Il regista argentino Luis Ortega, noto per il suo approccio originale e audace al cinema, esplora temi complessi e sfumati nel suo ultimo lavoro, “El Jockey”. In un’intervista con l’ANSA, Ortega delinea il profilo del protagonista, Remo, un personaggio stratificato che incarna l’essenza di un fantino, un tossicodipendente e un ubriacone. La sua vita subisce un drammatico cambiamento quando, dopo una caduta da cavallo, si trova costretto a riconsiderare il proprio ruolo nella società e le aspettative che gli sono state imposte. La pellicola, una tragicommedia noir intrisa di surreale, si distingue per il suo stile visivo, ispirato da registi come Aki Kaurismäki, il cui linguaggio cinematografico è stato tradotto nel lavoro del direttore della fotografia Timo Salminen.
Un debutto significativo alla Mostra del Cinema di Venezia
“El Jockey” ha debuttato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, un palcoscenico prestigioso che ha già portato il film a diverse proiezioni in festival internazionali, prima di approdare nelle sale italiane il 17 luglio, grazie alla distribuzione di Lucky Red. Questa data rappresenta un momento significativo per il film e per il regista, che ha già ricevuto apprezzamenti per opere precedenti come “Caja negra” e “L’angelo del crimine”.
La complessità del personaggio di Remo
Nel film, la storia di Remo, interpretato da Nahuel Perez Biscayart, si snoda attraverso una serie di identità e generi, riflettendo un cammino di autoscoperta. Remo, un fantino una volta celebre, si trova ora in una spirale di debiti e dipendenze, sotto la morsa del boss Sirena, interpretato da Daniel Gimenez Cacho. La sua relazione con Abril, interpretata da Úrsula Corberó, si deteriora mentre lui affronta il proprio declino. Ortega descrive questo viaggio interiore come una lotta con i ricordi e una trasformazione emotiva, una narrazione che si arricchisce di esperienze autentiche.
- Remo è un fantino in declino.
- Si confronta con il suo passato e le sue dipendenze.
- La sua relazione con Abril si deteriora.
- La figura di Remo è ispirata a esperienze reali.
Ortega ha rivelato che la figura di Remo è stata parzialmente ispirata da un giovane senzatetto russo che ha incontrato molte volte per le strade di Buenos Aires. Ha persino cercato di coinvolgerlo nel suo lavoro, ma l’uomo ha rifiutato, definendo il cinema un “lavoro stupido”. Inoltre, Ortega ha inserito nel personaggio alcuni tratti e esperienze personali, inclusi momenti vissuti dal suo stesso fratello. Questa profondità di caratterizzazione è ulteriormente amplificata dall’influenza di un’opera di Jack London, “Il Vagabondo delle stelle”, dove il protagonista, dopo aver subito torture, inizia a ricordare le sue vite passate. In “El Jockey”, Remo, dopo una fase di dolore, riesce ad accedere a nuove esistenze, un elemento che fa da filo conduttore nella narrazione.
L’umorismo come strumento di riflessione
Ortega sottolinea l’importanza del tono comico all’interno della pellicola, affermando che l’umorismo rappresenta un mezzo per affrontare il dolore della vita. “Voglio sempre che un film sia divertente, perché l’umorismo è l’unico modo per superare il dolore che affrontiamo,” afferma il regista. Secondo lui, avere un approccio che combina l’orrore e l’umorismo permette di esorcizzare le ansie e le paure, un concetto che ha maturato nel corso degli anni, rispetto alla sua visione giovanile più seria.
Il viaggio di Ortega non si ferma a “El Jockey”. Il regista è già al lavoro su un nuovo progetto, Magnetizado, che affonda le radici in crimini realmente accaduti, simile a quanto fatto con “L’angelo del crimine”. In questo nuovo film, la trama ruota attorno a un giovane che negli anni ’80 uccise quattro tassisti a Buenos Aires in una sola settimana. La narrazione di Ortega prevede un cambiamento radicale per il protagonista, che sarà interpretato da Wos, uno dei rapper più celebri dell’America Latina. Per il ruolo femminile, Ortega ha espresso il desiderio di ingaggiare un’attrice italiana, segno di un’apertura verso collaborazioni internazionali.
Durante il suo recente viaggio promozionale in Italia, Ortega ha toccato anche temi di rilevanza sociale, parlando della situazione attuale in Argentina e dei conflitti innescati dalle politiche del presidente Javier Milei. “Abbiamo un presidente terribile,” ha commentato Ortega. “È un uomo molto aggressivo che odia tutti, ma penso odii soprattutto se stesso.” Questa riflessione non è solo un’analisi politica, ma un invito a considerare il contesto sociale e culturale nel quale Ortega opera, evidenziando le sfide e le contraddizioni di una nazione che sta vivendo un momento critico.
La complessità di “El Jockey” e il contesto in cui è stato realizzato offrono una finestra sul mondo di Ortega, un regista che non teme di affrontare la realtà con uno sguardo critico e, al tempo stesso, speranzoso. Con una narrazione che fonde dramma e umorismo, il suo lavoro continua a sfidare le convenzioni del cinema contemporaneo, invitando il pubblico a riflettere sulle molte sfaccettature della vita e dell’identità.