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La fotografia di Rodney Smith tra rigore formale e ironia surreale in mostra a Rovigo

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Rodney Smith, fotografo statunitense noto per le sue immagini che fondono eleganza e una vena surreale, sarà protagonista di una mostra a Palazzo Roverella a Rovigo, dal 3 ottobre 2025 al 1 febbraio 2026. La rassegna offre un’ampia selezione delle sue fotografie realizzate con metodi tradizionali, senza ritocchi digitali, e racconta il percorso di un artista che ha saputo coniugare tecnica artigianale e un gusto raffinato. La mostra, curata da Anne Morin e prodotta da Silvana Editoriale, si inserisce nella tradizione di esposizioni dedicate a grandi fotografi, mettendo in luce il rapporto tra reale e immaginario caratteristico di Smith.

Rodney smith: un ritratto dell’artista e della sua visione fotografica

Rodney Smith definiva se stesso come un «ansioso solitario» che trovava nella fotografia uno sfogo per tradurre emozioni e conciliare la quotidianità con l’ideale. Nato nel 1947 e scomparso nel 2016, ha coltivato una passione per le immagini fin da bambino, influenzato da maestri come Walker Evans, Ansel Adams e Margaret Bourke-White. La sua formazione artistica si è intrecciata con la filosofia e la teologia, discipline che hanno contribuito a modellare il suo approccio visivo e concettuale.

Le sue fotografie non solo raccontano scene con una composizione rigorosa, ma introducono anche elementi di ironia e surreale che spesso richiamano l’estetica dei dipinti di René Magritte. Smith creava le sue opere esclusivamente con la pellicola e la luce naturale, rifiutando ogni tipo di ritocco digitale o artificiale. La sua metodologia prevedeva l’uso attento della luce e il posizionamento preciso del soggetto: «mi fido del mio istinto per arrivare al cuore del problema. una volta trovato il posto giusto e la luce giusta, tutto il resto scaturisce da lì», dichiarava.

Informazioni sulla mostra a palazzo roverella

La mostra, dal titolo «Rodney Smith, fotografia tra reale e surreale», presenta circa cento fotografie raccolte in sei sezioni tematiche che evidenziano le principali direttrici stilistiche e narrative del suo lavoro. Ognuna di queste sezioni esplora aspetti specifici dell’estetica smithiana, come l’equilibrio tra forma e contenuto, il gioco con i contrasti, e la presenza di dettagli sottili che conferiscono alle immagini un’aura sospesa.

Palazzo Roverella continua così a ospitare retrospettive dedicate a fotografi di spicco, proponendo al pubblico un dialogo tra la storia della fotografia e le personalità che l’hanno plasmata. L’allestimento mette in risalto la cura artigianale e la precisione formale dei lavori di Smith, sottolineando quanto ogni scatto rappresenti un’operazione meticolosa, quasi orafa, con elementi di humour raffinato e un uso sapiente dell’ironia.

Le fotografie sono presentate in ordine tematico e cromatico, riflettendo la progressione artistica di Smith che, dagli anni sessanta, ha dedicato una parte della sua carriera anche alla fotografia di moda collaborando con nomi come Ralph Lauren e Bergdorf Goodman. L’eredità di Smith si estende anche all’ambito editoriale, con immagini pubblicate su testate come Time, The New York Times e Vanity Fair.

Stile e tecnica: dal bianco e nero al colore

Smith ha utilizzato per gran parte della sua carriera il bianco e nero, prediligendo la pellicola alla fotografia digitale. Il suo rapporto con la fotografia a colori è iniziato più tardi, intorno al 2002, riconoscendo però differenze di linguaggio fra i due approcci. Il bianco e nero, secondo lui, racchiudeva «molto più colore in senso emotivo e simbolico» rispetto alle immagini a colori.

Il lavoro di Smith si distingue per la composizione rigorosa e la perfetta gestione della luce, elementi che conferiscono alle immagini un senso di ordine e calma apparente. L’assenza di ritocchi digitali lascia in evidenza la manualità e la precisione artigianale dietro ogni scatto. La cura per i dettagli emerge da accostamenti equilibrati di forme, texture e spazi, capaci di creare narrazioni visive molto sobrie ma efficaci.

Su questa base si inseriscono elementi di surreale e ironia che sollecitano una certa riflessione e un sorriso. I suoi scatti evocano mondi immaginari in cui si percepisce un senso di pace, senza mai cadere nell’eccesso o nell’artificio. Questa combinazione ha spinto critici e curatori a vedere paralleli con il cinema di Alfred Hitchcock, Wes Anderson o Buster Keaton, a testimonianza dell’ampiezza e della profondità delle fonti di ispirazione di Smith.

L’eredità artistica e la ricezione del pubblico

Rodney Smith ha lasciato una traccia durevole nel mondo della fotografia, unendo rigore estetico e contenuti leggeri, stimolanti, capaci di resistere al passare del tempo. Le sue immagini sono state apprezzate non solo per la tecnica ma per il modo in cui sanno coinvolgere lo spettatore, guidandolo attraverso immagini che si fanno poesia visiva.

La scelta di Palazzo Roverella di dedicargli una mostra monografica rappresenta un riconoscimento alla sua capacità di combinare mestiere e sensibilità, e conferma il luogo come uno spazio di riferimento per l’arte fotografica italiana. Il pubblico potrà confrontarsi con un corpus significativo e inedito di scatti che restituiscono la complessità e la cura di un maestro che ha privilegiato la pellicola, la precisione e un uso essenziale della tecnica per raccontare storie semplici e profonde.

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