La crisi umanitaria a Gaza continua a destare preoccupazioni internazionali. L’ex leader laburista britannico Jeremy Corbyn ha rilanciato accuse forti contro la comunità globale, puntando il dito contro la mancata assistenza ai minori intrappolati nel conflitto. Da poco tornato sulla scena politica con un nuovo partito a sinistra del Labour, Corbyn ha evidenziato le responsabilità dei governi occidentali, in particolare del premier Keir Starmer, per la persistenza delle sofferenze nella striscia di Gaza.
Jeremy corbyn accusa il governo britannico e la comunità internazionale sulla situazione a gaza
Jeremy Corbyn ha pubblicato un messaggio molto netto sul suo profilo X , scrivendo che i bambini di Gaza muoiono di fame non per mancanza di risorse nel mondo, ma per un’esplicita decisione politica di non aiutarli. Secondo lui, il blocco degli aiuti umanitari e la mancata interruzione delle forniture militari a Israele da parte di alcuni Paesi occidentali contribuiscono a prolungare il dramma civile. L’ex leader laburista non ha risparmiato critiche rivolte al premier Keir Starmer, che guida il partito Labour, di cui Corbyn è stato precedente capo. L’accusa rivolta a Starmer è quella di “complicità nei crimini contro l’umanità” commessi da Israele a Gaza, per non aver bloccato del tutto la vendita di armi al governo israeliano.
Un dibattito acceso nel Regno Unito
La posizione di Corbyn si inserisce in un dibattito più ampio che coinvolge l’opinione pubblica e alcune fazioni politiche britanniche, dove si contesta l’appoggio militare a Israele, alla luce delle condizioni disperate della popolazione civile palestinese, specialmente i bambini. Corbyn ha ricordato che alla crisi di Gaza si accompagna un vero e proprio blocco commerciale e militare che impedisce ai rifornimenti di base come cibo e medicine di arrivare alla popolazione.
Il nuovo partito your party, la proposta di corbyn per affrontare le crisi umanitarie a gaza
Pochi giorni fa, Jeremy Corbyn ha ufficialmente presentato un nuovo progetto politico, chiamato “your party”, che vuole posizionarsi ancora più a sinistra del Labour tradizionale. Il partito si definisce pacifista e ha subito attirato l’attenzione per il tema centrale relativo a Gaza e al Medio Oriente. Corbyn ha sottolineato che il partito conta già 300 mila iscritti nelle prime 28 ore dall’annuncio, segno di un’ampia eco tra quanti condividono la sua linea politica.
Le richieste politiche di your party
Nel suo messaggio su X, Corbyn ha invitato a mettere fine a tutte le vendite di armi e di componenti militari a Israele, e a sostituire queste dinamiche con spedizioni di cibo e aiuti umanitari in coordinamento con le agenzie internazionali come l’ONU e l’UNRWA, l’agenzia per il soccorso dei rifugiati palestinesi. Questo programma vuole rompere con la politica attuale del governo britannico e di altri paesi occidentali che continuano a fornire supporto militare allo Stato di Israele.
Il partito Your Party si presenta anche come un richiamo alla comunità internazionale affinché intervenga con azioni nettamente umanitarie e diplomatiche per porre fine all’assedio di Gaza, in particolare per proteggere i bambini e i civili. Tale iniziativa riflette un cambio di approccio rispetto alla gestione tradizionale delle politiche estere britanniche nei confronti del conflitto israelo-palestinese.
Le richieste di corbyn per inviare aiuti alimentari e fermare la vendita di armi
La questione principale puntata da Jeremy Corbyn è chiara e diretta: interrompere subito la vendita allo Stato di Israele di qualsiasi arma o componente militare, per evitare che continuino le operazioni militari dalla parte israeliana che hanno gravissime conseguenze civili a Gaza. Accanto a questo, ha rilanciato l’appello affinché venga autorizzata la spedizione di aiuti umanitari, in particolare di cibo per i bambini che sono i più vulnerabili durante questo conflitto.
Corbyn insiste sull’intervento delle organizzazioni internazionali come l’ONU e l’UNRWA, che già lavorano sul territorio per offrire soccorso e assistenza ai rifugiati. Per lui è necessario un coordinamento severo per far arrivare risorse essenziali senza interferenze politiche o militari. Il blocco dei rifornimenti, nella sua visione, è una forma di pressione che si traduce in morte e sofferenza per centinaia di migliaia di persone.
Il suo appello ha avuto un impatto nel dibattito politico britannico. C’è chi sostiene la sua proposta, considerando che l’aiuto umanitario dovrebbe prevalere su qualsiasi supporto militare, e chi invece respinge le sue accuse come troppo severe nei confronti del governo. Rimane però un fatto: i rifugiati e i civili di Gaza continuano a vivere una crisi che si aggrava quotidianamente, in particolare i bambini, privati di cibo e medicine.