Il Fondo monetario internazionale ha formulato raccomandazioni precise al governo di Salvador, chiedendo interventi fiscali mirati per garantire l’equilibrio dei conti pubblici nel prossimo anno fiscale. Il richiamo arriva a margine della prima revisione riguardante un prestito da 1,4 miliardi di dollari, destinato a sostenere l’economia salvadoregna tramite il programma Extended Fund Facility. Lo scenario indicato dal Fmi potrebbe portare a modifiche rilevanti nelle aliquote e nei tributi applicati nel paese centroamericano.
Il contesto della revisione del programma extended fund facility
A febbraio 2025, il Fmi ha approvato un finanziamento a Salvador per 1,4 miliardi di dollari, destinato a rafforzare la stabilità economica e sostenere le riforme strutturali. Nel rapporto finale della prima revisione, l’organizzazione ha sottolineato la necessità di mantenere rigore nella gestione fiscale per raggiungere gli obiettivi programmati per l’anno. Il Fmi evidenzia che un mancato gettito potrebbe compromettere la sostenibilità del debito pubblico e rallentare la crescita economica. Ecco perché il governo deve monitorare da vicino le entrate e intervenire prontamente.
L’obiettivo principale resta il consolidamento fiscale, cioè la riduzione del disavanzo mediante entrate adeguate e spese controllate. Il piano prevede misure calibrate sulle entrate, ma anche un contenimento della spesa non prioritaria e non salariale, in modo da preservare il funzionamento della pubblica amministrazione senza aggravare inutilmente i costi. Il rapporto mette quindi in luce un possibile percorso che possa evitare eccessi e squilibri nei bilanci pubblici, obbligando però il governo a mantenere la disciplina fiscale.
Le misure fiscali proposte dal fmi per aumentare il gettito
Nel documento del Fmi si dettagliano proposte precise per incrementare il gettito, partendo dall’estensione della base imponibile e dal rialzo di alcune aliquote chiave. Tra le proposte più rilevanti figura un’imposta del 30% sulle plusvalenze, cioè sui guadagni derivanti da operazioni finanziarie o cessioni patrimoniali. Questo tributo mira a tassare maggiormente i redditi da capitale, finora meno colpiti rispetto a quelli da lavoro.
Inoltre, si suggerisce un prelievo del 10% sui dividendi distribuiti alle società o agli azionisti, una misura che punta a coinvolgere più attivamente i grandi contribuenti. Anche l’introduzione dell’Iva su servizi digitali rappresenta un passo verso l’ampliamento della base fiscale, tenendo conto della crescita degli scambi online e delle nuove modalità di consumo. Queste tasse nuove o più elevate dovrebbero integrare le entrate correnti e migliorare la struttura fiscale.
Altre proposte specifiche per diversificare le entrate pubbliche
Oltre agli aumenti sulle imposte dirette e indirette, il Fmi include nel rapporto alcune idee supplementari per rafforzare le entrate. Tra queste spicca una tassa d’ingresso turistica da 20 dollari per i visitatori non residenti, misura pensata per monetizzare meglio il settore turistico e offrire risorse aggiuntive a favore dei servizi pubblici.
Le accise su sigarette e bevande alcoliche potrebbero essere adeguate al rialzo, un intervento che produce effetti sia fiscali sia di salute pubblica. Anche i costi per le immatricolazioni dei veicoli potrebbero aumentare, passo che oltre a generare gettito aggiuntivo, potrebbe limitare l’impatto ambientale del traffico. Infine, il programma prevede un’espansione della base imponibile sia dell’imposta sul reddito sia dell’Iva, includendo attori e operazioni finora parzialmente escluse.
La nuova tassa ambientale per combattere le emissioni inquinanti
Una delle iniziative più significative riguarda una tassa ambientale da 5 dollari a tonnellata sulle emissioni di gas inquinanti. Questa misura rappresenta un primo fondamentale tentativo di coinvolgere le imprese nel costo dell’inquinamento prodotto. La tariffa mira a far pesare sulle attività economiche responsabili una quota dei danni causati all’ambiente, incentivando riduzioni e miglioramenti nelle pratiche produttive.
L’adozione di questa tassa si inserisce nel quadro più ampio delle politiche ambientali emergenti in America Latina, dove la lotta ai cambiamenti climatici e alla qualità dell’aria è diventata prioritaria. La scelta di un valore fisso per tonnellata facilita la pianificazione fiscale e rende l’onere più prevedibile per le imprese chiamate a rispettarla. In questo modo il Fmi punta a creare una sinergia tra rigore finanziario e tutela ambientale, inserendo imposte mirate e trasparenti.