A 40 anni dall’inondazione di fango che il 19 luglio 1985 travolse la valle di Stava e il paese di Tesero, in provincia di Trento l’attenzione torna sui fatti. Quel disastro industriale provocò la morte di 268 persone e segnò profondamente la comunità locale e l’intera regione. L’indagine sulle motivazioni tecniche e gestionali dietro il cedimento degli argini dell’impianto minerario riprende con un convegno a Palazzo Trentini, per richiamare la memoria di uno degli eventi più devastanti della storia italiana recente e riflettere sugli insegnamenti rimasti.
La dinamica della catastrofe e il crollo degli argini
La tragedia avvenne quando i bacini di decantazione situati presso la miniera di Prestavel cedettero senza preavviso. I serbatoi, progettati per trattare i materiali di scarto dell’attività mineraria, si ruppero al mezzogiorno del 19 luglio 1985 causando il rilascio di circa 180.000 metri cubi di fango. Questo materiale scivolò a valle travolgendo la valle di Stava e parte del paese di Tesero, provocando ingenti danni e perdite umane.
Carenze nella progettazione e gestione
Le successive verifiche hanno evidenziato che la progettazione e la costruzione delle discariche erano state gravemente carenti. La struttura non aveva tenuto conto della pericolosità potenziale legata alla quantità di materiale trattato e alle condizioni ambientali della zona. Una gestione superficiale dell’impianto e la mancanza di adeguati controlli hanno contribuito a creare le condizioni per il cedimento improvviso. Oltre alla fragilità strutturale, emergono responsabilità precise nell’ambito della manutenzione e supervisione dell’area.
La memoria di stava e il percorso di rinascita della comunità
La tragedia ha lasciato una ferita profonda nel tessuto sociale e ambientale della valle. Il presidente del consiglio provinciale di Trento, Claudio Soini, ha evidenziato durante un incontro alla presenza di Graziano Lucchi, presidente della Fondazione Stava 1985, come da quel dolore sia partita una ricostruzione significativa. La memoria di Stava non è solo ricordo, ma anche testimonianza di recupero e rinascita.
Il recupero ambientale e culturale
Il percorso ha coinvolto tutta la comunità, che ha affrontato fatiche e difficoltà per risollevarsi dall’evento traumatico. L’ambiente naturali è stato recuperato in modo da rispondere a criteri di equilibrio sostenibile, un concetto oggi largamente diffuso ma allora ancora poco presente nelle scelte economiche e territoriali. Infine, la tragedia ha acceso un dibattito sul modello di sviluppo adottato, stimolando un approccio più attento ai rischi connessi alle attività minerarie e industriali.
Tra le iniziative legate alla commemorazione figura la rassegna ‘monti a palazzo trentini – terre di rare bellezze’, in cui si espongono opere d’arte donate alla Fondazione Stava come emblema di rinascita culturale e sociale nel territorio.
Risarcimenti e responsabilità economiche dopo 40 anni
I risarcimenti per le vittime della tragedia hanno raggiunto un importo complessivo superiore a 132 milioni di euro, con 739 persone coinvolte in questa procedura. Nel 2024 si è conclusa quasi totalmente la liquidazione tramite accordi transattivi tra le compagnie coinvolte nella gestione degli impianti minerari e la Provincia Autonoma di Trento.
È significativo che il danno subito dalle vittime di Stava sia stato equiparato a quello riconosciuto per incidenti stradali mortali. Questo dato evidenzia come la giustizia abbia affrontato la questione da un punto di vista tecnico ma lascia aperti interrogativi sulla prevenzione in ambito industriale.
Il numero di incidenti simili a livello mondiale resta alto: dai dati presentati risulta che dal 1960 a oggi si sono verificati 163 eventi rilevanti, con 43 prima di Stava e 119 successivi a quella data. Questa statistica sottolinea la persistenza del rischio connesso alle discariche industriali e ai modelli di gestione adottati in molte zone minerarie.
Importanza della prevenzione e controllo
Modelli di gestione e assicurazioni per le discariche minerarie
Graziano Lucchi ha osservato l’adozione, in paesi come il Sud Africa, di modelli di gestione più rigidi. In particolare, le compagnie minerarie stipulano contratti assicurativi per garantire coperture finanziarie in caso di incidenti legati alle discariche. Questi strumenti non solo accelerano il risarcimento del danno ma impongono controlli più severi, riconoscendo una logica di tutela che va oltre l’interesse immediato delle aziende.
Questo sistema risponde a una consapevolezza economica diversa, in cui il controllo assume una funzione preventiva e di responsabilità. Una pratica che potrebbe offrire spunti per migliorare le modalità di gestione e prevenzione anche in altre aree a rischio, compresa l’Italia.
La memoria della tragedia di Stava serve quindi a tenere alta l’attenzione, a studiare i meccanismi che hanno portato al disastro e a orientare scelte future più prudenti su questioni ambientali e di sicurezza industriale.