L’inchiesta giudiziaria che ha scosso Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, ruota attorno alla controversa commissione per il paesaggio. Questo organismo, voluto e poi rinnovato dal sindaco Beppe Sala, si trova ora al centro di un’indagine che ha portato a un numero considerevole di indagati, tra cui funzionari pubblici e imprenditori, e ha sollevato gravi accuse di degenerazioni eversive. Le indagini hanno messo in luce pratiche discutibili nella gestione della nuova urbanistica del capoluogo lombardo.
Come operava la commissione
La commissione per il paesaggio era l’unico organo decisionale per la nuova urbanistica di Milano, permettendo una rapida approvazione dei progetti senza il passaggio obbligato dal consiglio comunale. Questo sistema ha favorito in particolare i progetti di partenariati pubblico-privati (PPP), che spesso non prevedevano gare d’appalto. Un elemento chiave per giustificare l’interesse pubblico era l’inclusione di una porzione di edilizia residenziale sociale nei progetti, utilizzata per mascherare operazioni di speculazione edilizia.
Il ruolo di Giuseppe Marinoni
Al centro di questa vicenda c’è Giuseppe Marinoni, presidente della commissione e figura cruciale per il funzionamento di questo sistema. Marinoni, noto progettista milanese, è accusato di aver operato con l’intento di realizzare un “Pgt ombra”, ovvero un piano regolatore non ufficiale, e di aver incassato parcelle elevate da operatori del settore immobiliare. Secondo le intercettazioni, Marinoni ha dichiarato che se avessero concluso anche solo la metà dei progetti avviati in un breve periodo, avrebbero avuto lavoro per i successivi cinque anni, sollevando interrogativi sulla trasparenza e legalità delle pratiche seguite.
Il finanziamento controverso
Un aspetto che ha sollevato ulteriori interrogativi riguarda un finanziamento di 2.000 euro ricevuto da Sala durante la campagna elettorale del 2021, proveniente dalla Real Step, un’agenzia coinvolta in progetti di rigenerazione urbana. Sebbene il finanziamento fosse trasparente, ha destato sospetti poiché la Real Step e la sua controllata, RealStep Sicaf, erano coinvolte in progetti che hanno ricevuto pareri favorevoli dalla commissione per il paesaggio. La commissione ha emesso inizialmente un parere condizionato favorevole per un progetto di riqualificazione che prevedeva la trasformazione di un ex palazzo industriale in un complesso residenziale di 190 appartamenti, sollevando interrogativi sulla possibilità di conflitti di interesse e sulla correttezza delle decisioni prese.
L’evoluzione dell’inchiesta
L’inchiesta continua a svilupparsi, con i magistrati che esaminano la documentazione e le intercettazioni per determinare l’effettiva portata delle irregolarità . Le accuse di corruzione circolare e la possibilità di un sistema di favoritismi all’interno della commissione pongono interrogativi cruciali sulla governance della città e sulla trasparenza delle pratiche urbanistiche. La comunità milanese segue con attenzione l’evolversi della situazione, consapevole che le decisioni prese oggi influenzeranno il volto della città negli anni a venire.
In questo contesto, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni locali è messa a dura prova, e la questione si estende ben oltre il caso specifico, toccando temi più ampi di integrità e responsabilità nella gestione del patrimonio urbano.