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Accordo tra ue e usa prevede tariffa base del 15% con esenzioni ancora da definire

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L’intesa commerciale tra Unione europea e Stati Uniti si basa su un meccanismo tariffario che punta a stabilire una tariffa base del 15%. Questa proposta include una clausola nota come “Nazione Più Favorita” , che limita la tariffa media sul commercio transatlantico al 4,8%. Restano però da definire alcuni dettagli sulle esenzioni tariffarie, che potrebbero modificare i livelli delle imposte su specifici prodotti importati ed esportati tra i due blocchi.

Il meccanismo della tariffa base del 15% e la clausola mfn

Lo schema di accordo commerciale, sviluppato attraverso negoziati tra Bruxelles e Washington, prevede una tariffa minima del 15% da applicare sugli scambi tra le due economie. Questa tariffa si accompagna alla clausola della “Nazione Più Favorita” , che garantisce parità di trattamento per tutte le merci riguardo ai dazi. Nel contesto del commercio Ue-Usa, l’applicazione della clausola Mfn determina una tariffa media pari al 4,8% su beni scambiati tra le due parti.

Questa formula mira a evitare discriminazioni tariffarie tra paesi membri del WTO, imponendo un tetto massimo alle tariffe che limitano tensioni commerciali. Il sistema è pensato per mantenere una base uniforme su cui lavorare, ma lascia margini d’intervento per concessioni specifiche su alcuni prodotti.

Le esenzioni tariffarie ancora da chiarire nel negoziato

Fonti diplomatiche europee segnalano che all’interno del piano tariffario restano da definire esenzioni su determinati beni. L’Ue potrebbe abbassare i propri dazi fino allo 0% su alcune merci provenienti dagli Stati Uniti, oppure pareggiare le tariffe al livello fissato dalla clausola Mfn. Queste scelte sono tese a creare condizioni favorevoli per settori strategici o per prodotti con alto potenziale di scambio.

Le esenzioni saranno oggetto di negoziazioni attente che prenderanno in considerazione gli interessi commerciali specifici, le richieste dei produttori nazionali e le dinamiche dei mercati internazionali. Per esempio, alcuni comparti come l’automotive o l’agroalimentare potrebbero beneficiare di tariffe più basse per favorire scambi più fluidi.

Il ruolo decisivo del presidente degli stati uniti nel via libera finale

Il completamento dell’accordo dipende dalla decisione finale dell’amministrazione statunitense, in particolare dal presidente Donald Trump, che mantiene il potere di ratificare o respingere le condizioni stabilite dalle parti. “Il suo parere determinerà l’entrata in vigore o meno del nuovo schema tariffario da maggio 2025.”

Le opzioni rimaste aperte evidenziano come il negoziato non sia ancora concluso. La leadership americana dovrà valutare l’impatto economico e politico prima di autorizzare l’intesa. Una decisione favorevole potrebbe segnare un cambiamento nelle relazioni commerciali transatlantiche, mentre un passo indietro produrrebbe nuove incertezze per imprese e governi.

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