Il tragico incidente avvenuto il 17 agosto 2013 a Venezia ha portato alla morte del criminologo tedesco Joachim Vogel e ha finalmente visto una svolta significativa in sede legale. La Corte d’appello di Venezia ha emesso una sentenza che riconosce il diritto al risarcimento di circa quattro milioni di euro per la famiglia della vittima, composta dalla vedova Gundula Schaefer e dai loro tre figli. Questa decisione rappresenta un cambiamento sostanziale rispetto alla sentenza del Tribunale del 2018, che aveva negato qualsiasi forma di risarcimento ai familiari della vittima.
Il caso ha attirato l’attenzione della Corte di Cassazione nel 2021, la quale ha rimandato la questione ai giudici veneziani, imponendo una consulenza tecnica obbligatoria per gli incidenti marittimi. Questo passaggio si è rivelato cruciale per chiarire le responsabilità delle varie parti coinvolte nell’incidente, portando a una nuova valutazione dei fatti.
La dinamica dell’incidente e le responsabilità
L’incidente si è verificato nelle acque antistanti il famoso ponte di Rialto, noto per la sua affluenza turistica e il traffico intenso di imbarcazioni. La famiglia Vogel si trovava su una gondola quando fu travolta da un vaporetto, un traghetto pubblico che opera sulle acque della città. La consulenza tecnica ha rivelato che il gondoliere Stefano Pizzaggia ha ricevuto una responsabilità del 15%. Si è accertato che non aveva prestato la dovuta attenzione alle condizioni del traffico e che, nel momento in cui ha riconosciuto il pericolo, ha compiuto una errata manovra di emergenza. Invece di dirigersi verso un’area più sicura, ha ormeggiato in una posizione vulnerabile, impedendo ai passeggeri di scendere e mettersi in salvo.
La percentuale più alta di responsabilità, pari al 55%, è stata attribuita ad Actv, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico a Venezia. I comandanti dei vaporetti coinvolti nell’incidente erano già stati condannati per omicidio colposo in un processo penale, e ora l’azienda dovrà affrontare la parte principale del risarcimento. In aggiunta, il secondo gondoliere, Daniele Forcellini, ha ricevuto una responsabilità del 30%. La sua condotta ha innescato manovre pericolose da parte dei vaporetti Actv, aggravando la già complicata situazione sotto il ponte di Rialto.
Le implicazioni legali e finanziarie
La sentenza della Corte d’appello ha sollevato interrogativi non solo riguardo alle responsabilità individuali, ma anche alle pratiche di sicurezza e gestione del traffico acqueo a Venezia. La città, famosa per i suoi canali e gondole, ha affrontato sfide significative per quanto riguarda la sicurezza dei turisti e dei residenti. La sentenza, articolata in 84 pagine, è stata una risposta a queste preoccupazioni, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione nella regolamentazione del traffico marittimo.
Un aspetto importante della sentenza è l’assoluzione del taxista acqueo Franco Ambrosi, inizialmente accusato di avere un ruolo nell’incidente. La Corte ha stabilito che la sua presenza non ha influito sulla dinamica dell’incidente, e pertanto gli saranno rimborsate le spese legali già sostenute.
Per quanto riguarda il risarcimento, la famiglia Vogel aveva inizialmente richiesto nove milioni di euro, ma la Corte ha stabilito un importo inferiore. Dalle somme totali, andranno sottratti i pagamenti già effettuati dalle compagnie assicurative, come Unipolsai e Generali. Al termine della liquidazione, rimarranno da versare poco meno di due milioni di euro, suddivisi in 681mila euro per la vedova e 410mila euro per ciascuno dei tre figli.
Il futuro legale della famiglia Vogel
La sentenza della Corte d’appello potrebbe non essere la parola finale in questa tragica vicenda. La famiglia Vogel ha già espresso l’intenzione di valutare ulteriori ricorsi e non è escluso che possano presentare un ulteriore ricorso in Cassazione per cercare di ottenere l’importo inizialmente richiesto di nove milioni di euro. Questo sviluppo giuridico riflette l’ampia portata delle questioni legali legate agli incidenti marittimi a Venezia, dove la bellezza della città e la sua unicità si scontrano con le complessità legate alla sicurezza.
La vicenda di Joachim Vogel non è solo una questione di responsabilità legale, ma anche un richiamo alla responsabilità collettiva nel garantire la sicurezza di chi visita Venezia, una delle città più belle e fragili del mondo.