Stonehenge, il celebre monumento neolitico situato nel wiltshire, richiama ogni anno milioni di visitatori. Il mistero della sua costruzione ruota in gran parte al trasporto dei massi, denominati megaliti, da luoghi distanti all’area attuale del sito. Una ricerca recente dell’università di Aberystwyth, in Galles, ha esaminato nuove prove geologiche a favore dell’ipotesi che quelle pietre siano state spostate manualmente dagli antichi abitanti, respingendo l’idea di un trasporto naturale causato dai ghiacciai dell’era glaciale.
La provenienza dei massi di stonehenge e la controversia scientifica
Stonehenge è formato da grandi massi chiamati sarsen e da pietre più piccole, i cosiddetti bluestones, composti principalmente da basalto blu. Questi ultimi hanno creato non poco dibattito tra gli archeologi e gli studiosi. Alcuni ritengono che le pietre blu arrivino direttamente dal pembrokeshire, contea gallese a oltre 200 chilometri di distanza dal sito nel wiltshire. La distanza così rilevante ha spinto a riflessioni su come, quando e soprattutto se siano stati i primi uomini a trasferirli fin lì. Una parte della comunità scientifica suggerisce che il movimento dei massi potrebbe essere avvenuto attraverso i ghiacciai, in particolare grazie al trascinamento di frammenti rocciosi durante l’ultima glaciazione. Questa teoria avrebbe evitato la necessità di ipotizzare trasporti manuali complessi e lunghi.
Altri però ritengono che solo la capacità umana potesse permettere un’operazione tanto precisa e megalitica, vista l’organizzazione richiesta per portare e porre pietre così grandi in posizione eretta. La discordia parte dal fatto che, nonostante numerose visite e studi, mancano ancora prove decisive per sostenere la tesi di un percorso naturale dei massi tramite la forza degli elementi.
Il contributo della ricerca dell’università di aberystwyth
Lo studio del gruppo di Aberystwyth si è concentrato sul cosiddetto masso newall, uno dei più antichi massi blu sollevati a stonehenge cinque millenni fa. Questo masso proviene da craig rhos-y-felin, zona costiera del pembrokeshire, scavo iniziato nel 1924. Gli scienziati hanno condotto analisi geologiche approfondite per capire se ci siano tracce o indicazioni a favore della teoria dei ghiacciai. Il risultato ha mostrato che non ci sono elementi sufficienti che comprovino il trascinamento naturale delle pietre.
Queste scoperte spingono verso l’idea che il masso newall, così come probabilmente altri bluestones, sia stato trasportato e posizionato dalla mano dell’uomo. Le tecniche usate in epoche così antiche restano un enigma archeologico, ma si rafforza l’ipotesi che gli antichi abbiano saputo muovere questi monoliti affrontando distanze considerevoli tra Galles e Wilshire.
Implicazioni per la comprensione delle capacità tecniche dei popoli neolitici
Questo studio, oltre a fornire chiarimenti sulla mobilità delle pietre, invita a riconsiderare le abilità tecniche e organizzative delle popolazioni neolitiche britanniche. Lo spostamento di un singolo masso da 225 chilometri di distanza richiede capacità logistiche complesse: sia in termini di trasporto su terreni difficili che nella pianificazione di come ultimare la costruzione di una struttura così complessa com’è stonehenge.
Si può ipotizzare che esistesse una rete di vie terrestri e fluviali sfruttate per il trasporto delle pietre; metodi che avrebbero adottato tecniche di sollevamento e spostamento con legname e rudimentali strumenti. Questo fa luce anche sui rituali o sullo scopo simbolico attribuito alla scelta del luogo di origine delle pietre, come fattori chiave nella realizzazione del monumento.
La ricerca potrebbe orientare nuovi studi archeologici, indirizzando l’attenzione verso indagini su percorsi di spostamento, strutture temporanee e le tecnologie usate nel neolitico superiore. D’altronde, mentre è abbondante la documentazione sulle opere in pietra di culture antiche, stonehenge rimane ancora uno dei più grandi enigmi in termini di tecnica costruttiva e ingegneria dell’epoca.
Il lavoro di Aberystwyth rompe il silenzio sulle ipotesi naturali ma ciò non esclude ricerche future che possano fornire nuove prospettive sulla storia complessiva intorno a questo monumento. Stonehenge resta un punto di riferimento per gli studiosi e un fenomeno culturale capace di attrarre interesse in tutto il mondo.