Il processo noto come “Rimborsopoli” ha chiuso un lungo capitolo giudiziario cominciato con l’inchiesta “Erga omnes” del 2015, che aveva portato all’arresto e a misure restrittive per diversi consiglieri regionali calabresi. L’inchiesta riguardava presunte irregolarità nella gestione dei rimborsi ottenuti tra il 2010 e il 2012. La sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria ha definito una situazione giudiziaria complessa, con condanne, assoluzioni e prescrizioni.
Dettaglio delle condanne e delle pene comminate
La decisione del tribunale presieduto da Silvia Capone ha inflitto sei condanne a pene detentive. La più severa ha colpito l’ex presidente del Consiglio regionale Luigi Fedele, condannato a 5 anni. Giovanni Bilardi, ex senatore e consigliere regionale, ha ricevuto una pena di 4 anni e 8 mesi, mentre il suo collaboratore, Carmelo Trapani, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi. Gli ex consiglieri regionali Giovanni Nucera e Alfonso Dattolo hanno ricevuto rispettivamente 4 anni e 4 anni e 8 mesi. L’ex assessore Pasquale Tripodi è stato condannato a 3 anni e 6 mesi.
Interdizione perpetua e incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione
Per cinque di questi imputati, escluso Tripodi, il tribunale ha disposto inoltre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione. Queste misure rappresentano un forte segnale sul controllo delle risorse pubbliche e i limiti per chi è stato ritenuto responsabile di cattiva gestione.
Assoluzioni per la maggior parte degli imputati politici
A fronte delle condanne, il tribunale ha assolto ben diciotto imputati con la formula “perché il fatto non sussiste”. Tra questi figurano nomi noti come l’ex governatore Agazio Loiero e l’ex presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova. Sono stati prosciolti anche numerosi ex consiglieri regionali tra cui Demetrio Battaglia, Antonino De Gaetano, Alfonsino Grillo, Ferdinando Aiello, Emilio De Masi e altri.
Ripercussioni sulla reputazione degli assolti
Il verdetto ha così spazzato via tutte le accuse contro questo gruppo di politici, con una netta separazione tra chi è stato considerato responsabile e chi invece è stato escluso da qualsiasi addebito penale. Questa parte della sentenza ridisegna il quadro politico coinvolto, con riflessi importanti anche sulla reputazione degli assolti.
Prescrizioni decretate su due imputati
Il tribunale ha dichiarato la prescrizione per i reati contestati a Diego Fedele, figlio dell’ex presidente Luigi Fedele, e a Giovanni Franco, che faceva parte della struttura dell’ex assessore Pasquale Tripodi. La prescrizione implica che non si procede oltre per il decorso del tempo previsto dalla legge e non comporta una valutazione di colpevolezza o innocenza.
Questa decisione chiude un ulteriore aspetto del processo che si è protratto per oltre dieci anni, segnando la fine di un lungo ciclo di indagini e udienze. Le prescrizioni rispecchiano quel tempo trascorso dalla contestazione dei fatti.
Retroscena e impatti del processo rimborsopoli sulla politica calabrese
L’indagine “Erga omnes” e il successivo processo “Rimborsopoli” hanno scosso la politica calabrese degli ultimi due lustri. Il caso aveva portato nel 2015 a misure restrittive per alcune figure di rilievo regionale, tra cui arresti domiciliari e divieto di dimora.
Gli eventi giudiziari riguardavano accuse su presunte irregolarità nella rendicontazione e nell’erogazione dei rimborsi spese dei consiglieri regionali, uscite finanziarie documentate tra il 2010 e il 2012. Per circa un decennio i fatti sono stati al centro di polemiche, processi e verifiche.
Impatto sulla trasparenza e sull’immagine delle istituzioni
La sentenza finale contribuisce a fare luce su responsabilità precise e limita il numero degli imputati riconosciuti colpevoli. Al contempo, l’assoluzione della maggior parte degli imputati segna un netto confine tra i coinvolti. Il percorso giudiziario ha certo avuto un impatto rilevante sull’immagine delle istituzioni regionali calabresi e sulla gestione della trasparenza in politica.