Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea stanno raggiungendo livelli critici, con il presidente americano Donald Trump che si è mostrato particolarmente irremovibile nelle sue richieste riguardanti i dazi sulle merci importate dal Vecchio Continente. Secondo quanto riportato dal Financial Times, Trump ha avanzato la sua richiesta di dazi minimi che vanno dal 15% al 20%, un’azione che complica ulteriormente un negoziato già fragile e incerto.
Ultima offerta dell’Unione Europea
L’ultima offerta dell’Unione Europea, che proponeva uno scambio di concessioni nel settore automobilistico, non ha convinto il presidente statunitense. Trump sembra determinato a mantenere una posizione di forza. Questo nuovo sviluppo è emerso durante la recente missione del capo negoziatore europeo, Maros Sefcovic, a Washington. Nonostante gli incontri con i consiglieri di Trump, Paul Lutnick e Mike Greer, non ci sono stati progressi significativi. Il rientro di Sefcovic a Bruxelles ha portato con sé un solo messaggio chiaro: “Solo sforzi concertati e autentici da entrambe le parti potranno portarci al traguardo”. Questo monito evidenzia le frizioni persistenti su questioni cruciali come l’automotive e l’agroalimentare, con l’incognita dell’imprevedibilità di Trump che continua a pesare come un macigno.
Strategie dell’Unione Europea
Nel frattempo, l’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen continua a perseguire una soluzione negoziata, dichiarando che la priorità rimane quella di evitare un conflitto commerciale aperto. Il portavoce Olof Gill ha sottolineato l’importanza della sospensione del primo pacchetto di contro-dazi da 21 miliardi di euro, previsto per entrare in vigore il 6 agosto, come gesto di buona volontà per favorire il dialogo.
Durante un briefing riservato con gli ambasciatori dei 27 Stati membri dell’Unione, Sefcovic ha delineato una serie di possibili scenari futuri. Questi vanno da un’intesa su aliquote tra il 10% e il 15%, fino all’ipotesi più grave di tariffe al 20%. Non è da escludere, inoltre, la possibilità di un aumento dei dazi fino al 30%, come minacciato da Trump, il che porterebbe a una reazione immediata e a contromisure che potrebbero estendersi anche alle Big Tech. I rappresentanti dei Paesi membri hanno confermato il loro sostegno alla Commissione Europea, consapevoli che la pressione esercitata da Trump aumenterà man mano che si avvicina la scadenza.
Conseguenze politiche e scenari futuri
Qualora si materializzasse l’ipotesi di un’aliquota del 20%, le conseguenze politiche per l’Europa sarebbero significative. Gli interessi divergenti tra i vari Stati membri potrebbero complicare ulteriormente la situazione. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha fatto notare che è “irrealistico” sperare in un accordo a dazi zero, dato che per Washington il disavanzo commerciale transatlantico è calcolato solamente sulle merci, senza tener conto del surplus nei servizi. Di conseguenza, l’unico approdo plausibile potrebbe essere un’intesa “asimmetrica”, fondata su aliquote più contenute, a partire dal settore automobilistico, in cui l’Unione Europea ha offerto di azzerare le proprie tariffe sui veicoli statunitensi in cambio di una riduzione delle tariffe americane, attualmente al 25%.
Tuttavia, questa proposta non ha prodotto i risultati sperati. La Francia, dal canto suo, ha assunto un atteggiamento più assertivo, chiedendo di utilizzare gli strumenti di difesa commerciale dell’Unione Europea di fronte a dazi che sono stati definiti “inaccettabili”.
Nella settimana che precede la scadenza per un accordo, l’Unione Europea si prepara a lavorare su due fronti asiatici. Il 23 luglio, a Tokyo, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il primo ministro portoghese Antonio Costa discuteranno di un potenziamento della cooperazione commerciale, spingendo per un rafforzamento del CPTPP, l’accordo transpacifico che coinvolge anche Canada, Giappone e Regno Unito. Questo potrebbe rappresentare una base per un “WTO 2.0”, un nuovo approccio alle relazioni commerciali globali.
Il giorno successivo, i leader europei voleranno a Pechino, dove l’Unione Europea chiederà un “riequilibrio” nelle relazioni commerciali, sottolineando una situazione attuale considerata “inaccettabile”. La richiesta di reciprocità sarà il mantra da ripetere al Dragone, una strategia che potrebbe rivelarsi utile anche nel dialogo con Washington.
In questo clima di incertezze e tensioni, la situazione commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea rimane delicata e complessa. La strada verso un accordo sostenibile appare irta di ostacoli, e le prossime settimane saranno cruciali per determinare se le due sponde dell’Atlantico riusciranno a trovare un terreno comune o se si avvierà una nuova fase di conflitto commerciale.