La confisca del Grand Hotel La Sonrisa, storica struttura situata a Sant’Antonio Abate nel napoletano, ha subito un ulteriore slittamento. Il tribunale amministrativo regionale della Campania ha infatti sospeso l’atto, permettendo alla famiglia Polese di mantenere in attività l’hotel fino a gennaio 2026. La vicenda è al centro di un contenzioso giudiziario e amministrativo che coinvolge aspetti urbanistici, ambientali e penali, con riflessi anche sulle amministrazioni locali.
Il contenzioso sulla confisca e il motivo della sospensione
La confisca del Grand Hotel La Sonrisa è stata disposta a seguito di un procedimento per lottizzazione abusiva, considerata la causa principale dell’intervento dello stato sull’immobile. Questo provvedimento, ormai definitivo nelle intenzioni, è però stato impugnato dalla famiglia Polese davanti al Tar Campania, che ha concesso una proroga per permettere una revisione più approfondita del caso.
Gli avvocati e i consulenti urbanisti e geologi della famiglia hanno presentato perizie tecniche e materiali video per dimostrare che le opere edili realizzate non hanno modificato in modo sostanziale il territorio circostante, né arrecato danni all’ambiente o al paesaggio. Le consulenze puntano a evidenziare l’assenza di pregiudizi ambientali, un punto chiave per argomentare la sospensione dell’esecutività della confisca.
Il Tar ha quindi motivato il rinvio con la necessità di un approfondimento sul reale impatto delle attività edilizie, dando alla famiglia Polese altri mesi per cercare di ribaltare la situazione.
Lo stato attuale dei procedimenti penali e amministrativi
Parallelamente al giudizio amministrativo, pendono almeno due processi penali correlati, nati dall’esecuzione del provvedimento di confisca e da una richiesta di revisione del primo giudizio. I processi riguardano questioni legate al corretto svolgimento delle attività giudiziarie e alla validità delle misure adottate.
Questo doppio binario legale complica ulteriormente la vicenda e rende instabile la posizione dell’immobile. La famiglia Polese segue con attenzione anche questi sviluppi, convinta che possano influire sul destino della struttura nel medio termine.
Le reazioni delle istituzioni locali e la posizione della sindaca
Dal Comune di Sant’Antonio Abate non sono mancati i commenti di carattere ufficiale, pur mantenendo un atteggiamento prudente. La sindaca Ilaria Abagnale ha dichiarato che “il provvedimento del Tar non è da commentare, ma da rispettare”, e ha aggiunto che “le autorità giudiziarie avranno tutto il tempo necessario per valutare con attenzione ogni passaggio dell’iter amministrativo gestito dagli uffici comunali.”
La prima cittadina ha sottolineato che l’amministrazione ha operato con trasparenza e condivisione istituzionale in ogni fase della gestione della questione, rimarcando una volontà di rispettare le decisioni giudiziarie pur rimandando ogni giudizio a conclusioni più definitive.
La decisione della corte di appello di roma e la richiesta di cancellazione della confisca
Nel frattempo, la controversia si è spostata anche su un altro fronte, quello della Corte di Appello di Roma, dove lo scorso aprile è stata presentata una petizione da Concetta Polese per ottenere l’annullamento della confisca. Questa mossa fa parte della strategia legale della famiglia per ribaltare il giudizio definitivo che consegna l’area al Comune.
La richiesta è all’esame della giustizia superiore, che dovrà valutare le ragioni portate avanti dalla difesa sostenendo l’assenza di profili penalmente rilevanti nelle modifiche apportate al sito. Questo passaggio resta cruciale per le sorti future dell’hotel, e potrebbe modificare la traiettoria degli eventi giudiziari.
Restano dunque aperte molte incognite sull’evoluzione della vicenda. Da un lato la struttura continua a operare, dall’altro permangono disputi legali e amministrativi che potrebbero riservare ulteriori sorprese nei prossimi mesi.