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Il brasile e gli stati uniti trattano sui dazi del 50% annunciati da trump sull’export brasiliano

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Il governo brasiliano ha intrapreso contatti riservati con l’amministrazione statunitense per discutere della tassa del 50% che il presidente Donald Trump ha annunciato sull’export brasiliano a partire dal primo agosto. La notizia emerge dalle dichiarazioni del vicepresidente e ministro dell’Industria e del Commercio, Geraldo Alckmin, che ha confermato trattative in corso tra i due paesi, anche se finora il dialogo ha incontrato ostacoli diplomatici. Intanto il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha commentato la situazione, negando un’escalation di guerra commerciale ma sottolineando che tutto dipenderà dalle prossime mosse di Washington.

I colloqui riservati tra brasile e stati uniti sui dazi

Geraldo Alckmin ha spiegato che il governo brasiliano sta portando avanti negoziati attraverso canali istituzionali, mantenendo un profilo riservato. Le discussioni riguardano direttamente i dazi del 50% sulle esportazioni brasiliane, imposti unilateralmente da Washington e previsti dal primo agosto. Questi colpi tariffari rischiano di colpire duramente i principali settori dell’export brasiliano destinato agli stati uniti.

La trattativa si sta sviluppando, ma segnala anche difficoltà significative legate allo scarso peso diplomatico degli interlocutori coinvolti. Al momento infatti a Brasilia manca un ambasciatore statunitense titolare. L’incaricato d’affari presente non gode di sufficienti contatti diretti con la Casa Bianca per poter avanzare richieste o soluzioni al livello più alto. Ciò ha bloccato il dialogo che per ora si concentra solo sul Dipartimento del Tesoro americano. Questo intoppo burocratico rende complicate le trattative, soprattutto perché la politica delle tariffe statunitensi ha effetti immediati e impattanti sull’economia brasiliana.

Le dichiarazioni di lula sul mutevole scenario commerciale con washington

Il presidente Lula, in occasione di un vertice sulla democrazia tenuto a Santiago del Cile, ha fornito un commento sulla situazione con gli stati uniti. Ha escluso che finora esista una guerra commerciale vera e propria. La minaccia tariffaria rimane un atto unilaterale e non provocato, ma la sua intenzione è chiara: “la risposta brasiliana scatterà solo se gli stati uniti confermeranno l’imposizione dei dazi.” “Una guerra tariffaria inizierà quando risponderò a Trump, se non cambierà idea,” ha detto il capo dello stato.

Ha anche manifestato tranquillità nel modo in cui il governo sta affrontando la crisi, evidenziando il ruolo del ministero degli Esteri e di Geraldo Alckmin. Sono state attivate collaborazioni anche tra leader imprenditoriali dei due paesi, che stanno negoziando direttamente. Lula ha sottolineato che il danno principale ricadrà sulle imprese e sui settori statunitensi che subiranno pesanti ripercussioni commerciali, qualora i dazi entrassero in vigore e fossero mantenuti.

Complicazioni diplomatiche e impatto economico dei dazi americani

La mancanza di un ambasciatore a Brasilia, in carica formale, complica non poco la situazione. Senza un ponte diplomatico diretto il canale di comunicazione resta limitato, costringendo il governo brasiliano a lavorare con rappresentanti di grado inferiore. Questo ha rallentato la possibilità di avviare un confronto più strutturato sulle questioni commerciali.

Gli effetti dei dazi si prospettano pesanti per l’economia brasiliana, soprattutto nel settore dell’export verso gli stati uniti, uno dei mercati principali. Gli operatori brasiliani, e le loro controparti americane, cercano di trovare accordi per evitare un’escalation che potrebbe generare perdite significative. Ma la risposta sarà politica quanto economica, e dipenderà dalle decisioni di Washington.

Lo scontro tariffario si inserisce in un contesto di tensioni commerciali internazionali, dove ogni mossa ha conseguenze immediate sulle relazioni bilaterali e sulle attività commerciali. La prudenza e la discrezione nelle trattative raccontate da Alckmin e Lula indicano quanto la posta in gioco sia alta e le vie d’uscita ancora poco chiare.

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