Nel corso del primo semestre del 2025, le autorità boliviane hanno messo in luce un aumento significativo delle rotte utilizzate per il contrabbando di prodotti alimentari sovvenzionati verso i Paesi confinanti. Questi traffici illegali coinvolgono principalmente alimenti di uso quotidiano e carburanti, con un impatto diretto sull’economia interna e sui mercati dei Paesi vicini. Gli interventi del governo mirano a contenere un fenomeno che rappresenta una sfida per la stabilità economica e sociale del paese sudamericano.
Nuove rotte scoperte lungo i confini boliviani
Il viceministro della Lotta al contrabbando, Luis Velásquez, ha dichiarato a El Deber che sono 23 i nuovi passaggi illegali scoperti tra gennaio e giugno 2025. In totale risultano 206 rotte che collegano la Bolivia ai cinque Paesi confinanti. Più nel dettaglio, le nuove vie di contrabbando comprendono tre valichi con il Perù, dieci con il Cile, due con l’Argentina, uno con il Paraguay e sette con il Brasile.
Queste rotte non sono semplici punti di passaggio, ma canali attivi e sistematici di traffico. La vastità del territorio e la presenza di confini difficili da controllare facilitano lo spostamento di merci senza permessi ufficiali. Il governo boliviano sta incrementando i controlli, ma la geografia e la mancanza di risorse adeguate complicano gli sforzi di contrasto.
Prodotti sovvenzionati al centro del traffico illegale
Il fenomeno interessa soprattutto prodotti grondati di sussidi statali: uova, zucchero, olio, carne e carburanti. La ragione principale sta nelle forti differenze di prezzo con i Paesi confinanti, che spingono operatori senza scrupoli a spostare illegalmente questi beni. A titolo di esempio, in Bolivia una cassa da 180 uova si paga intorno ai 25 dollari, mentre in Argentina il prezzo sale a 48 e in Perù raggiunge i 28 dollari.
Queste sovvenzioni mantengono i prezzi bassi nel mercato locale, ma incentivano il contrabbando verso paesi dove lo stesso prodotto costa più del doppio. Così, forniture pensate per rimanere all’interno del territorio diventano una merce di scambio transfrontaliera, con conseguenze negative per la domanda interna e il sistema agroalimentare.
Impatti economici e difficoltà di controllo da parte delle autorità
Il contrabbando di prodotti sovvenzionati genera danni immediati alla catena di distribuzione nella stessa Bolivia. L’offerta interna si contrae, e questo alimenta ulteriormente l’inflazione. La riduzione della disponibilità di questi alimenti colpisce soprattutto le fasce sociali che contano sulle sovvenzioni per l’accesso al cibo.
Il settore carburanti soffre una doppia perdita. Mentre la produzione nazionale di petrolio diminuisce, la Bolivia deve importare merci a prezzo di mercato pieno. Per mantenere i carburanti accessibili alla popolazione, lo Stato li rivende a prezzi calmierati, ma così prosciuga le riserve finanziarie. Questa situazione indebolisce il bilancio pubblico e complica ulteriormente il contrasto al traffico illegale.
Le critiche degli operatori e la mancanza di strategie efficaci
Enzo Landívar, presidente degli avicoltori boliviani, ha espresso forti critiche sull’approccio governativo alla questione. Secondo Landívar, “il governo avrebbe mostrato complicità indiretta, non avendo predisposto una politica efficace per regolamentare e legalizzare le esportazioni.” Senza strumenti chiari, il mercato sfugge al controllo, e perfino prodotti base come il pane sovvenzionato finiscono all’estero, soprattutto in Perù.
Da parte degli allevatori e degli agricoltori arrivano richieste di una strategia che favorisca esportazioni legali, per evitare la fuga di risorse e sostenere l’economia interna. La mancanza di un piano organico amplifica il problema del contrabbando, aumentandone gli effetti negativi su produttori e consumatori.
La scoperta di nuove rotte e il riferimento a un numero crescente di passaggi illegali confermano l’entità del problema sul territorio boliviano. La lotta contro il contrabbando rimane un punto cruciale per le politiche economiche e sociali del paese nel 2025.