La polizia di ravenna ha arrestato nove minorenni tunisini non accompagnati, accusati di una serie di reati violenti e contro il patrimonio. Le indagini hanno permesso di smantellare un gruppo organizzato di ragazzi che nelle ultime stagioni si è reso protagonista di aggressioni con machete e spray al peperoncino, oltre a furti, rapine e spaccio. Il tribunale per i minorenni di bologna ha disposto le misure cautelari su richiesta della procura.
Indagini e sviluppo dell’operazione contro la baby gang
Le indagini sono iniziate nell’autunno del 2024, dopo che vari episodi segnalati avevano messo in allarme le forze dell’ordine. I minori tunisini, tutti collocati in strutture di accoglienza sul territorio ravennate a partire dall’estate, avevano da subito mostrato comportamenti aggressivi e violenti. La situazione è degenerata al punto che la prefettura ha deciso di chiudere la struttura in cui erano ospitati.
Nonostante i tentativi di ricollocazione in altri centri d’Italia, i ragazzi sono rimasti quasi sempre nell’area ravennate. Spesso si allontanavano dalle nuove destinazioni o le abbandonavano subito. L’azione della squadra mobile di ravenna si è basata su numerose denunce. Gli investigatori hanno rilevato un modus operandi caratterizzato da atteggiamenti sprezzanti verso coetanei, operatori delle strutture di accoglienza e qualche volta anche nei confronti delle forze di polizia.
Le modalità di azione del gruppo
Gli episodi al centro dell’inchiesta includono furti e diverse rapine, una serie di aggressioni con spray al peperoncino e un tentativo di omicidio avvenuto a fine maggio vicino alla stazione ferroviaria di ravenna. In quella circostanza un viaggiatore è stato colpito con un machete alla testa e ha riportato ferite gravi.
Gli inquirenti hanno attribuito ai nove minorenni 34 capi di accusa. Tra questi figurano lesioni aggravate, resistenza e minacce a pubblico ufficiale, porto abusivo di armi, furti, rapine, ricettazione, detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio ma soprattutto l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a crimini contro il patrimonio.
Le violenze si sono concentrate soprattutto nelle aree vicino alla stazione ferroviaria di ravenna, a bordo di treni e sulle spiagge del litorale. In particolare la dinamica degli atti ha mostrato una certa pericolosità e organizzazione del gruppo, che ha agito spesso in modo coordinato.
Profilo dei ragazzi e collaborazione tra forze dell’ordine
I nove giovani condividono la stessa nazionalità, provenendo dalla tunisia. La loro storia è segnata da difficoltà di integrazione e problematiche sociali che hanno favorito atteggiamenti ostili verso le autorità e la collettività. Ognuno di loro aveva già precedenti penali o misure di prevenzione emesse dalla questura.
Tra gli arrestati figura il minore accusato di aver aggredito con un coltello, il 15 luglio scorso, un ragazzo di 17 anni in pieno centro a ravenna. Questa circostanza ha contribuito a rafforzare l’azione repressiva delle forze di polizia.
Le operazioni di arresto si sono estese anche alle province di parma, l’aquila, pescara e caserta, dove alcuni dei condannati erano stati ricollocati da poco. Il controllo ha visto impegnati reparti specializzati della polizia, tra cui il reparto prevenzione crimine di reggio emilia e unità cinofile provenienti da ancona, insieme alla polizia locale della bassa romagna.
Il coordinamento tra le forze dell’ordine
L’intervento di oggi conferma l’attenzione degli inquirenti verso fenomeni di criminalità giovanile che rischiano di peggiorare la sicurezza in diverse città italiane. Il coordinamento tra le forze dell’ordine ha permesso di smantellare a ravenna un gruppo pericoloso ricostruendo con precisione la serie di episodi criminosi. Le autorità continueranno a monitorare la situazione per evitare il ripetersi di fatti simili.