Negli ultimi giorni la città di Sweida, nel sud della Siria, è stata teatro di violenti scontri fra comunità settarie. La tensione ha raggiunto un livello critico, spingendo le autorità a un cambio drastico nella gestione della sicurezza. Ahmad al-Sharaa, presidente ad interim siriano, ha deciso di trasferire il controllo della sicurezza nelle mani delle fazioni locali druse e dei loro leader religiosi, per evitare un’escalation più ampia. Questa mossa arriva dopo giorni di conflitti sanguinosi e riflette le pressioni sia interne sia internazionali per stabilizzare l’area.
La decisione di affidare la sicurezza a fazioni locali e sceicchi drusi
Il presidente Ahmad al-Sharaa ha annunciato, in un discorso televisivo, il passaggio di responsabilità per la sicurezza di Sweida dalle forze governative alle fazioni locali e agli anziani drusi. Ha spiegato come questa scelta sia volta a mettere al primo posto gli interessi del popolo siriano, scongiurando ulteriori devastazioni e il rischio di una guerra più vasta.
Al-Sharaa ha precisato che la decisione nasce dall’esigenza di evitare un conflitto aperto con Israele, che avrebbe causato gravi danni soprattutto alla popolazione drusa, minacciando la stabilità della Siria e dell’intera regione. Secondo il presidente ad interim, si sono valutate due opzioni: intraprendere uno scontro diretto, a costo della sicurezza locale, o affidare agli anziani e agli sceicchi drusi il compito di garantire la sicurezza in città. La scelta è caduta sulla seconda, per tentare di ristabilire un equilibrio con il coinvolgimento diretto della comunità.
Questa delega si fonda sulla convinzione che i leader locali possano meglio gestire le tensioni interne, almeno nella fase attuale, rispetto a una presenza militare esterna che potrebbe ulteriormente alimentare il conflitto.
Il ruolo della mediazione internazionale nella gestione della crisi
Ahmad al-Sharaa ha sottolineato l’importanza delle mediazioni degli Stati Uniti, dei paesi arabi e della Turchia nel contenere il conflitto a Sweida. Ha descritto queste iniziative diplomatiche come cruciali per evitare che la situazione degenerasse in una crisi più profonda e per dare fiato a un cessate il fuoco.
Secondo il presidente siriano, l’intervento diplomatico ha impedito una spirale di violenza incontrollabile. Al-Sharaa ha invece puntato il dito contro Israele, accusata di aver condotto attacchi su strutture civili e pubbliche nella zona. Questi raid, ha affermato, hanno aggravato le tensioni e rischiato di provocare una escalation militare su larga scala.
L’azione delle potenze esterne ha quindi avuto un impatto duplice: da un lato ha complicato il quadro sul terreno, dall’altro ha spinto a un dialogo che ha consentito il ritorno a un clima più stabile. L’intervento di mediazione internazionale, stando alle parole del presidente, ha ribadito l’urgenza di salvaguardare la sicurezza del popolo druso senza mettere a rischio la pace regionale.
Il ritiro delle forze governative e la nuova fase a sweida
Dall’inizio degli scontri, le forze governative siriane avevano rafforzato la loro presenza nella città a maggioranza drusa. Entrate in azione martedì per sedare i combattimenti con alcuni gruppi armati e tribù locali, nelle ultime ore queste truppe hanno cominciato a ritirarsi.
Il ritiro è avvenuto dopo un accordo per un cessate il fuoco fra le parti in conflitto. Il governo di Damasco ha confermato l’intervento militare con lo scopo di fermare la violenza, ma le forze sono state accusate di aver sostenuto alcune tribù beduine durante i combattimenti, aggravando le tensioni sul territorio. La decisione di Al-Sharaa di delegare la sicurezza agli anziani locali, con la mediazione degli organismi internazionali, segna quel che sembra una nuova fase per Sweida.
Responsabilità e protezione della comunità drusa
Il presidente siriano ha infine ribadito che il governo chiamerà a rispondere i responsabili di abusi contro la comunità drusa, definita “protezione e responsabilità dello Stato.” La sua affermazione segnala la volontà di porre fine alla crisi anche attraverso l’individuazione di responsabilità precise, a una settimana dallo scoppio degli scontri che avevano messo in subbuglio questa zona del paese.