L’Unione europea ha messo a punto un sistema standardizzato per calcolare l’impronta di carbonio dei pannelli fotovoltaici. Questo strumento scientifico serve a definire criteri chiari e uniformi per valutare le emissioni lungo l’intero ciclo di vita dei moduli solari. L’obiettivo è fare chiarezza sul reale impatto ambientale di queste tecnologie, favorendo la diffusione di soluzioni più sostenibili. Il progetto punta a supportare le regole del regolamento Ecodesign e gli impegni climatici europei per il 2030 e 2050.
Un metodo armonizzato per il calcolo delle emissioni nei moduli fotovoltaici
La Commissione europea, tramite il Centro Comune di Ricerca , ha pubblicato un rapporto che definisce nuove regole per quantificare la carbon footprint dei moduli solari. Questo approccio si basa sull’Environmental Footprint, la metodologia già adottata dall’UE per valutare l’impatto ambientale dei prodotti. In particolare, il documento si avvale delle Product Environmental Footprint Category Rules specifiche per i pannelli fotovoltaici.
Valutazione su tutto il ciclo produttivo
Il metodo valuta ogni fase dalla produzione delle materie prime, come il silicio, fino alla distribuzione dei pannelli finiti. L’unità di misura adottata è il grammo di CO2 equivalente per ogni kilowattora prodotto . Questo indicatore consente di rapportare le emissioni all’energia effettivamente generata durante la vita del pannello, offrendo un quadro più preciso rispetto a considerazioni solo di processo produttivo.
Questo sistema permette di includere nel calcolo anche le tecnologie emergenti, come i pannelli con perovskiti o moduli tandem, tenendo conto delle diverse caratteristiche e fasi produttive. L’approccio mira quindi ad assicurare trasparenza e uniformità nelle misurazioni, importante per stabilire criteri ambientali efficaci in tutta l’Europa.
Variabilità dei fattori che influenzano l’impronta di carbonio dei pannelli
Le emissioni associate ai pannelli fotovoltaici variano notevolmente a seconda delle condizioni di fabbricazione e delle caratteristiche del prodotto. L’analisi del JRC mostra come i dati stimati passino da 10,8 grammi di CO2eq per chilowattora in situazioni ottimali, fino a 44 grammi nelle più critiche.
Uno degli elementi che incide maggiormente è il mix energetico utilizzato nei processi produttivi. Le emissioni derivanti dalla produzione del silicio dipendono molto dalla rete elettrica del paese dove si producono i wafer. Se questa rete è basata su fonti fossili, la carbon footprint sale considerevolmente. Al contrario, la fabbricazione in paesi con energia rinnovabile riduce sensibilmente l’impronta.
Altri elementi di incidenza
Un altro fattore determinante è la quantità di silicio presente nel pannello. L’aumento del suo contenuto può far lievitare la carbon footprint fino all’80%. Ciò dipende da variabili come lo spessore dei wafer e le perdite di materiale durante il taglio, che però tendono a ridursi nel tempo grazie al miglioramento dei processi industriali.
Anche altri materiali come il vetro e l’alluminio contribuiscono alle emissioni complessive. Infine, la durata del pannello determina quanto le emissioni iniziali si possono ammortizzare durante la vita utile. Se un modulo passa da 30 a 25 anni di operatività, la sua impronta di carbonio cresce del 20%. Ridurre la vita a 20 anni la fa aumentare addirittura del 50%.
Impatto delle nuove regole sul mercato europeo del fotovoltaico
Queste nuove regole si inseriscono in un quadro normativo più ampio, che punta a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti elettrici. Il riferimento è la direttiva Ecodesign che stabilisce requisiti minimi per i prodotti energetici. L’iniziativa mira anche a sostenere gli obiettivi del piano REPowerEU, che prevede di portare a 600 gigawatt la capacità solare installata entro il 2030.
L’obiettivo è evitare che la crescita del mercato venga alimentata da prodotti con un alto impatto ambientale e dalla concorrenza di importazioni a basso costo ma più inquinanti. Con queste regole, la Commissione punta a creare condizioni più equilibrate e a premiare le aziende che producono moduli con ridotte emissioni.
Futuro della tracciabilità ambientale
In futuro, la tracciabilità e la trasparenza sull’impronta di carbonio diventeranno criteri di selezione nel mercato, creando valore aggiunto per i produttori europei e favorendo la sostenibilità lungo tutta la filiera.
Le tecnologie coinvolte e i prossimi sviluppi attesi
Il metodo standard riguarda attualmente diverse tecnologie. I pannelli in silicio monocristallino e policristallino sono quelli più diffusi e analizzati. Vengono inclusi anche i moduli a base di tellururo di cadmio . Sono considerati i modelli emergenti, come le tecnologie tandem perovskite-silicio che stanno guadagnando rilevanza.
Esclusioni e ampliamenti futuri
Alcune tecnologie come il CIGS o il micro-silicio, meno presenti sul mercato europeo, restano fuori dal campo di applicazione per ora. L’approccio si vuole però evolvere per includere in futuro altri impatti ambientali, oltre alla sola impronta di carbonio. Questo potrebbe comprendere il consumo di risorse o la produzione di particolato.
Il JRC ha sviluppato un software per aiutare tecnici e aziende nel calcolo dell’impronta di carbonio, semplificando l’applicazione del metodo. Lo strumento supporta le aziende nel rispettare i nuovi criteri e fornisce dati rigorosi utili nei processi decisionali e nella comunicazione verso i clienti e le istituzioni.