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Un nuovo modello per il frumento duro nel Mediterraneo tra biotecnologie e pratiche agricole sostenibili

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Nel Mediterraneo, dove la siccità e le temperature elevate si fanno sentire con sempre più forza, nasce un progetto che punta a rinnovare la coltivazione del frumento duro. BIOACT, finanziato nel contesto europeo di PRIMA e guidato dall’università della Tuscia, tenta di coniugare scienza e pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Il frumento duro, coltura centrale per l’alimentazione e l’economia della fascia mediterranea, si presenta sotto una nuova luce grazie a tecniche agronomiche e biotecnologiche studiate per affrontare le sfide climatiche.

Strategia agronomica innovativa per ridurre l’impatto ambientale

Il progetto BIOACT ha sviluppato un sistema di coltivazione che associa frumento duro e leguminose, in particolare il trifoglio, colturate insieme in una co-coltivazione detta intercropping. Questa tecnica consente di migliorare la fertilità del suolo, grazie alla capacità delle leguminose di fissare l’azoto atmosferico, riducendo così la necessità di fertilizzanti chimici. Inoltre, la diversificazione delle colture contribuisce a una maggiore resilienza del terreno e a un miglior equilibrio nutrizionale per le piante.

Parallelamente, BIOACT utilizza i residui della coltivazione del frumento, come paglia e biomassa, che non vengono più considerati rifiuti ma trasformati in risorse. Attraverso un processo di fermentazione controllata, questi materiali vengono convertiti in biostimolanti naturali, grazie all’inoculo di ceppi fungini selezionati capaci di stimolare lo sviluppo radicale e rafforzare la salute delle piante. Questa strategia contribuisce a chiudere il ciclo dei nutrienti nei campi riducendo l’uso di prodotti chimici.

Funzioni e benefici dei biostimolanti naturali per i suoli agricoli

I biostimolanti prodotti dal processo fermentativo vengono impiegati come ammendanti organici nel ciclo colturale successivo. Essi favoriscono il miglioramento della struttura del suolo, aumentando la capacità di trattenere l’acqua – elemento critico nelle zone mediterranee colpite da stress idrico. L’azione combinata dei microrganismi contenuti nei biostimolanti stimola il microbioma del suolo, fondamentale per l’assorbimento dei nutrienti e per il rafforzamento delle difese naturali della pianta.

Questa prassi si inserisce in un modello di economia circolare in cui ogni residuo agricolo contribuisce alla rigenerazione del terreno. Ciò porta a una diminuzione dell’impatto ambientale di fili fertilizzanti e pesticidi chimici, salvaguardando la sostanza organica del suolo e incrementando la capacità di stoccaggio del carbonio.

Monitoraggio avanzato delle coltivazioni e qualità della granella

Il progetto si svolge in tre siti sperimentali situati in Italia, Algeria e Tunisia, in aree tipiche del Mediterraneo. Qui si integrano prove sul campo con analisi complesse delle risposte fisiologiche delle piante e dei microrganismi associati. Tecniche di metabolomica, ionomica e trascrittomica vengono impiegate per determinare come i biostimolanti influenzino l’attività radicale e l’interazione tra radici e microbioma.

Questi dati permettono di valutare la capacità del sistema di ridurre la dipendenza da prodotti esterni e di migliorare il ciclo nutrizionale. Il progetto guarda anche alla qualità nutrizionale del frumento duro, verificando se la combinazione di nuove tecniche agronomiche e genetiche può mantenere o aumentare la qualità della granella sotto condizioni di stress idrico. Le varietà utilizzate derivano da studi precedenti che hanno selezionato linee genetiche resistenti alla siccità.

Coinvolgimento territoriale e prospettive di diffusione

BIOACT non si limita alla ricerca in laboratorio e campo, ma approfondisce l’aspetto sociale ed economico legato al cambiamento delle pratiche agricole. Attraverso survey e incontri con agricoltori, associazioni di categoria e altri portatori di interesse nelle tre aree di studio, il progetto raccoglie dati sull’accettabilità e sostenibilità delle proposte tecniche.

La collaborazione tra istituti di ricerca italiani, algerini, tunisini, francesi e spagnoli garantisce un approccio multidisciplinare e internazionale. I risultati saranno presentati in eventi pubblici, come il workshop programmato in Tunisia nel 2025, per stimolare il dibattito e favorire la divulgazione delle soluzioni sviluppate. BIOACT punta a diffondersi oltre i territori sperimentali, mirando a ridurre il consumo di input chimici, migliorare la fertilità dei suoli, e sostenere una produzione agricola più resistente al clima nel Mediterraneo.

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