Durante il recente G20 tenutosi a Durban, in Sudafrica, il Ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, ha sollevato preoccupazioni significative riguardo all’andamento del dollaro debole e alle politiche commerciali cinesi. Secondo Giorgetti, il dollaro, che attualmente si attesta a meno di 0,86 euro, sta accumulando effetti negativi per l’export italiano, complicando ulteriormente la situazione già tesa a causa dell’aumento dei dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti.
Questa situazione si inserisce in un contesto più ampio di tensioni commerciali globali, in particolare quelle generate dall’amministrazione Trump. L’aumento dei dazi ha reso i prodotti europei più costosi nei mercati esteri, mettendo a rischio la competitività delle aziende italiane e, più in generale, di quelle europee. Le parole di Giorgetti sono un chiaro richiamo alla necessità di affrontare in modo strategico queste sfide, che non riguardano solo l’export, ma anche l’intera economia globale.
Il ruolo del G20 e le preoccupazioni di crescita
Il G20 di Durban ha visto anche la partecipazione di Gita Gopinath, vicedirettrice del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che ha avvertito di possibili ulteriori peggioramenti delle previsioni di crescita economica a fine mese. Gopinath ha esortato i membri del G20 a risolvere le tensioni commerciali per garantire una crescita sostenibile e inclusiva. Tuttavia, il comunicato finale dell’incontro ha cercato di evitare riferimenti diretti al caos provocato dalle politiche di Trump, limitandosi a menzionare in modo più generico le “tensioni commerciali”. Questo approccio riflette la necessità di mantenere un’alleanza con gli Stati Uniti, nonostante le divergenze.
Uno dei temi principali emersi dal G20 è il bisogno di ristabilire la cooperazione internazionale, specialmente in un periodo in cui le politiche protezionistiche sembrano essere in aumento. Il comunicato ha fatto riferimento alla necessità di rafforzare il sistema commerciale multilaterale, evocando il WTO, un’istituzione che ha subito pressioni significative durante la presidenza Trump.
Le sfide delle politiche commerciali cinesi
Riguardo alla situazione in Ucraina, l’Italia ha chiesto che gli attori economici che hanno intrattenuto rapporti commerciali con la Russia vengano esclusi dai processi di ricostruzione post-bellica. Questo posizionamento è significativo e indica un approccio italiano che mira a premiare la cooperazione e la responsabilità economica.
Giorgetti ha messo in evidenza anche l’impatto crescente delle politiche commerciali cinesi sull’industria manifatturiera europea. La sovraccapacità produttiva della Cina e le sue politiche commerciali aggressive stanno influenzando negativamente le aziende italiane, creando un contesto di competizione sleale. Per questo motivo, il Ministro ha suggerito che sia necessario accendere un faro sugli appalti cinesi, specialmente quelli gestiti dalle banche multilaterali di sviluppo, al fine di garantire un mercato più equo e competitivo.
Questioni fiscali e sfide emergenti
Il G20 ha anche discusso della questione della “minimum tax” per le multinazionali, tema su cui sono emerse divergenze significative tra le proposte dell’OCSE e le posizioni statunitensi. Nonostante le tensioni, è stato raggiunto un compromesso, evidenziando la complessità dei negoziati internazionali in un contesto di crescente protezionismo.
Un altro argomento di discussione è stata l’emergente sfida rappresentata dalle stablecoin e dal loro potenziale impatto sul sistema monetario globale. La recente approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti di un’integrazione del dollaro con le criptovalute è stata vista con preoccupazione da molte nazioni europee, che temono ripercussioni significative per i Paesi emergenti. Tuttavia, questo tema non è stato incluso nel comunicato finale del G20, suggerendo una certa riluttanza ad affrontare questioni tanto complesse e divisive.
In sintesi, l’incontro di Durban ha messo in luce le sfide economiche globali attuali e la necessità di una cooperazione rinnovata tra le nazioni. Le parole di Giorgetti risuonano come un campanello d’allarme per l’industria italiana e per l’economia europea nel suo complesso, invitando a riflessioni e azioni concrete per affrontare le sfide di un mondo sempre più interconnesso e competitivo.