Un violento attentato dinamitardo ha colpito Palermo nel pomeriggio del 19 luglio 1992, provocando numerosi feriti e danni ingenti. L’esplosione, avvenuta in via autonomia siciliana, vicino alla fiera del mediterraneo, ha interessato diverse auto e la zona circostante, causando anche il ferimento di un magistrato di rilievo.
I primi soccorsi dopo l’esplosione in via autonomia siciliana
Alle 17:15 un boato ha scosso Palermo in via autonomia siciliana, a pochi passi dalla fiera del mediterraneo. L’esplosione, attribuita a una bomba a base di tritolo, ha colpito numerose automobili parcheggiate sulla strada. Il rumore è stato udito a diversi chilometri di distanza, attirando immediatamente pattuglie della polizia e dei carabinieri.
Sul posto sono arrivati rapidamente operatori sanitari e autoambulanze da tutti gli ospedali della città, tra cui villa sofia, cervello e civico. Le condizioni dei feriti sono state varie, con decine di persone trasportate in ospedale per le cure. Alcuni testimoni oculari hanno raccontato scene di grande panico, con persone ferite e auto in fiamme. La polizia ha indicato che tra i coinvolti vi era anche un agente di scorta rimasto ferito. Il luogo dell’esplosione era sorvolato da elicotteri delle forze dell’ordine, mentre gli operatori cercavano di gestire la situazione.
La morte di paolo borsellino nell’attentato in via mariano d’amelio
Poco dopo, è emerso che tra le vittime dell’attentato c’era il giudice paolo borsellino, una delle figure più importanti nella lotta alla mafia in italia. L’esplosione è avvenuta in via mariano d’amelio, proprio vicino all’abitazione della madre e della sorella del magistrato. L’autobomba, una fiat 600 carica di tritolo, era stata parcheggiata davanti al civico 21, indirizzo di famiglia.
L’esplosione ha distrutto l’autovettura di borsellino e le due auto della scorta, coinvolgendo anche una decina di altre vetture parcheggiate. Il manto stradale è stato sconvolto per circa duecento metri, mentre l’edificio vicino ha subito gravi danni strutturali: muri lesionati, parti crollate e infissi divelti fino all’undicesimo piano. Alcuni rottami sono stati ritrovati a oltre cinquanta metri di distanza rispetto al punto dell’esplosione. Il giudice borsellino, con il corpo completamente carbonizzato e il braccio destro troncato, è stato trovato nel cortile della casa di famiglia. Il suo riconoscimento ufficiale è stato rimandato, ma colleghi che sono arrivati sul posto hanno confermato con certezza la sua identità.
Vittime e danni materiali provocati dall’attentato
Oltre al giudice borsellino, l’esplosione ha causato la morte di almeno altre cinque persone, tra cui una donna agente di polizia appartenente alla scorta del magistrato. Il suo corpo è stato ritrovato nel giardino di un appartamento vicino al luogo dell’attentato. In totale si contano almeno quattordici feriti, tra civili e un agente, alcuni in condizioni gravi.
La deflagrazione ha portato a danni visibili su diversi edifici circostanti, con finestre e balconi divelti fino all’undicesimo piano di alcuni palazzi. Testimonianze di residenti hanno descritto scene caotiche, con persone che si lanciavano dalle finestre e auto in fiamme sulla strada. Il boato è stato così violento da sembrare un terremoto, scatenando il panico tra chi si trovava nelle abitazioni vicine.
Reazioni istituzionali e situazione sul luogo della tragedia
La gravità dell’attentato ha mobilitato prontamente il governo: i ministri dell’interno, nicola mancino, e della giustizia, claudio martelli, sono stati attesi a palermo nella serata del 19 luglio. Sul posto si sono visti familiari e colleghi del giudice borsellino, visibilmente scossi e in attesa di conferme ufficiali.
Manfredi, il figlio ventenne di borsellino, è stato visto aggirarsi nella zona della strage con atteggiamento preoccupato, mentre i parenti cercavano di affrontare la notizia. Il suocero del magistrato, angelo piraino leto, accompagnato dal giudice salvatore scaduto, si è recato sul luogo, manifestando il desiderio di vedere paolo. La moglie di borsellino, a casa in via cimarosa, ha subito un malore e ha continuato a chiedere notizie del marito, ancora non avvezza alla tragica realtà.
L’attentato del 19 luglio 1992 a palermo segna una drammatica pagina nella storia della lotta alla mafia in italia, con la morte di un magistrato simbolo contro la criminalità organizzata e la violenza che ha colpito anche civili e forze dell’ordine. Le indagini e le reazioni sono proseguite mentre la città cercava di comprendere l’entità del danno e del lutto subito.