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Il governo valuta i certificati blu per incentivare il risparmio idrico in Italia

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Il Governo italiano sta esplorando un nuovo strumento per sostenere il risparmio idrico sul territorio nazionale. Si tratta dei cosiddetti certificati blu, un meccanismo ispirato ai certificati bianchi usati nel settore energetico, ma pensato per intervenire sulle reti idriche e i grandi consumatori d’acqua. Il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Claudio Barbaro, ha confermato l’esistenza di queste valutazioni durante una risposta alla Camera dei deputati. Questo passaggio arriva in un momento in cui emergono problemi strutturali legati alla rete idrica italiana, spesso datata e con perdite elevate.

Lo stato delle reti idriche in Italia e la necessità di un intervento

L’Italia affronta una criticità storica: la rete idrica nazionale mostra segni di vetustà e inefficienza. Il dato più preoccupante riguarda il ritmo di rinnovo delle infrastrutture, che si attesta tra 1.500 e 3.000 chilometri all’anno, una cifra nettamente inferiore rispetto a Paesi come la Germania e la Francia, dove si superano i 5.000 km di rete rinnovata annualmente. Questo ritardo si traduce in perdite ingenti di risorsa: secondo le statistiche Istat raccolte per la Giornata mondiale dell’acqua, in Italia si disperdono quotidianamente 157 litri di acqua per abitante a causa delle falle nella rete. La questione è stata sottolineata dall’onorevole Erica Mazzetti, che ha richiamato l’attenzione sulle difficoltà che le multiutilities incontrano per finanziare gli interventi di ammodernamento.

La necessità di un impegno strutturale appare quindi urgente per ridurre gli sprechi e garantire una migliore gestione dell’acqua, risorsa preziosa e sempre più sotto pressione. I certificati blu andrebbero proprio a sostenere economicamente quelle imprese e gestori che si impegnano a migliorare l’efficienza idrica, anche in un’ottica di regolazione e controllo più efficaci.

Sfide tecniche e sistema attuale

L’Italia deve affrontare non solo problemi infrastrutturali ma anche la complessità di un sistema frammentato che coinvolge molti attori, dai gestori ai consumatori, passando per enti di controllo, complicando la raccolta dati, il monitoraggio delle economie d’acqua e la verifica dei risultati degli interventi.

Caratteristiche e sfide del modello dei certificati blu

L’idea di introdurre i certificati blu nasce dal successo sperimentato dai certificati bianchi nel campo dell’efficienza energetica. Tuttavia, il sottosegretario Barbaro ha evidenziato alcune differenze sostanziali tra i due settori. Intanto, il valore economico dell’acqua è molto più basso rispetto a quello dell’energia, il che impone di ripensare completamente il sistema tariffario e le modalità di mercato per la vendita e l’acquisto di questi titoli di efficientamento idrico.

Le difficoltà non si fermano all’aspetto economico. Il settore idrico presenta complicazioni tecniche rilevanti, specie nella gestione e trasferimento della risorsa su larga scala. Inoltre, fattori geografici e climatici influenzano il valore del risparmio, rendendo complesso stabilire standard uniformi di valutazione. A tutto ciò si aggiunge la frammentazione del sistema italiano, che coinvolge un gran numero di attori, dai gestori ai consumatori, passando per enti di controllo. “Questa complessità si traduce in problemi nella raccolta dati, nel monitoraggio delle economie d’acqua e nella verifica dei risultati degli interventi.”

I soggetti coinvolti e il ruolo delle water saving services companies

Per concretizzare un sistema basato sui certificati blu, è necessario definire con precisione chi siano i protagonisti del meccanismo. Da un lato c’è il regolatore, che ha il compito di porre obiettivi ambientali e indirizzi a livello nazionale. Dall’altro ci sono i soggetti obbligati, ovvero i distributori e le imprese chiamati a realizzare interventi di efficientamento e a sostenere i costi. A questi si aggiungono società specializzate nei servizi per il risparmio idrico, cui è stata attribuita la sigla WSSCo, Water Saving Services Companies.

Queste realtà sarebbero l’equivalente delle energy service companies che operano nel settore energetico. Le WSSCo dovrebbero individuare e promuovere gli interventi tecnici, commerciali e finanziari più efficaci per migliorare l’uso dell’acqua. Questo nuovo ruolo richiede competenze specifiche e capacità di coordinamento con regolatori e operatori, per assicurare che gli sforzi portino a risultati concreti, misurabili e verificabili.

Un nuovo modello di collaborazione

La presenza delle WSSCo potrebbe rivoluzionare il sistema attuale, introducendo un modello di collaborazione e supporto tecnico-finanziario dedicato esclusivamente alla sfida del risparmio idrico.

Il percorso verso una sperimentazione su scala ridotta

L’atteggiamento del Ministero dell’Ambiente, per voce del sottosegretario Barbaro, è prudente ma aperto. Si sottolinea infatti l’opportunità di avviare una fase sperimentale su scala ridotta, così da analizzare sul campo i meccanismi e le problematiche del sistema dei certificati blu. L’obiettivo è capire se e come estendere l’idea su tutto il territorio nazionale e in settori chiave come l’agricoltura e l’industria, dove i consumi idrici sono particolarmente elevati.

Per passare all’attuazione definitiva serve ancora un approfondimento dettagliato, che tenga conto delle peculiarità territoriali e delle differenti necessità dei soggetti coinvolti. Questa fase servirà anche a definire modalità di controllo, rapporti tra attori, e criteri di valutazione dei risparmi. Il tema resta quindi aperto e monitorato con attenzione all’interno delle istituzioni, e il Governo continua a valutare le soluzioni migliori per affrontare una sfida di lungo termine sul fronte dell’acqua.

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