi economica che da tempo investe l’isola, mostrando un tono inedito di autocritica. Durante la cerimonia della Giornata della Ribellione Nazionale, il primo ministro Manuel Marrero Cruz ha richiamato l’attenzione sulle difficoltà che il Paese sta affrontando, sia a livello interno sia sul piano internazionale, e ha sottolineato la necessità di affrontare errori e carenzeate interne per superare questa fase.
Un ammissione senza precedenti sulla crisi energetica
Nel discorso ufficiale del 26 luglio, il tema dei blackout elettrici ha occupato un posto centrale. Marrero Cruz ha descritto questi blackout come “molesti” e “dannosi per la popolazione e l’economia”, evidenziando per la prima volta l’impatto diffuso e grave della crisi energetica sulla vita quotidiana dei cubani. I numerosi blackout, che si sono intensificati negli ultimi anni, hanno paralizzato attività produttive, scuole e servizi sanitari, aggravando i disagi già causati dalla carenza di risorse e dalle difficoltà economiche.
Questa presa di posizione rappresenta un cambiamento nel modo in cui il governo affronta l’argomento, finora spesso minimizzato o svicolato. L’ammissione esplicita della crisi elettrica si collega alla promessa di interventi concreti per rafforzare le infrastrutture energetiche e migliorare la distribuzione della corrente. La situazione riflette problemi di vecchia data legati all’obsolescenza degli impianti, alle difficoltà di importazione di carburante e alla complessa gestione amministrativa.
Assenza di figure chiave durante la cerimonia
La cerimonia ha registrato anche un elemento simbolico forte: per il secondo anno consecutivo né il presidente Miguel Díaz-Canel né l’ex leader Raúl Castro sono intervenuti pubblicamente. Questa assenza è stata notata e interpretata da diversi media dell’America Latina come indice della delicatezza dell’attuale fase politica cubana. Il regime sembra voler gestire con cautela comunicazioni e apparizioni pubbliche dei suoi vertici maggiori, forse per evitare segnali di fragilità o contestazioni interne.
La giornata scelta, il 26 luglio, segna un momento centrale nella storia rivoluzionaria cubana. Ricorda l’assalto ai quartieri Moncada e Céspedes del 1953, considerato l’inizio simbolico della rivoluzione che portò alla caduta di Fulgencio Batista nel 1959. Questa ricorrenza assume un significato particolare oggi, davanti all’ammissione delle difficoltà e alla promessa di riforme.
Prospettive e interventi annunciati dal governo
Il primo ministro ha indicato che il governo procede a un esame approfondito delle cause della crisi economica e sociale. Ha parlato di errori e carenze che hanno rallentato il progresso del Paese e migliorato poco la qualità della vita per molte famiglie cubane. Tra le priorità, oltre alla soluzione dell’emergenza elettrica, figurano la gestione delle risorse, l’efficienza produttiva e il controllo della burocrazia.
Il testo del discorso ha indicato inoltre la necessità di ridurre l’impatto degli aiuti esteri limitati e delle sanzioni economiche, che pesano sulle possibilità di sviluppo. Si parla anche della necessità di aggiornare il modello economico cubano con interventi pragmatici, meno improntati all’ideologia e più a risultati concreti. Non sono stati però forniti dettagli precisi sulle singole misure, restando su cifre generali e obiettivi.
Un nuovo canale di comunicazione con la popolazione
Il passaggio principale su questi temi ha comunque aperto un nuovo canale di comunicazione tra i vertici statali e la popolazione, in uno scenario che vede segnali crescenti di esasperazione sociale e difficoltà economiche. A quel punto, la pressione interna potrebbe spingere a cambiamenti più rapidi nei prossimi mesi, anche se il governo continua a mantenere un controllo stretto.
Il riconoscimento ufficiale della crisi cubana, specie sulla questione cruciale dell’energia, indica un momento significativo nel percorso politico dell’isola, segnato da tensioni e richieste di rinnovamento.