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La francia conferma il riconoscimento dello stato di palestina malgrado opposizioni di stati uniti e israele

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La decisione della francia di riconoscere lo stato di palestina alla prossima assemblea generale dell’onu segna un passo importante nel dibattito internazionale sul conflitto israelo-palestinese. Nonostante le forti critiche di israele e stati uniti, Parigi sostiene che questo riconoscimento rappresenta un sostegno ai palestinesi impegnati nel dialogo e nella pace. La questione divide i principali attori mondiali, con diverse reazioni da russi, cinesi e paesi europei alleati.

Francia e la mossa verso il riconoscimento dello stato di palestina

Emmanuel macron ha deciso di portare avanti il riconoscimento dello stato di palestina durante l’assemblea generale dell’onu, che si terrà a settembre a new york. Con questa scelta, la francia diventerà il 148esimo paese a riconoscere ufficialmente la palestina come stato sovrano. Secondo il governo francese, questa decisione non favorisce movimenti come hamas, anzi sconfessa le loro tattiche terroristiche offrendo un sostegno a quei rappresentanti palestinesi che scelgono la via del dialogo nazionale e della pace.

La posizione della francia è stata ribadita dal ministro degli esteri jean-noel barrot, che ha sottolineato come la strada verso una soluzione a due stati resti l’unico modo per garantire una pace duratura nella regione. Parigi si rivolge quindi a un approccio multilaterale, cercando di stimolare un processo politico piuttosto che incentrare l’attenzione esclusivamente sugli aspetti militari o di sicurezza.

Reazioni di israele e stati uniti al riconoscimento francese

La decisione francese ha ricevuto subito la reazione contraria di israele e stati uniti. Il presidente americano donald trump, in procinto di partire per la scozia, ha liquidato la scelta di macron con una battuta fredda: “quello che dice macron non importa, non ha alcun peso”. Già in passato trump aveva criticato duramente macron, definendolo un leader che sbaglia spesso, ma ha anche aggiunto che “è un bravo ragazzo”, una frase che lascia intendere disaccordo ma senza esacerbare completamente la critica.

Più netta la posizione espressa da marco rubio, segretario di stato americano, che su X ha definito la decisione francese “sconsiderata” e in grado di alimentare la propaganda di hamas, bloccando di fatto ogni ipotesi di pace. Rubio ha inoltre indicato questo gesto come “uno schiaffo in faccia” alle vittime dell’attacco del 7 ottobre.

Israele continua a negare la crisi umanitaria denunciata nella striscia di gaza, definendo infondati i rapporti onu e delle ong che parlano di carestia. Netanyahu ha però autorizzato lanciare aiuti alimentari dall’alto, con aerei che lasciano cadere pacchi sulla popolazione. Questa modalità, già sperimentata all’inizio del conflitto, ha causato purtroppo vittime civili ed è stata condannata duramente da hamas.

Posizione degli alleati europei e il confronto con la francia

I principali alleati europei di macron, germania e regno unito, hanno mostrato prudenza rispetto alla decisione di Parigi. Friedrich merz e keir starmer non hanno espresso critiche esplicite, ma hanno evidenziato che il riconoscimento dello stato di palestina resta prematuro in questa fase del conflitto. L’italia presenta una posizione condizionata: secondo il ministro degli esteri antonio tajani, il riconoscimento palestinese dovrebbe compiersi solo in presenza di un riconoscimento parallelo dello stato di israele.

Il dialogo tra i leader europei, in particolare tra francia, germania e regno unito, ha continuato in una telefonata concentrata sull’emergenza umanitaria a gaza. Linee comuni spingono israele a fermare subito le operazioni militari che stanno complicando l’arrivo di aiuti nel territorio palestinese. Resta però il rifiuto del governo di benyamin netanyahu di ammettere l’esistenza di una crisi alimentare e sanitaria nella striscia di gaza.

Il conflitto a gaza e la ricerca di alternative per gli ostaggi

Dopo il fallimento dei colloqui indiretti tra israele e hamas, riconosciuto anche dall’inviato della casa bianca steve witkoff, il governo israeliano studia nuove opzioni per riportare a casa gli ostaggi ancora detenuti nella striscia di gaza. Netanyahu ha definito hamas il principale ostacolo a ogni accordo di pace, confermando l’intenzione di eliminare il gruppo armato.

Le alternative restano per ora segrete, ma le dichiarazioni di donald trump lasciano intendere una svolta più decisa. Trump ha commentato che hamas non mostra alcuna volontà di accordo e sottolinea che “siamo arrivati a un punto in cui si dovrà finire il lavoro”, alludendo a un possibile incremento delle operazioni militari o altre azioni per stroncare definitivamente il gruppo violento.

Nel frattempo, la gestione della crisi a gaza continua a declinarsi tra tensioni diplomatiche, sanzioni economiche e critiche internazionali, mentre la popolazione civile soffre l’isolamento e la scarsità di risorse di prima necessità. Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’assemblea generale dell’onu darà un impulso alla pace o se il conflitto si estenderà ancora.

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