Herbie Hancock ha portato una serata memorabile a Udine durante la 35/a edizione di Udin&Jazz. La performance si è svolta il 20 giugno 2025, nel piazzale del Castello, offrendo al pubblico un mix di emozioni, tecnica e messaggi sociali. Artista di fama mondiale, Hancock ha scelto di mettere in luce sia la propria esperienza sia quella dei suoi collaboratori, in un concerto dove il jazz si è proposto vivo e protagonista.
L’esordio di herbie hancock a udine e la formazione sul palco
Per Herbie Hancock era la prima volta sul palco di Udine. L’artista ha definito il luogo “bellissimo”, un commento che ha subito creato un clima raccolto. La scelta del cast è stata studiata con cura: con lui c’erano Terence Blanchard alla tromba, James Genus al basso, Lionel Loueke alla chitarra e Jaylen Petinaud alla batteria. Ognuno ha portato la propria esperienza, arricchendo la performance con assoli calibrati o momenti corali.
L’interazione tra i musicisti
Hancock ha saputo dare peso a ogni musicista, lasciando spazi per l’improvvisazione e per esaltare le singole capacità. Questa dinamica ha trasformato il concerto in un dialogo costante, più che in una semplice esecuzione. Il pubblico ha risposto con attenzione e partecipazione, nonostante la leggera pioggia che ha anticipato l’avvio.
La scaletta tra omaggi, epoche e riflessioni sul jazz
Il programma musicale è stato attento a rimarcare radici e riferimenti. Tra i momenti più significativi c’è stato l’omaggio a Wayne Shorter, il sassofonista scomparso nel 2023, con l’esecuzione di “Footprints”. Hancock ha così mantenuto vivo il ricordo di una voce fondamentale per la musica jazz contemporanea. Da non perdere anche “Actual Proof”, brano risalente agli anni ’70, che Hancock ha definito “fatto con gli Headhunters molti anni fa”.
La sequenza dei brani è passata attraverso fasi di grande tecnica, spazi groove e aperture verso la sperimentazione elettronica. L’uso del sintetizzatore vocale ha introdotto un momento in cui Hancock si è rivolto direttamente alla platea, con un messaggio forte sulla fratellanza universale e la convivenza pacifica tra gli esseri umani.
Il messaggio sociale tra note e tecnologia
Herbie Hancock ha usato la tecnologia non solo per innovare il sound, ma anche per comunicare valori. Il sintetizzatore vocale ha amplificato le sue parole sul senso di famiglia estesa all’intera umanità. Ha sottolineato come, anche in presenza di differenze e conflitti, l’aiuto reciproco nasca dall’amore, un concetto adattato dalla solidarietà familiare alla comunità globale.
L’effetto del messaggio sulla platea è stato molto positivo, che ha accolto l’appello con applausi convinti. Hancock ha chiesto di non rinunciare a credere nel valore di ogni persona, segnalando come ognuno sia “speciale e prezioso” nel tessuto sociale. Il rapporto diretto con il pubblico ha reso il concerto più intimo e coinvolgente, rendendo tangibile quella dimensione umana che la musica spesso esprime meglio delle parole.
L’uso del sintetizzatore vocale
Il sintetizzatore vocale non è stato solo un mezzo tecnologico ma una vera e propria voce che ha veicolato il messaggio di coesione e fratellanza, amplificando l’impatto emotivo dell’esibizione.
La conclusione energetica e l’accoglienza del pubblico
L’esibizione si è chiusa con un medley che ha miscelato tre brani energici: “Hang Up Your Hang Ups”, “Rockit” e “Spider”. In particolare, l’assolo al keytar ha scatenato un entusiasmo spontaneo nel pubblico, al punto che gli applausi hanno prolungato la chiusura oltre il previsto. Hancock ha salutato la città con il caloroso affetto di chi si sente parte di una comunità musicale.
Il concerto ha lasciato aperta la possibilità di un ritorno, visto l’entusiasmo generato e la stima condivisa tra artista e spettatori. Udine ha così ospitato un evento che ha celebrato non solo il jazz, ma anche la condivisione di messaggi profondi attraverso la musica dal vivo.