Cinque persone sono state fermate dai carabinieri della compagnia di Locri nell’ambito di un’inchiesta per estorsione aggravata dal metodo mafioso e turbativa d’asta. La misura cautelare è stata disposta dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giuseppe Lombardo. Le operazioni di arresto si sono svolte in vari comuni della locride, tra cui Siderno, Placanica, Riace e Caulonia.
I dettagli dell’operazione e le modalità degli arresti
L’ordinanza di custodia cautelare ha portato alla detenzione di cinque sospetti, quattro dei quali sono stati portati in carcere mentre uno è stato posto ai domiciliari. Le indagini si sono concentrate su una serie di condotte illecite legate al settore degli appalti pubblici, in particolare per lavori stradali a Siderno. L’inchiesta ha preso avvio nel marzo 2023, su segnalazione di un dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Siderno. È stato proprio lui a denunciare le pressioni e le minacce che alcuni imprenditori hanno subito per escludere una ditta locale dalla partecipazione a una gara pubblica.
Gli investigatori hanno verificato che i sospettati avevano esercitato pressioni attraverso atti intimidatori per impedire l’accesso a un appalto nel campo delle infrastrutture, compromettendo la libera concorrenza nel territorio della locride. Il recupero delle testimonianze e le attività di intercettazione hanno fatto emergere un quadro chiaro di azioni rivolte a favorire determinate imprese ai danni di altre, spesso con metodi riconducibili a schemi mafiosi.
Il ruolo dell’intermediario e le minacce rivolte all’imprenditore
Un elemento centrale dell’indagine riguarda la partecipazione del fratello della vittima, che ha agito come intermediario tra gli arrestati e l’imprenditore danneggiato. Secondo le ricostruzioni, avrebbe convinto la vittima a non presentarsi alla gara d’appalto, sollevando il timore di rischi concreti per la sua incolumità personale. Questi episodi confermano come le minacce avessero un impatto pesante sulla libertà di concorrenza e sul normale svolgimento delle gare pubbliche.
Le indagini hanno confermato che la presenza degli indagati nel ciclo degli appalti ha generato una situazione di intimidazione tale da bloccare la libera partecipazione degli operatori economici locali. In questo modo, si sarebbe garantito a un gruppo ristretto il controllo di commesse pubbliche, escludendo in modo forzato altri concorrenti. Questo tipo di dinamiche erano alla base dei reati contestati, aggravati dal metodo mafioso e dalla violazione delle norme sulle procedure di gara.
La diffusione e le ripercussioni dell’inchiesta nel territorio della locride
L’operazione ha avuto ricadute significative nei comuni interessati, coinvolgendo realtà come Siderno, Placanica, Riace e Caulonia. Questi territori, già segnati da presenze criminali, sono al centro di un contrasto deciso da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. L’arresto degli indagati rappresenta un intervento diretto contro le infiltrazioni di tipo mafioso nel settore degli appalti locali.
L’indagine parte da fatti concreti, tra minacce e pressioni documentate, che hanno impedito l’accesso ad appalti pubblici a un imprenditore della zona. Le misure cautelari odierne testimoniano l’impegno della procura di Reggio Calabria e dei carabinieri di Locri nel frenare queste attività illecite e ripristinare condizioni di regolare concorrenza. Le autorità continuano a monitorare la situazione per evitare nuove interferenze nelle procedure pubbliche della locride.