La questione dell’impronta 33 rilevata su un muro delle scale della villetta di Garlasco torna sotto i riflettori. Questa traccia sarebbe il segno lasciato da una mano intrisa non solo di sudore, ma anche di sangue. Una nuova consulenza, presentata dalla difesa di Alberto Stasi, mette in discussione alcune delle conclusioni finora emerse sul caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa ormai 18 anni fa. La trattazione riguarda un esperimento giudiziale che ha coinvolto la simulazione in laboratorio e l’analisi più approfondita della composizione dell’impronta, con nuovi elementi destinati a integrare l’indagine ancora aperta.
La disputa sulla titolarità dell’impronta e la posizione della difesa di andreà sempio
L’impronta 33 è al centro della contestazione tra la procura di Pavia, che l’ha attribuita ad Andrea Sempio, e le difese dell’imputato e dei familiari di Chiara Poggi. Secondo la pubblica accusa, quello è il segno inequivocabile del sospettato. Tuttavia, gli avvocati di Sempio sostengono che la traccia non sia databile e che non si tratti in realtà di un’impronta riconoscibile, quanto piuttosto di una macchia di sudore. Hanno reagito al deposito della consulenza della difesa di Stasi, affidandosi soprattutto alle parole dell’avvocata Angela Taccia che ha sottolineato come si tratti di una consulenza di parte, non approfondita dalle indagini ufficiali e quindi non decisiva. La posizione si mantiene di attesa in attesa che emergano ulteriori prove concrete, e si ribadisce la fiducia nel lavoro della giustizia.
Il caso rimane dunque aperto, con elementi contrastanti e nuovi spunti per accertare la verità. La consulenza ha aggiunto nuovi dati alla discussione tecnica su cosa rappresenti quell’impronta e di che materiale fosse carica, senza però chiudere la questione.
L’analisi chimica delle tracce e i risultati dei test combur e obti
Gli esperti hanno distaccato due aree distinte dell’impronta originale: una zona più scura con maggior concentrazione di sangue e una più chiara compattata di sudore. Per entrambe, è stato eseguito il test combur test, che rileva la presenza di sangue tramite una reazione chimica. Nella parte scura la risposta è stata rapida, nella più chiara più lenta. Questo risultato si distingue dall’esito del 2007, che era stato definito dubbio.
Successivamente, le tracce sono state sottoposte all’obti test, usato per identificare il sangue umano. Anche in questa fase il responso è stato negativo, ma i consulenti discutono che la ninidrina o l’intonaco stesso possano aver impedito una reazione efficace. Tale limite non esclude l’ipotesi che sangue vi fosse comunque presente. Un operatore del RIS, già all’epoca, aveva trovato in quella zona una sorta di alone particolare che lo aveva spinto a fare esami specifici. Al momento, questo apparato scientifico rimane in attesa di ulteriori riscontri.
Le analisi chimiche hanno approfondito dettagli invisibili agli occhi nudi, aggiungendo strati di complessità alla ricostruzione di quel drammatico momento a Garlasco.
L’esame dettagliato dell’impronta 33 e la simulazione in laboratorio
Tre esperti, Oscar Ghizzoni, Ugo Ricci e Pasquale Linarello, hanno lavorato a lungo sull’impronta rilevata nel 2007 sul muro delle scale della villetta di Garlasco, dove fu scoperto il corpo di Chiara Poggi. Poiché non resta più nulla dell’intonaco originale, gli specialisti hanno basato la loro analisi solo su una fotografia. Hanno creato una serie di impronte di prova usando il palmo della mano impregnato di sudore, sangue e mix crescenti di entrambi, riproducendo le condizioni ipotizzate per quella traccia. Dopo aver applicato la ninidrina, sostanza chimica che evidenzia la presenza di amminoacidi e proteine, ci sono state diverse colorazioni che variavano dal violetto a tonalità più intense secondo la quantità di sangue. La comparazione con l’immagine originale dell’impronta 33 ha portato i consulenti a sostenere che quell’impronta corrispondeva a una mano sporca prevalentemente di sudore ma con presenza non trascurabile di sangue.
La simulazione ha incluso un’ipotesi secondo cui chi ha lasciato quella traccia si sarebbe appoggiato al muro giusto per non perdere l’equilibrio, evitando di scendere le scale ma poi pulendosi frettolosamente le mani con un asciugamano. Non è stato chiarito il motivo dell’appoggio e tutti gli elementi restano da confermare, ma questo dettaglio punta a una dinamica corporea nel luogo del delitto che finora non era stata esplorata in maniera così specifica.
Contesto giudiziario e prossimo sviluppo delle indagini su chiara poggi
Alberto Stasi, fidanzato di Chiara Poggi condannato a 16 anni, ha presentato questa consulenza come parte della difesa nella richiesta di approfondimenti. Nel contempo, i nuovi sviluppi sul coinvolgimento di Andrea Sempio hanno acceso un nuovo filone d’indagine: a distanza di quasi due decenni, emergono nuove testimonianze e accertamenti tecnici che complicano la scena investigativa.
La procura resta concentrata sui dati oggettivi e sulle prove da consolidare, con l’obiettivo di chiarire a fondo ogni aspetto. Per ora il dibattito sulle tracce della mano sul muro, sulla loro origine e significato si affianca al contesto giudiziario e si aspetta che venga fatta chiarezza attraverso ulteriori esami e accertamenti.
La vicenda di Chiara Poggi resta una delle pagine più tormentate nella cronaca giudiziaria italiana recente, con molti punti da definire e giudicare nei prossimi mesi. Questa nuova consulenza ha stimolato una riflessione tecnica e un approfondimento che potrebbe avere conseguenze concrete sull’iter processuale in corso.