Le forze dell’ordine hanno arrestato Ivanhoe schiavone, figlio di Francesco schiavone noto come “Sandokan”, capo storico del clan dei casalesi. L’operazione, eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e coordinata dalla Dda di Napoli, riguarda accuse di riciclaggio, autoriciclaggio ed estorsione con aggravante mafiosa. Il procedimento si concentra su due importanti appezzamenti di terreno prossimi all’aeroporto di Grazzanise, riconducibili alla famiglia del capoclan e oggi sequestrati.
Gli arresti e le accuse a ivanhoe schiavone
La mattina del 25 aprile 2025, i carabinieri di Caserta hanno svolto una serie di perquisizioni e notifiche di misura cautelare in due province, Latina e Caserta. Tra i fermati c’è Ivanhoe schiavone, unico figlio maschio di Francesco schiavone ancora libero. Le indagini della direzione distrettuale antimafia di Napoli, guidata dal procuratore Nicola Gratteri e dall’aggiunto Michele Del Prete, ipotizzano nei loro confronti reati con plurime aggravanti legate al metodo mafioso. Gli arresti seguono complesse verifiche sui flussi finanziari e sulle pressioni esercitate su terze persone mediante intimidazioni tipiche della camorra.
Gli investigatori descrivono Ivanhoe come elemento attivo nei tentativi di recuperare e proteggere i beni ereditati dai casalesi, utilizzando prestanome e forme di coercizione per mantenere il controllo sugli asset patrimoniali. La gravità dei reati contestati e il collegamento diretto con gli interessi mafiosi suggeriscono un rapporto di continuità tra le azioni del padre detenuto e quelle del figlio. Gli arresti arrivano dopo mesi di monitoraggi e raccolta di prove che mostrano dinamiche estorsive in ambito immobiliare e agricolo.
Il ruolo dei terreni e le dinamiche del sequestro
Gli appezzamenti al centro della vicenda sono due terreni agricoli per un’estensione complessiva di circa 13 ettari, valutati mezzo milione di euro. Si trovano vicino all’aeroporto di Grazzanise, a pochi chilometri dall’azienda agricola storica della famiglia Schiavone. In origine, i terreni erano intestati a un prestanome per nasconderne la reale proprietà e sottrarli a eventuali provvedimenti giudiziari contro il clan. Alla morte del prestanome, la proprietà è passata ai suoi eredi, i quali avevano dato in affitto i terreni a un terzo soggetto.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Ivanhoe schiavone e il complice avrebbero imposto al locatario la rescissione del contratto di affitto e lo obbligarono a rinunciare al diritto di prelazione per acquistare quel terreno. L’obiettivo era trasferire la proprietà ad acquirenti selezionati dal clan stesso, così da mantenere il controllo su un bene di valore strategico. La pressione su chi detenesse diritti sul terreno è stata esercitata con modalità intimidatorie tipiche delle organizzazioni criminali, secondo le spiegazioni fornite durante la conferenza stampa della procura.
Il sequestro preventivo riguarda, proprio, questi terreni ritenuti strumento della rete di riciclaggio e estorsione. Il valore immobiliare si lega anche a finalità di controllo economico sul territorio circostante, una delle capacità attraverso cui il clan dei casalesi ha mantenuto il proprio potere nella provincia di Caserta per decenni. L’operazione conferma la persistenza di strategie per occultare patrimoni mafiosi dietro soggetti terzi o eredi di prestanome.
Inchiesta della dda di napoli e ruolo di nicola gratteri
L’inchiesta volta a smantellare la gestione patrimoniale camorristica si inserisce in una lunga serie di operazioni coordinate dalla Dda di Napoli contro il clan dei casalesi, gruppo criminale attivo ormai da oltre trent’anni. Il procuratore Nicola Gratteri è noto per aver battezzato molteplici blitz contro le famiglie mafiose campane, concentrando indagini su traffici illeciti e riciclaggio di denaro.
Il caso di Ivanhoe schiavone porta avanti un importante filone investigativo su come i patrimoni dei boss vengano occultati nelle pieghe della proprietà immobiliare e nelle relazioni con prestanome. Le modalità di estorsione sulle persone che gestiscono i contratti di affitto rivelano un sistema di pressione sulle attività economiche legalmente esistenti, condizionando mercati e scelte imprenditoriali.
Sviluppi e prospettive future
Gli sviluppi giudiziari saranno seguiti nelle prossime settimane con attenzione, perché potrebbero portare a rinforzare gli strumenti di contrasto al fenomeno mafioso, estendendo il confine delle indagini a nuovi asset patrimoniali e a una platea più ampia di soggetti coinvolti. La Dda di Napoli ha mostrato una determinazione costante nel colpire la rete di interessi che sostiene la camorra.
L’arresto di Ivanhoe schiavone dimostra che le forze dell’ordine tengono sotto controllo anche la seconda generazione dei clan, attenta a non perdere i pezzi chiave della ricchezza accumulata con metodi illeciti. Il valore dei terreni sequestrati e la dinamica degli affitti evidenziano come la criminalità organizzata rimanga radicata in territori strategici per l’economia locale e nazionale.