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Burberry annuncia 39 licenziamenti in Italia nell’ambito di un piano globale di riduzione del personale

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Burberry ha comunicato ai sindacati la volontà di ridurre il personale in Italia, inserendo questo intervento in un piano di tagli più ampio che coinvolge la forza lavoro a livello mondiale. La casa di moda britannica sta affrontando una fase complicata e ha motivato le scelte con la necessità di riorganizzarsi per fronteggiare una flessione del mercato del lusso. La decisione ha subito sollevato le preoccupazioni dei sindacati, che chiedono maggior attenzione e soluzioni diverse rispetto ai licenziamenti.

Il piano di riduzione del personale di burberry e la situazione italiana

Burberry ha annunciato un taglio complessivo del 20% della forza lavoro nel mondo, che coinvolgerà diverse centinaia di lavoratori. In Italia, la riduzione riguarderà 39 dipendenti su un totale di 330 presenti nella sede del paese. L’azienda ha però chiarito che il piano italiano sarà meno drastico rispetto a quello globale. Oltre ai licenziamenti, si prevede la non riconferma dei contratti a tempo determinato, contribuendo così a una razionalizzazione delle risorse.

Questa decisione si aggiunge a un precedente intervento del 2022, quando Burberry aprì una procedura di licenziamento collettivo. Ora, l’azienda sostiene che questa nuova riorganizzazione mira a migliorare i margini di guadagno e a fronteggiare la crisi che sta colpendo il settore del lusso, rallentando le vendite di molte realtà della moda. Il piano è stato comunicato ai sindacati nelle ultime settimane, con l’apertura ufficiale della procedura di licenziamento collettivo.

Il contesto del mercato della moda e le iniziative istituzionali

Il settore della moda, in particolare quello del lusso, sta vivendo una fase complessa a livello globale. Le vendite si sono indebolite, influenzando le strategie delle grandi aziende. A sostegno delle imprese italiane del comparto, il ministero del lavoro e delle politiche sociali ha annunciato un credito d’imposta di 250 milioni, destinato a promuovere il vero made in Italy nel settore moda.

L’obiettivo di questo intervento è offrire un sostegno concreto alle aziende italiane, ma i sindacati sottolineano che il problema non può essere risolto solo con misure emergenziali. Filcams, Fisascat e Uiltucs chiedono strategie di lungo periodo per garantire stabilità e sicurezza al settore, evitando che si ripetano licenziamenti che colpiscono migliaia di lavoratori. Il quadro rimane comunque difficile, con molte imprese alle prese con esigenze di tagli e riorganizzazioni strutturali.

La reazione dei sindacati e le richieste a burberry

I sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno espresso subito critiche rispetto alla scelta di Burberry di procedere con i licenziamenti. Hanno definito la situazione del settore un alibi insufficiente per giustificare la diminuzione del personale. Per loro, l’azienda ha puntato a licenziare a causa di scelte imprenditoriali sbagliate e di investimenti non corrisposti dai risultati economici attesi.

Secondo i rappresentanti sindacali, i costi della crisi vanno scaricati sui lavoratori, mostrando la fragilità dei modelli economici adottati da molte multinazionali. Quando i profitti aumentano, i guadagni non vengono redistribuiti, mentre nei momenti di difficoltà è il personale a pagare, attraverso riduzioni e licenziamenti. Questa dinamica si ripete con frequenza, dimostrando scarso equilibrio tra azienda e dipendenti.

Possibili alternative ai licenziamenti e stato di agitazione

Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno richiesto a Burberry di esplorare altre soluzioni rispetto alla chiusura dei rapporti di lavoro. Hanno chiesto di considerare l’uso degli ammortizzatori sociali per proteggere chi rischia di perdere l’impiego. Hanno suggerito anche un piano di sostenibilità per punti vendita e sede, oltre a mettere a disposizione riduzioni volontarie dell’orario di lavoro, come il part-time.

Inoltre, i sindacati propongono forme di sostegno economico a chi accetta volontariamente la fine del rapporto lavorativo, accompagnate dalla ricerca di risposte più stabili per evitare nuovi momenti di crisi. Dinanzi all’assenza di risposte concrete da parte dell’azienda, è stato avviato lo stato di agitazione. Questo segnale indica l’intenzione di intensificare le proteste e ottenere un confronto più approfondito sulle condizioni di lavoro.

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