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Trump valuta invio missili tomahawk a Kiev per colpire Mosca e San Pietroburgo, possibile aumento pressione su Putin

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L’amministrazione americana sta considerando nuove opzioni militari da fornire all’Ucraina nel conflitto in corso con la Russia. Tra queste, emerge la possibilità di inviare missili Tomahawk, arma a lungo raggio in grado di raggiungere obiettivi come Mosca e San Pietroburgo. La notizia arriva da una fonte interna riportata dal Washington Post. Questi sviluppi indicano un potenziale cambio nella strategia degli Stati Uniti, volto ad estendere le capacità offensive di Kiev.

Missili tomahawk: caratteristiche e impatto strategico

I missili Tomahawk rappresentano una delle armi più precise e potenti a disposizione degli Stati Uniti. Si tratta di missili da crociera a lunga gittata, capaci di colpire obiettivi terrestri anche a oltre mille chilometri di distanza. L’ipotesi di fornire questi missili a Kiev varia in base alla volontà di aumentare la pressione sulla leadership russa, in particolare sul presidente Vladimir Putin. Attualmente, i Tomahawk non fanno parte dei pacchetti di armi ufficiali destinati all’Ucraina, ma l’idea di includerli suggerisce una volontà di allargare l’arsenale ucraino verso un’offensiva più incisiva.

L’invio di Tomahawk, capaci di raggiungere Mosca e San Pietroburgo, rappresenterebbe un salto significativo nelle capacità militari ucraine. Fino ad oggi Kiev ha ricevuto principalmente armi difensive e sistemi a medio raggio, ma questo tipo di missili apre prospettive per colpire infrastrutture chiave dentro la Russia. Il loro utilizzo potrebbe cambiare l’andamento dell’equilibrio sul campo, imponendo una risposta russa forse più dura o una negoziazione più complessa.

Possibili modifiche ai limiti d’uso dei missili atacms in Ucraina

Oltre ai Tomahawk, il Washington Post segnala che Washington starebbe valutando l’autorizzazione per l’uso esteso degli 18 missili ATACMS già presenti in Ucraina. Questi missili a lungo raggio possono raggiungere obiettivi a una distanza fino a 300 chilometri, sufficiente a colpire basi militari, aeroporti e depositi russi profondi nel territorio. Fino ad oggi, probabilmente per ragioni politiche e strategiche, Kiev non ha potuto impiegare questi missili alla massima gittata.

Il fatto che Washington potrebbe ora permettere a Kiev di sfruttare appieno la portata degli ATACMS indica una volontà di sostenere maggiormente l’offensiva ucraina, possibilmente per rallentare o bloccare le operazioni russe più a ridosso delle aree occupate. Questi missili hanno un ruolo cruciale perché sono più precisi e coprono distanze maggiori rispetto a molte altre armi sul terreno. La loro efficacia dipenderà dall’intelligence e dalla capacità ucraina di individuare obiettivi strategici lontani.

Implicazioni per il conflitto e rischi di escalation

L’eventuale fornitura e utilizzo dei missili Tomahawk e l’espansione della portata degli ATACMS potrebbero spingere il conflitto su un piano ancora più duro. Colpire direttamente Mosca o San Pietroburgo aprirebbe nuovi fronti di tensione, complicando ogni tentativo di dialogo tra le parti. Mosca, dal canto suo, potrebbe reagire con contromisure più aggressive, rendendo la guerra ancora più pericolosa per l’intera regione.

Questa evoluzione segue l’andamento del conflitto, che già da tempo ha visto l’aumentare delle forniture militari straniere a Kiev. Gli Stati Uniti continuano a mantenere un equilibrio delicato tra sostegno all’Ucraina e contenimento della crisi su scala globale. Decidere di consegnare armi capaci di minacciare direttamente il territorio russo potrebbe portare a risposte imprevedibili e a una frotta di reazioni diplomatiche e militari che modificano profondamente la situazione sul campo.

Nei prossimi giorni si attendono comunicazioni ufficiali che chiariranno le intenzioni americane. Intanto il dibattito sul sostegno militare all’Ucraina resta acceso, con forti implicazioni sulla stabilità europea e internazionale.

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