Con l’avvicinarsi della scadenza del 1 agosto, il clima di incertezza intorno ai negoziati tra Unione Europea e Stati Uniti si fa sempre più teso. La Cgia di Mestre, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, ha lanciato un chiaro monito: se non si raggiungerà un accordo “ragionevole”, l’Unione Europea dovrebbe preparare un pacchetto di controdazi e misure sanzionatorie nei confronti delle grandi aziende tecnologiche statunitensi.
Le big tech, come Google, Apple e Amazon, hanno accumulato profitti enormi in Europa, ma continuano a utilizzare strategie fiscali che consentono loro di pagare tasse minime nei paesi a fiscalità vantaggiosa. Questo comportamento è considerato non solo eticamente discutibile, ma anche un tema centrale nella politica fiscale dell’amministrazione Trump, che ha sempre sostenuto l’idea di una tassazione favorevole per le multinazionali americane.
Le conseguenze dell’assenza di un accordo
Nel contesto del G7 tenutosi in Canada nel giugno 2022, gli Stati Uniti hanno imposto un accordo che esclude le proprie multinazionali dall’applicazione della Global minimum tax, un’imposta globale fissata al 15% per le aziende con un fatturato superiore ai 750 milioni di euro. Tale misura, però, si applica solo alle grandi holding dei paesi OCSE, lasciando aperta la porta a pratiche fiscali favorevoli per le aziende americane.
L’assenza di un accordo potrebbe avere conseguenze devastanti per l’economia europea, in particolare per l’Italia. I dazi doganali al 30% richiesti dagli Stati Uniti potrebbero innescare una serie di effetti diretti sul nostro export. Ma non solo. Anche gli effetti indiretti, come:
- La probabile svalutazione del dollaro sull’euro
- L’aumento dell’incertezza nei mercati finanziari
- L’incremento dei costi delle materie prime
Questi fattori potrebbero arrecare danni al sistema produttivo italiano, stimati dalla Cgia in circa 35 miliardi di euro all’anno. Un importo che, per dare un’idea, è praticamente equivalente a una finanziaria.
L’impatto delle multinazionali tecnologiche
Il settore tecnologico statunitense è un colosso che non può essere ignorato. Nel 2022, i primi 20 colossi tecnologici americani hanno generato un fatturato aggregato globale di 1.345 miliardi di euro, un valore che si avvicina al 70% del prodotto interno lordo italiano. Questo dimostra quanto le aziende tecnologiche statunitensi siano integrate nell’economia globale e in quella europea in particolare. In Italia, nel 2022, le principali multinazionali del web hanno registrato un fatturato di 9,3 miliardi di euro, versando al fisco italiano solo 206 milioni di euro. Questo scarto tra fatturato e tassazione è emblematico delle problematiche fiscali che l’Unione Europea sta cercando di affrontare.
La questione dei dazi e della tassazione delle multinazionali è diventata un tema cruciale in un momento in cui le economie di tutto il mondo si stanno riprendendo dalla pandemia di COVID-19. L’Unione Europea ha bisogno di risorse per sostenere la ripresa economica e investire in tecnologie verdi e digitali, e il fatto che le big tech non contribuiscano equamente al bilancio fiscale è visto come un ostacolo significativo.
Possibili misure sanzionatorie
La Cgia sottolinea che, oltre a un pacchetto di controdazi, sarebbe fondamentale introdurre misure sanzionatorie nei confronti di queste multinazionali. Tali misure potrebbero includere:
- L’aumento delle tasse sulle operazioni commerciali effettuate da queste aziende in Europa
- La creazione di un sistema di tassazione più equo che garantisca che tutte le aziende, indipendentemente dalla loro origine, contribuiscano in modo proporzionale alle loro attività economiche nel continente
È chiaro che l’Unione Europea si trova di fronte a una scelta difficile: continuare a negoziare con Washington sperando di ottenere un accordo che soddisfi entrambe le parti, oppure adottare misure più drastiche che potrebbero portare a ritorsioni da parte degli Stati Uniti. Tuttavia, la Cgia avverte che l’inevitabile aumento delle tensioni commerciali potrebbe avere ripercussioni negative su piccole e medie imprese europee, che già si trovano ad affrontare sfide significative in un contesto di mercato globale sempre più competitivo e complesso.
In questo scenario, la capacità dell’Unione Europea di fare fronte comune contro le pratiche fiscali aggressive delle multinazionali statunitensi sarà fondamentale. La situazione attuale rappresenta un’opportunità per ripensare e riformare il sistema fiscale internazionale, affinché sia più equo e sostenibile per tutti i paesi coinvolti. La strada da percorrere è lunga e ricca di ostacoli, ma la determinazione di affrontare il problema delle big tech e della loro tassazione potrebbe portare a un cambiamento positivo nel panorama economico europeo.