In un evento recente a Washington, Donald Trump ha lanciato una provocazione all’Unione Europea, affermando che, se Bruxelles fosse disposta ad aprire i mercati ai prodotti statunitensi, gli Stati Uniti sarebbero pronti ad abbassare i dazi. Queste dichiarazioni seguono l’annuncio di un accordo commerciale con il Giappone, che ha suscitato grande interesse e speculazioni sulle future relazioni commerciali transatlantiche.
Dazi sull’acciaio e tensioni commerciali
Attualmente, i dazi americani sull’acciaio sono fissati al 50%, e secondo fonti europee, rimarrebbero esclusi da qualsiasi intesa al 15% che si stava discutendo. Questo aspetto è cruciale, poiché le tariffe sull’acciaio rappresentano un punto di forte tensione tra le due sponde dell’Atlantico. La Commissione Europea ha recentemente aggiornato i 27 Paesi membri sullo stato dei negoziati con gli Stati Uniti, sottolineando l’importanza di un approccio unito e coordinato, evitando negoziati bilaterali che potrebbero minare la coesione dell’Unione.
Commenti e preoccupazioni da parte dell’Italia
Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri italiano, ha espresso cautela nel prevedere l’esito delle trattative, sottolineando che il 15% era solo una delle proposte avanzate dagli americani. Secondo Tajani, le fluttuazioni del valore del dollaro rispetto all’euro sono un altro fattore preoccupante. Un euro forte comporterebbe costi più elevati per i prodotti europei sul mercato americano. “Un’azione forte da parte della Banca Centrale Europea potrebbe essere necessaria per controllare la situazione”, ha affermato, suggerendo che una riduzione del costo del denaro potrebbe essere una soluzione.
Reazioni dei mercati e prospettive future
I mercati europei hanno reagito positivamente all’accordo tra Stati Uniti e Giappone sui dazi. Le principali Borse europee hanno chiuso in rialzo, con:
- Parigi: +1,37%
- Londra: +0,42%
- Francoforte: +0,83%
- Madrid: +0,31%
Questi segnali indicano un clima di ottimismo, ma la situazione rimane volatile e incerta. Le discussioni tra Europa e Stati Uniti si trovano in una fase delicata, con la possibilità di una ‘no deal’ che potrebbe innescare una vera e propria guerra commerciale. Le fonti diplomatiche indicano che le due parti stanno raggiungendo un punto di non ritorno nei negoziati sui dazi.
Un possibile accordo potrebbe prevedere una tariffa unica del 15%, accettabile per molti dei 27 Paesi membri dell’Unione, in cambio di esenzioni reciproche su alcuni settori chiave. La percentuale del 15% potrebbe portare a una riduzione automatica delle attuali tariffe su settori strategici come l’automotive, dove la tariffa attuale è del 27,5%. Tuttavia, la questione dei dazi sull’acciaio rimane un ostacolo difficile da superare, con Trump che ha già indicato la sua determinazione a mantenere le tariffe alte.
Strumenti di ritorsione e normative tecnologiche
Il commissario europeo per il Commercio, Maroš Šefčovič, ha avuto colloqui con il suo omologo americano, Howard Lutnick, e le capitali europee sembrano pronte ad accettare il 15%, ma con riluttanza. La Commissione ha anche modificato i toni delle sue comunicazioni, unendo le liste di controdazi precedentemente formulate in risposta alle tariffe americane.
Inoltre, la situazione è complicata dalla crescente pressione per attivare lo Strumento anti-coercizione, noto anche come “bazooka”, che consentirebbe all’Unione di adottare misure di ritorsione come dazi, restrizioni sugli investimenti e esclusione da appalti pubblici. Questo strumento potrebbe entrare in gioco se si verificasse una ‘no deal’, portando a un’escalation del conflitto commerciale.
Infine, un altro tema caldo è quello delle grandi aziende tecnologiche statunitensi e la loro conformità al Digital Service Act e al Digital Market Act europeo. Le tensioni riguardo alla regolamentazione delle piattaforme online sono state evidenziate dal Dipartimento di Stato americano, che ha definito tali normative come una forma di censura “orwelliana”.
In conclusione, mentre la bozza di un accordo commerciale è stata delineata, l’intesa finale è ancora lontana dall’essere raggiunta. Non sono previste comunicazioni immediate tra Ursula von der Leyen e Trump, ma la presidente della Commissione ha avviato iniziative parallele, come l'”Alleanza per la competitività” con il Giappone, per affrontare questioni commerciali a livello globale, con uno sguardo attento anche alla Cina.