L’arte della recitazione richiede dedizione, disciplina e la capacità di affrontare momenti di solitudine. Toni Servillo, uno dei più rinomati attori italiani, ha condiviso le sue esperienze durante il Festival di Giffoni, un evento di grande prestigio nel panorama cinematografico mondiale. La sua presenza ha catturato l’attenzione dei giovani partecipanti, desiderosi di conoscere il suo percorso professionale e le sue scelte artistiche.
Il viaggio di un attore
Servillo ha descritto la sua carriera come un viaggio costellato di sfide e sacrifici. Nei suoi primi anni, ha vissuto in camere d’albergo poco accoglienti, cercando di mantenere la sua integrità artistica al di fuori delle tentazioni del mercato. “Ho sempre cercato di tenere fuori il mercato e i guadagni facili”, ha affermato, sottolineando la sua passione per il teatro e il cinema, che rappresentano una fiamma che continua a bruciare in lui. Ogni volta che sale sul palcoscenico, sente ancora il battito del cuore e il tremore delle gambe, proprio come diceva Eduardo De Filippo.
L’importanza della paura nella recitazione
Un episodio significativo che Servillo ha condiviso riguarda Louis Jouvet, un grande del teatro francese. Jouvet chiese a un giovane attore se avesse paura prima del debutto; la risposta fu negativa, ma l’attore esperto lo avvertì che la paura sarebbe arrivata con il talento. “Quando la paura non si fa più sentire, entriamo nella routine”, ha avvertito Servillo, sottolineando l’importanza di rimanere in contatto con l’emozione e la freschezza dell’interpretazione. Secondo lui, “i primi a percepire la routine sono proprio gli spettatori”, e in quei momenti è fondamentale fermarsi e riflettere su ciò che si ha da comunicare.
Collaborazione con Paolo Sorrentino
La relazione professionale di Servillo con Paolo Sorrentino è stata un altro tema centrale del suo intervento. Ha descritto Sorrentino come un “fratello maggiore” e un regista che ha avuto un ruolo cruciale nella sua carriera, offrendogli l’opportunità di interpretare ruoli significativi. “Abbiamo appena girato il settimo film insieme, ‘La Grazia’, che aprirà la prossima Mostra del Cinema di Venezia”, ha dichiarato, esprimendo entusiasmo per la loro collaborazione. Servillo ha sottolineato l’importanza che un regista conosca le capacità e i limiti del suo attore, riconoscendo il valore della loro sinergia.
Riflessioni sulla rappresentazione teatrale e cinematografica
Servillo ha anche discusso l’importanza della rappresentazione teatrale e cinematografica nella società contemporanea. Ha messo in evidenza come l’esperienza del teatro dal vivo sia sempre più rara, citando l’influenza negativa di una cultura che spinge le persone a rimanere isolate davanti a uno schermo. “La tragedia di una guerra diventa distante, quasi irreale”, ha commentato, avvertendo del rischio di disumanizzazione che affrontiamo oggi.
Quando i giovani lo hanno interrogato sui personaggi che ha interpretato, Servillo ha parlato dell’importanza di affrontare ogni ruolo come una sfida unica. “Ogni personaggio ti lascia qualcosa dentro”, ha affermato, sottolineando la necessità di approcciarsi a loro con umiltà e rispetto. La sua carriera è stata caratterizzata dalla capacità di scegliere progetti che riflettessero i suoi valori e la sua visione artistica, evitando le logiche di mercato che spesso dominano l’industria cinematografica.
Infine, Servillo ha messo in evidenza l’importanza del sacrificio e dell’impegno costante nel lavoro di un attore. “Non mi ha mai appassionato il mito del genio sregolato”, ha affermato, ribadendo che la potenza simbolica dei personaggi richiede un lavoro quotidiano comparabile a quello di un atleta. La sua dedizione all’arte e la determinazione a rimanere fedele a sé stesso sono un esempio per le nuove generazioni di artisti, che possono trovare ispirazione nella sua storia e nel suo percorso professionale.