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Il centro culturale islamico darus salaam diventa proprietà del comune di monfalcone dopo sentenza tar

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Il centro culturale islamico darus salaam, situato a monfalcone in via duca d’aosta 28, è ufficialmente passato nelle mani del comune. La decisione arriva dopo la sentenza del tar friuli venezia giulia che ha respinto il ricorso presentato dalla struttura contro il provvedimento di acquisizione. La vicenda coinvolge questioni legate alla destinazione d’uso dell’immobile e alle norme regionali che regolano l’uso degli spazi pubblici e privati.

Il ricorso presentato dal centro islamico e la posizione del comune

Il centro islamico darus salaam, rappresentato dal legale la torraca, aveva impugnato la decisione del comune che aveva disposto l’acquisizione dell’immobile. La causa del contenzioso risiedeva nella constatazione di un’inosservanza delle norme relative alla destinazione d’uso dell’edificio. In seguito a un verbale che accertava l’inottemperanza all’ordine di ripristino, il comune di monfalcone ha agito tramite la legge regionale che consente l’acquisizione forzata di immobili in caso di violazioni formali.

La difesa durante l’udienza a trieste

L’avvocato del comune, teresa billiani, ha rappresentato l’amministrazione durante l’udienza tenutasi il 15 luglio a trieste. La difesa municipale ha sostenuto con fermezza la legittimità del provvedimento, sottolineando il rispetto delle normative regionali e nazionali vigenti in materia urbanistica e di autorizzazione all’uso degli immobili. A quel punto, il tar ha respinto il ricorso del centro islamico, confermando la validità della decisione comunale.

Il ruolo di anna maria cisint e le implicazioni politiche della sentenza

Anna maria cisint, ex sindaca di monfalcone e ora europarlamentare e consigliera comunale delegata alla legalità, ha pubblicamente reso nota la sentenza e commentato l’esito della vicenda. Cisint ha evidenziato che la decisione del tribunale amministrativo costituisce un riconoscimento delle normative e un passo avanti per l’ordine giuridico cittadino.

Il commento di cisint è stato netto, evidenziando come questa sentenza rappresenti una sconfitta per chi – a suo dire – intendeva imporre la sharia nella città di monfalcone. Queste parole riportano a temi di diritto e cultura, e si inseriscono in un dibattito più ampio sulla convivenza civile e il rispetto delle leggi italiane all’interno delle comunità religiose e culturali del territorio. Il riferimento alla costituzione ribadisce il legame stretto con le regole e i valori laici sanciti nello stato, elementi che l’amministrazione vuole salvaguardare.

La normativa regionale e l’acquisizione forzata degli immobili

In friuli venezia giulia, la legge regionale prevede che in caso di violazioni riguardanti la destinazione d’uso di edifici o immobili, l’ente locale può procedere all’acquisizione forzata dello spazio interessato. Nel caso di darus salaam, questa procedura è scattata dopo che il comune ha rilevato un mancato adeguamento a ordini specifici legati all’uso dell’immobile.

Questa norma è stata applicata per tutelare la legalità e l’ordine urbanistico, evitando che proprietà private possano sfuggire al controllo pubblico tramite pratiche non autorizzate. La sentenza del tar conferma che il comune era nel giusto ad agire secondo la legge e che l’acquisizione non rappresenta un abuso, ma l’applicazione puntuale delle disposizioni vigenti in regione.

Tutela della legalità e ordine urbanistico

La normativa regionale mira a garantire il rispetto delle norme urbanistiche e a preservare l’interesse pubblico nella gestione degli immobili, prevenendo l’uso improprio degli spazi.

Reazioni e prospettive future per il centro culturale islamico darus salaam

Con l’acquisizione dell’immobile, il futuro del centro darus salaam appare ora nelle mani del comune di monfalcone. Non è stato specificato quali siano i piani dell’amministrazione riguardo all’utilizzo dello spazio o alle attività del centro, ma questa decisione segna una svolta importante per la gestione del sito in via duca d’aosta.

La vicenda riflette tensioni presenti in molte realtà italiane dove gli enti locali devono bilanciare il rispetto della legge con le necessità delle comunità religiose e culturali, senza però cedere a violazioni formali. Al momento, le attività del centro islamico potrebbero subire cambiamenti o regolamentazioni più strette, che il comune deciderà di volta in volta. La sentenza del tar fa da guida in questo processo, dimostrando che le autorità hanno strumenti legali sufficienti per intervenire nelle situazioni irregolari.

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