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Decreto infrastrutture 2025: modifica codice appalti, caro materiali e anticipazioni per progettisti

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Il decreto infrastrutture 2025 è stato approvato definitivamente dal Senato con 104 voti a favore il 15 luglio a Roma. Il provvedimento introduce numerose modifiche al codice dei contratti pubblici, finalizzate a favorire la realizzazione di opere connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza . Sul tavolo anche la gestione delle variazioni di prezzo legate al caro materiali, l’estensione degli incentivi ai dirigenti tecnici e l’anticipazione del prezzo per i servizi di ingegneria e architettura. Tante le novità con ricadute anche nel settore della protezione civile.

Novità nel codice dei contratti pubblici con il decreto

Il decreto ha ampliato da 17 a 36 il numero di articoli che riguardano il codice dei contratti pubblici, raggruppandoli in 7 capitoli. Una modifica sostanziale interessa il controllo e l’applicazione dei prezzari nelle opere pubbliche. Ora infatti, la revisione dei prezzi dovrà tener conto solo dei lavori realizzati o contabilizzati nel 2025, escludendo applicazioni retroattive sui contratti in corso. Questo vale anche per i contratti aggiudicati con offerte rese tra il primo luglio e il 31 dicembre 2023.

Il decreto ha introdotto incentivi economici anche per il personale tecnico con qualifica dirigenziale, superando il divieto degli accessori economici per questa categoria. Un’altra disposizione importante riguarda l’anticipazione del prezzo: innovazione che consente a progettisti e architetti di ricevere un acconto fino al 10% del valore del contratto, allo stesso modo delle imprese edili.

L’applicazione dei criteri ambientali minimi diventa obbligatoria e immediata per gli appalti relativi a ristrutturazioni edilizie: non si aspettano più decreti attuativi, ma la norma si applica direttamente.

Infine sono state introdotte specifiche procedure per lavori urgenti o in ambito di protezione civile, con regole più flessibili per garantire la tempestività degli interventi.

Gestione del caro materiali e modifiche ai prezzari nei contratti pubblici

Una parte centrale del decreto riguarda l’adeguamento dei prezzi nei contratti pubblici per contrastare il caro materiali, che negli anni scorsi ha rallentato diverse opere. La nuova disciplina stabilisce che le variazioni nelle stime dei costi, sia in aumento che in diminuzione, si possono calcolare solo a partire dall’anno 2025 sulla base dei nuovi prezzari fissati dalla legge di bilancio 2025.

Con questa regola si vieta ai soggetti appaltatori di chiedere ricalcoli retroattivi, evitando incertezze nei bilanci di imprese e amministrazioni. Il meccanismo così diventa più trasparente e definito, con un chiaro riferimento temporale.

Incentivi economici estesi ai dirigenti tecnici nel settore pubblico

Il decreto estende l’erogazione di incentivi previsti per il personale tecnico anche alle posizioni dirigenziali. In pratica, ai dirigenti delle funzioni tecniche sarà possibile riconoscere trattamenti economici aggiuntivi, derogando alle restrizioni vigenti nei contratti pubblici.

L’incentivo riguarderà gare con attività a partire dal 1° gennaio 2025, pur ammettendo applicazioni anche su procedimenti aperti entro la fine del 2024. Le amministrazioni saranno tenute a trasmettere periodicamente i dati relativi a dirigenti beneficiari e importi corrisposti.

Questa modifica ha lo scopo di valorizzare professionalità di alto livello, offrendo una remunerazione extra in contesti di responsabilità.

Anticipazione del prezzo per ingegneri e architetti

Prima il diritto a un’anticipazione fino al 20% riguardava solo imprese di costruzione. Con l’ultima revisione del codice, dopo l’approvazione in commissione ambiente e trasporti della Camera, anche progettisti e architetti possono ottenere un anticipo fino al 10% sul valore del contratto.

L’applicazione di questa misura è a discrezione delle stazioni appaltanti e deve essere specificata nel bando di gara. La previsione consente una maggiore liquidità ai tecnici che lavorano su appalti pubblici, facilitando l’organizzazione delle attività e il pagamento dei costi iniziali.

Applicazione vincolante dei criteri ambientali minimi negli appalti

Il decreto rende obbligatori e direttamente applicabili i criteri ambientali minimi per gli interventi di ristrutturazione pubblica, compresi lavori di demolizione e ricostruzione. La modifica interessa il comma 2 dell’articolo 57 del codice appalti. Non serve più aspettare ulteriori decreti ministeriali del MASE per l’entrata in vigore dei CAM.

Questo cambiamento sollecita le amministrazioni e gli operatori a mettere in campo subito criteri di sostenibilità nella scelta di materiali, metodi e tecnologie, in linea con gli obiettivi di riduzione degli impatti ambientali.

Aggiornamenti su qualificazione e certificati per le imprese appaltatrici

Il decreto chiarisce come gestire i certificati di esecuzione lavori e le attestazioni SOA per le imprese coinvolte negli appalti pubblici, in coerenza con le norme approvate dal correttivo appalti. Le stazioni appaltanti devono rilasciare certificazioni per le categorie e i lavori realizzati, detraendo il valore delle opere eseguite in subappalto dal computo finale.

I subappaltatori possono ottenere certificati autonomi esclusivamente sulle prestazioni di cui sono responsabili, da usare per qualifiche o rinnovi. La norma si applicherà solo ai procedimenti in corso alla fine del 2024, così da evitare impatti retroattivi.

Regole straordinarie e articolo 46-bis per appalti in emergenza

Nel testo del decreto è stato inserito un nuovo articolo 46-bis nel codice della protezione civile. Questo consente di attivare procedure semplificate per gli affidamenti pubblici quando è prevedibile un evento calamitoso.

In caso di stato di emergenza nazionale dichiarato, si possono effettuare affidamenti diretti oltre la soglia di 500.000 euro, entro 30 giorni dall’evento e nei limiti del provvedimento emergenziale. Sono previste diverse deroghe al codice appalti, per garantire rapidità negli interventi e mantenere la continuità delle amministrazioni.

Queste misure riorganizzano l’approccio alla gestione delle emergenze, anticipando azioni e snellendo gli iter burocratici.

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